Tumore della prostata resistente alla castrazione non metastatico, enzalutamide aggiunto alla terapia di deprivazione androgenica allunga la vita
L’antiandrogeno enzalutamide aggiunto alla terapia di deprivazione androgenica (ADT) migliora in modo significativo la sopravvivenza globale (OS) rispetto alla sola ADT (più un placebo) nei pazienti con cancro alla prostata non metastatico resistente alla castrazione. Lo dimostrano i risultati dell’analisi finale dell’OS dello studio di fase 3 PROSPER.
I risultati topline dello studio sono stati comunicati in una nota da Astellas, l’azienda che produce il farmaco, mentre i dati completi di efficacia e sicurezza saranno presentati in un secondo momento.
I dati preliminari hanno anche evidenziato che lo studio ha centrato il suo endpoint primario, cioè il miglioramento della sopravvivenza libera da metastasi (MFS) da parte della combinazione enzalutamide più ADT, mentre l’OS era l’endpoint secondario chiave del trial. L’MFS mediana è risultata infatti, di 36,6 mesi nel braccio trattato con enzalutamide contro 14,7 mesi nel braccio di controllo, differenza che si traduce in una riduzione del 71% del rischio di metastasi o decesso nei pazienti trattati con l’antiandrogeno (HR 0,29; IC al 95% 0,24-0,35; P < 0,001).
Sulla base di questi risultati di MFS, pubblicati nel 2018 sul New England Journal of Medicine, la European Medicines Agency ha approvato enzalutamide nel novembre 2018 anche per il trattamento dei pazienti con CRPC non metastatico.
Lo studio PROSPER
Lo studio PROSPER è un trial multicentrico internazionale di fase 3, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, che ha coinvolto 1401 pazienti con CRPC M0 asintomatico, di cui 933 assegnati al trattamento con l’ADT più enzalutamide 160 mg al giorno e 468 con l’ADT più un placebo. L’ADT consisteva in un agonista/antagonista dell’ormone di rilascio della gonadotropina.
Tutti i pazienti nello studio avevano livelli di testosterone ≤ 50 ng/dl, un tempo di raddoppio del PSA ≤10 mesi e livelli di PSA ≥ 2 ng/ml.
L’endpoint primario era la MFS entro 112 giorni dall’interruzione del trattamento, mentre gli endpoint secondari, oltre all’OS, comprendevano il tempo di progressione del PSA e il tempo di avvio della successiva terapia antitumorale.
La durata mediana del trattamento è stata di 18,4 mesi nel gruppo trattato con enzalutamide contro 11,1 mesi nel gruppo di controllo.
Prolungamento del tempo di progressione del PSA
L’aggiunta di dell’antianfìdrogeno all’ADT ha anche prolungato in modo significativo il tempo mediano di progressione del PSA, che è risultato di 37,2 mesi nel gruppo sperimentale contro 3,9 mesi nel gruppo placebo, con una riduzione del 93% del rischio di progressione del PSA nei pazienti trattati con enzalutamide rispetto ai controlli (HR 0,07; IC al 95% 0,05-0,08; P < 0,001).
Inoltre, la combinazione di enzalutamide con l’ADT ha mostrato di prolungare di una mediana di 21,9 mesi rispetto alla sola ADT il tempo di avvio della successiva terapia antitumorale; infatti, i pazienti trattati con l’antiandrogeno hanno richiesto una nuova terapia dopo una mediana di 39,6 mesi contro 17,7 mesi per i controlli, con una riduzione del 79% del rischio di richiedere una nuova terapia (HR 0,21; IC al 95% 0,17-0,26; P < 0,001).
I dati iniziali dello studio PROSPER sono stati disponibili 2 anni prima delle stime, che prevedevano la maturazione dei dati nel 2020. Al momento dell’analisi pubblicata sul Nejm, i dati di OS non erano ancora maturi e le mediane non erano ancora stimabili, ma già si era vista una tendenza al miglioramento dell’OS con l’aggiunta di enzalutamide (HR 0,80; IC al 95% 0,58-1,09; P = 0,15).
Profilo di sicurezza confermato
Inoltre, un’analisi preliminare ha mostrato un profilo di sicurezza coerente con quanto già riportato in precedenza nello studio PROSPER. Nell’analisi precedente, gli eventi avversi di qualsiasi grado hanno mostrato un’incidenza dell’87%nel gruppo trattato con enzalutamide contro 77% nel gruppo di controllo, mentre quelli di grado ≥ 3 un’incidenza rispettivamente del 31% contro 23%.
I pazienti che hanno interrotto il trattamento a causa di eventi avversi sono stati il 9% nel braccio enzalutamide e 6% nel braccio placebo. Gli eventi avversi che più comunemente hanno portato al decesso del paziente sono stati gli eventi cardiaci (9 casi con enzalutamide e due con il placebo).
Su Lancet Oncology sono stati pubblicati nel 2019 i risultati dello studio relativi agli outcome riportati dai pazienti, che hanno evidenziato come i pazienti trattati con enzalutamide abbiano ottenuto un beneficio di MFS mantenendo bassi livelli di dolore, un basso carico di sintomi del cancro alla prostata e un’alta qualità di vita correlata alla salute. L’antiandrogeno ha anche ritardato la progressione del dolore, il peggioramento dei sintomi e la diminuzione dello stato funzionale rispetto al placebo.