Bertocchi e gli anni ’80 in “Mezza luce mezzo buio”


Gli adolescenti degli anni ’80 e quei pomeriggi d’estate raccontati in “Mezza luce mezzo buio, quasi adulti”, il romanzo di esordio di Carlo Bertocchi

Gli adolescenti degli anni ’80 e quei pomeriggi d’estate raccontati in “Mezza luce mezzo buio, quasi adulti”, il romanzo di esordio di Carlo Bertocchi

Chiunque sia stato un adolescente negli anni ’80 sa cosa erano all’epoca i pomeriggi d’estate per chi viveva in piccoli paesi della provincia. Zero social, Internet manco a parlarne, negozi chiusi, bar e sala videogiochi a parte che però non sempre si aveva il permesso di frequentare. Chiunque sia stato un adolescente negli anni ’80 sa che per sopravvivere a quei pomeriggi d’estate, in quei posti, ci si inventava di tutto. E che qualsiasi cosa poteva trasformarsi in un’avventura indimenticabile.

E’ proprio di quegli adolescenti degli anni ’80 e di quei pomeriggi d’estate che parla “Mezza luce mezzo buio, quasi adulti”, il romanzo di esordio di Carlo Bertocchi, nato in mezzo agli anni ’70 (manco a dirlo) in quella Romagna che racconta nel libro. Quella lontana dalle spiagge e fatta di campi di grano e mais. Anche se, ci tiene a dire lui stesso, nel libro “di autobiografico non c’è quasi niente, a parte Bert, il soprannome del protagonista. E’ piuttosto la biografia di un’epoca”. Un’epoca in cui “avevo sei canali tv, e uno non si vedeva, c’erano tre telegiornali al giorno e non 24 ore su 24 come adesso, e in cui leggevamo Topolino”. E che aveva un suo gergo, come ogni generazione: ‘camomillati’ e ‘garantito al limone’ le espressioni più usate dai protagonisti.

Bertocchi è stato ospite de “La confraternita dei lettori. Incontro con l’autore”, iniziativa della libreria-cafè-wine bar La confraternita dell’uva di Bologna che periodicamente fa sedere allo stesso tavolo scrittori e lettori, questi ultimi liberi di sottoporre l’autore di turno a un autentico fuoco di fila di domande.

“Mezza luce mezzo buio, quasi adulti” (Terrarossa Edizioni) è un fresco romanzo di formazione, che si divora ma che resta dentro, con le sue atmosfere da fine estate, quella che stanno vivendo Bert e i suoi amici: l’estate prima di passare alle superiori, una terra mezza luce e mezza buia che precede il momento in cui devi cominciare a pensare a cosa vuoi diventare da grande. Quella terra di mezzo in cui Bert prova anche per la prima volta gli imbarazzi della prima cotta: per Matilda, che oltre a lentiggini e gambe, è soprattutto la figura più matura di tutto il libro, la vera ‘tosta’.

A un certo punto i giri in motorino o in bici dei ragazzi, le ore afose e uguali al bar (rigorosamente divisi per fede politica) o al campetto, vengono ribaltati dall’”albanese”, un ragazzo che si nasconde nelle loro campagne, accusato di omicidio. Un incontro con il ‘diverso’, lo ‘straniero’, che all’epoca, sottolinea Bertocchi, “era chi veniva dall’Est Europa”. E che per Bert e Matilda in primis (ma poi per tutta la ‘compagnia’) è un’avventura da brividi, capace di fare la differenza in quell’estate così calda e così piatta, come tante.

All’incontro con l’”albanese” Matilda si presenta con un pacco di biscotti, per sfamarlo, e il dialogo fra i tre è schietto.

“A uno di voi interessa cosa fanno i genitori dell’altro o da dove vengono?” […]
“No, non ce ne frega niente”, rispose lei per entrambi. Io annuii vistosamente per conferma.
“Ma per i grandi non è sempre così”.
“Ma cosa c’entra con te?” Continuavo a non capirci un accidente.
Guardai nello zaino e vidi che c’erano altre due confezioni di Ringo. Feci un cenno a Mati indicandole. Le prese, ne aprì una per noi da smezzare e allungò l’altra a lui. Questa volta la aprì con calma e la tenne in mano: vibrava un po’.
“Possiamo romperci le ossa per metà paga nei vostri campi, nelle vostre fabbriche, essere bravi e non fare casini. Ma voi qui non ci volete”.
“Non vogliamo criminali. Credo sia questo il punto”, le parole di Matilda arrivarono come una fucilata.

Per Bertocchi, spiega l’agenzia Dire (www.dire.it) è stato “fondamentale fare in modo che i ragazzini non avessero nessun giudizio, che non lo dessero in pasto ai lettori”.

E a proposito di lettori, chi è il pubblico ideale di ‘Mezza luce mezzo buio, quasi adulti’? Lo dice lo stesso risvolto di copertina: “Chi ricorda con un sorriso le lunghe giornate estive della propria giovinezza; chi ha visto più di una volta I Goonies e ha amato Io non ho paura (libro di Niccolò Ammaniti, ndr); chi dubita che un buon romanzo possa appassionare sia gli adulti sia i ragazzi; chi continua a cercare l’emozione del primo bacio”.