Underwater al cinema: negli abissi dell’oceano con Kristen Stewart. La recensione del film distribuito da Walt Disney Italia/20th Century Fox
Dai vampiri agli abissi dell’oceano. Dopo il successo della saga di Twilight, Kristen Stewart si è lanciata in nuove sfide per confrontarsi con personaggi diversi dall’introversa Bella Swan, che ha reso celebre l’attrice in tutto il mondo. L’abbiamo vista infatti nel ruolo di Sabina Wilson in Charlie’s Angels e in quello dell’ingegnera elettronica Norah Price in Underwater, che è arrivato al cinema il 30 gennaio distribuito da Walt Disney Italia/20th Century Fox.
Diretto da William Eubank (alla sua prima esperienza con una major come spiega la Dire), il film fa immergere lo spettatore a sette miglia di profondità nella Fossa delle Marianne per seguire la missione di un gruppo di scienziati della stazione Kepler 822 scelti dalla Tian Industries. Quando tutto sembra tranquillo nei profondi abissi dell’Oceano, una fortissima scossa di terremoto distrugge gran parte della struttura. Norah e i membri rimanenti dell’equipaggio – il capitano Lucien, la studentessa di biologia marina Emily, il direttore delle operazioni Smith, il responsabile dei sistemi Rodrigo e Paul, il buffone del gruppo – non hanno scelta: per avere una speranza di sopravvivenza, devono camminare sul fondale marino per raggiungere una trivella distante e abbandonata, la Roebuck, sperando che le sue apparecchiature di comunicazione siano ancora funzionanti, o che ci sia un numero di capsule di salvataggio sufficiente a portarli tutti in salvo. Ma il loro pericoloso viaggio sottomarino diventa ancora più preoccupante quando i membri dell’equipaggio iniziano a sospettare di non essere soli. Qualcosa li sta inseguendo da vicino, pronta a colpire in qualsiasi momento. Intrappolati in un pericoloso gioco del gatto e del topo contro un misterioso predatore, Norah e gli altri fanno ricorso a tutto il loro coraggio per sperare di raggiungere la superficie.
Il giovane regista ha unito l’horror e il thriller per Underwater, che arriva al cinema dopo l’uscita del suo The Signal nel 2014. In un film in cui le dinamiche tra i personaggi e l’intera sceneggiatura risultano essere povere di appeal e di contenuti interessanti, la regia è tra i sopravvissuti, un po’ come i protagonisti della storia. Eubank, infatti, è riuscito a ricreare in modo convincente il senso di claustrofobia, l’angoscia, la tensione dati dal buio del profondo oceano. Tra i superstiti c’è anche la Stewart, che si è finalmente tolta dal viso la monoespressione di Bella Swan per assaporare altre sfumature della recitazione. L’attrice, infatti, mostra tutto l’impegno che ha messo per interpretare Norah Price, regalando una performance convincente e nuova per lei e per chi la segue dai tempi di Twilight.