Anche la carne bianca insieme a carne rossa e insaccati nella lista di alimenti associati a rischio cardiovascolare secondo un nuovo studio pubblicato online su “JAMA Internal Medicine”
Tutto quanto è noto riguardo ai rischi per la salute cardiovascolare associati al consumo di carne rossa e insaccati e alla maggiore salubrità in tal senso della carne bianca (incluso il pollame) e del pesce viene almeno in parte rimesso in discussione da un nuovo studio – pubblicato online su “JAMA Internal Medicine” – centrato sull’assunzione di proteine animali.
L’attuale ricerca riporta che, rispetto ai soggetti che si astengono dal consumo di carne, mangiare due porzioni di carne rossa trasformata e non trasformata a settimana è legato rispettivamente a un rischio più elevato del 7% e del 3% di malattie cardiovascolari (CVD) incidenti (un composto di malattia coronarica, ictus, insufficienza cardiaca, e decessi cardiovascolari (HR aggiustato [aHR] 1,07; IC al 95% 1,04-1,11 e 1,03; IC al 95% 1,01-1,06).
Dal consumo di pesce nessun effetto avverso cardiaco ma neppure alcun beneficio
Un elemento di novità è dato dal fatto che – secondo lo studio condotto da Victor Zhong, della Cornell University di Ithaca (New York), e colleghi – due porzioni a settimana di carne bianca come il pollame sono similmente legate al 4% di rischio in più di sviluppo di CVD incidenti rispetto a coloro che non consumano pollame (HR aggiustato 1,04, IC al 95% 1,01-1,06). Tuttavia, il pesce non è legato ad alcun effetto cardiaco avverso (aHR per CVD incidente 1,00; IC al 95% 0,98-1,02), né – peraltro – a nessun beneficio.
Oltre agli esiti cardiaci, mangiare carne rossa trasformata o non trasformata è anche legato a un rischio superiore del 3% per di mortalità per tutte le cause (aHR 1,03, IC al 95% 1,02-1,05; aHR 1,03; IC al 95% 1,01-1,05). Ma né il pollame né il consumo di pesce sono associati a un rischio significativo di mortalità per tutte le cause.
Effetti significativi più a livello di popolazione che di singolo individuo
I dati per lo studio hanno riguardato 30.000 partecipanti in diverse importanti coorti di osservazione: ARIC , CARDIA, MESA, Cardiovascular Health Study e gli studi Framingham Heart and Offspring. Il follow-up mediano è stato di 19 anni.
Questo argomento ha suscitato forti polemiche, di recente con le linee guida dietetiche dello scorso novembre che sono apparse negli “Annals of Internal Medicine” in cui si afferma che le prove non sono sufficienti per concludere che mangiare carne rossa e trasformata sia ipso facto malsano. Zhong e colleghi affermano che l’ interpretazione della letteratura degli autori degli “Annals” era in conflitto con la maggior parte degli altri negli ultimi anni.
«Il nostro studio è stato progettato per fornire dati osservazionali di alta qualità per aiutare a rispondere a raccomandazioni e controversie incongrue sugli alimenti proteici animali, in particolare relative a carne rossa non trasformata e carne trasformata» scrivono gli autori.
I risultati del gruppo di Zhong sono più coerenti con le raccomandazioni secondo cui le persone devono puntare a un consumo basso o nullo di carne rossa trasformata o non trasformata, e invece preferire altre fonti di proteine come pesce, frutti di mare, noci, legumi, fagioli e piselli.
Tuttavia, osservano gli studiosi, i rischi complessivi elevati per le CVD e la mortalità per tutte le cause nell’attuale analisi risultano piuttosto bassi: tutti al di sotto del 10% e la maggior parte al di sotto del 5%. Queste associazioni di rischio relativamente modeste non significano che non siano importanti, sottolineano Zhong e colleghi, osservando che la maggior parte delle persone mangia carne, pollame e/o pesce su base settimanale o persino giornaliera.
«Pertanto, modificare l’assunzione di questi alimenti proteici animali può essere una strategia importante per aiutare a ridurre gli eventi cardiovascolari e prematuri di morte a livello di popolazione» suggeriscono.
La specificità (e i possibili bias) dei prodotti avicoli
I dati dietetici si sono basati sul questionario sulla frequenza alimentare o sull’anamnesi della dieta raccolti negli studi di coorte individuali. Durante il follow-up, sono stati registrati quasi 7.000 eventi cardiovascolari incidenti, principalmente casi di insufficienza cardiaca ed eventi coronarici (rispettivamente 34% e 39%). Ci sono stati anche quasi 8.900 decessi per tutte le cause.
Una scoperta inattesa, secondo il team di Zhong, è stato il rischio associato all’assunzione di pollame. «Le prove della letteratura suggeriscono un’associazione inversa – cioè, una maggiore assunzione di pollame associata a un rischio inferiore – o nessuna associazione».
Però ha aggiunto che questa scoperta potrebbe essere dovuta a una limitazione metodologica della raccolta dei dati dietetici, in quanto la definizione dei metodi di preparazione degli alimenti non era coerente in questi sei gruppi di studio. In particolare, ha suggerito che questa evidenza potrebbe essere correlata al metodo di cottura nonché al consumo di pelle rispetto alla carne bianca di vitello, per esempio.
Nel prendere in considerazione questi risultati, Zhong e colleghi raccomandano agli operatori sanitari di personalizzare i consigli nutrizionali su misura per il singolo paziente. «Sotto il profilo clinico, il medico di fiducia deve fornire raccomandazioni dietetiche basate su una valutazione olistica dello stato di malattia del paziente, dei fattori di rischio esistenti e degli obiettivi del trattamento, piuttosto che adottare un approccio standard per tutti» concludono.