Fuori “Felice Davvero”, il nuovo singolo di Pelle


Pelle in radio con il nuovo singolo “Felice Davvero”. Dopo “23:23” il nuovo brano del giovane rapper è un altro passo verso “Assolo”, l’atteso album d’esordio

Felice Davvero, il nuovo singolo di Pelle

Stefano Pellegrino, in arte Pelle, torna sulle scene con il nuovo singolo Felice Davvero. Dopo 23:23, brano in cui racconta il baratro, la tristezza e la disperazione che può spingere un ragazzo di vent’anni a farla finita, oggi torna con una storia vera – la sua – parlando di amore, per la musica, per la vita, per una donna.

Il percorso dell’artista continua con tinte più soft, andando a presentare al pubblico e alla critica una trap quasi d’autore, attenta ai contenuti, che pesa una per una le parole, per restituire a chi ascolta le tante sfumature della felicità. Di una felicità che arriva davvero, e che ci aspetta, se la sappiamo raccogliere e vedere, oltre il baratro.

L’album d’esordio di Pelle è atteso quest’anno e si intitola Assolo, un lavoro discografico che mostrerà la sua natura di un narratore di emozioni, prima di tutto quelle vissute sulla “sua pelle”: dalla depressione e la solitudine alla forza e il coraggio. Un concept album, il viaggio di una generazione alla scoperta e alla ricerca della serenità attraverso un sound rap e pop dai contenuti quotidiani affidati a un uso della parola ragionato e attento. Dentro ci sono i viaggi di Stefano, gli incontri e la vita di un giovane 26enne “di provincia”: c’è Milano, Londra, Barcellona, Jericoacoara, Miami e Ibiza. C’è il suo modo di amare, il modo di amare di un’intera generazione, c’è voglia di amare e di sentirsi amati.

«Mi chiamo Stefano Pellegrino, in arte Pelle, ho 26 anni e sono nato a Gattinara, un paese di provincia. Un paese in cui è difficile crescere se non hai occhi per vedere oltre i confini di una micro società con sogni di piccolo taglio. Fu mia madre a persuadermi a scappare letteralmente da quel posto, lei sapeva bene cosa voleva dire sentirsi imprigionati in una vita che non desideri e non voleva che questo accadesse anche a me. Fino a quel momento però, la vita mi strappò dalle mani la possibilità di avere un’ infanzia felice. L’argomento principale di cui sentivo sempre discutere in casa erano i soldi. Quei maledetti soldi. Non bastavano mai, ne per avere ciò che gli altri avevano, ne per riuscire ad intravedere un velo di serenità sul volto dei miei. E così, errore dopo errore eravamo rimasti intrappolati in quella che Robert Kyosaki definisce la “ corsa del topo”, un labirinto di debiti in cui una volta entrati è difficile uscirne. Io però la mia fuga l’avevo trovata: la scrittura.»