Squalo bianco a rischio estinzione nel Mar Mediterraneo secondo uno studio realizzato dalla Sapienza in collaborazione con la Stanford University, la Virginia Tech University e diversi istituti di ricerca italiani
Non tutti sanno che lo squalo bianco popola da secoli il Mar Mediterraneo: protagonista di numerosi racconti e celebri pellicole, il re degli squali nuota nei nostri mari e le testimonianze storiche dei suoi avvistamenti risalgono addirittura al Medioevo.
Al vertice della catena alimentare marina, lo squalo bianco è una presenza indispensabile per la vita stessa dei mari.
Tuttavia, gli esemplari che abitano il “Mare Nostrum” appartengono a una delle popolazioni meno conosciute e più minacciate al mondo, soprattutto a causa delle innumerevoli e spesso deleterie attività umane.
Il drastico ridimensionamento subito negli ultimi anni ha spinto la International Union for the Conservation of Nature (IUCN) a inserirlo tra le “specie in pericolo critico” nel Mediterraneo.
Ma finora non era stata effettuata alcuna stima, sia dell’andamento numerico degli esemplari rispetto a un periodo di riferimento, sia della loro distribuzione nelle diverse aree all’interno del bacino.
Un nuovo studio interdisciplinare, nato dalla collaborazione tra la Sapienza, la Stanford University, la Virginia Tech University, l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim-Cnr), la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ha stimato per la prima volta l’andamento della presenza del re degli squali all’interno del bacino nell’arco degli ultimi 160 anni.
Il team di ricerca, che ha visto in particolare il contributo scientifico di Giovanna Jona Lasinio del Dipartimento di Scienze statistiche e Stefano Moro del Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza e Francesco Ferretti della Virginia Tech University, ha ottenuto la stima utilizzando più di 700 segnalazioni di squalo bianco provenienti da fonti molto diverse tra loro. In particolare, sono stati combinati i dati provenienti da database istituzionali e dalla letteratura, sia scientifica che divulgativa, con i recenti avvistamenti.
I risultati ottenuti hanno evidenziato una complessa traiettoria, caratterizzata da un progressivo incremento del numero di squali seguito da un rapido declino avvenuto a partire dalla seconda metà del Novecento.
La ricerca, spiega l’agenzia Dire (www.dire.it), ha permesso di formulare nuove ipotesi ecologiche sulla struttura della popolazione di squali bianchi del Mar Mediterraneo e su interessanti dinamiche preda-predatore che coinvolgono altre specie, in particolare il tonno rosso. Lo squalo infatti è l’animale al vertice della catena alimentare marina e non ha quindi predatori naturali (a parte l’uomo). Ciò significa che il suo ridimensionamento rischia di avere impatti disastrosi per l’intero ecosistema del bacino.