Volevo nascondermi, l’opera d’arte di Giorgio Diritti, è arrivata nelle sale cinematografiche italiane. La recensione della pellicola con un Elio Germano indimenticabile
Questo film è un’opera d’arte. E’ questa la prima frase che viene in mente dopo la visione di Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. E se ne è accorta anche la giuria del 70esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino, che ha premiato la pellicola con l’Orso d’argento per il Miglior attore protagonista a Elio Germano “per il suo straordinario lavoro nel catturare sia la follia esteriore che la vita interiore dell’artista Toni Ligabue”, recita la motivazione della giuria.
La performance dell’attore romano è e sarà indimenticabile nella storia del cinema. Un’interpretazione che racchiude il suo talento, la sua maturità artistica e il suo accurato e sensibile avvicinamento al celebre pittore.
“Volevo ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questo film, che è stato molto faticoso”, ha dichiarato Germano nell’accettare il premio come spiega l’agenzia Dire (www.dire.it). “Quindi tutte le persone coinvolte in questo lavoro -ha continuato l’attore- da Giorgio Diritti ai produttori e ai volontari, che ci hanno aiutato molto. Lo voglio dedicare, questo premio, a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati, tutti i fuori casta e ad Antonio Ligabue e alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane. Lui diceva sempre “Un giorno faranno un film su di me ed eccoci qui“.
Volevo nascondermi racconta la storia di Toni Ligabue: un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, che voleva essere amato. Figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, Toni ha vissuto per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è stata l’occasione per avvicinarsi alla pittura: è stato l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc”, come lo chiamava la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato. Ben presto è diventato il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po. Quella di Ligabue è una “favola” in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività. Ma, al tempo stesso, è un racconto crudo, intimo, un vero un ‘pugno nello stomaco’. Diritti è riuscito nell’impresa di far empatizzare il pubblico con Ligabue: con le sue debolezze, con il suo dolore provocato dall’indifferenza e dal disgusto nello sguardo degli altri nei suoi confronti ma anche la felicità pura di chi ce l’ha fatta e di chi ha scoperto l’amore. In Volevo nascondermi tutto è ben orchestrato: la sceneggiatura e la regia, costruite in un modo così attento e perfetto da ‘rapire’ sguardo, testa e cuore. Senza dimenticare Elio Germano, che si è completamente fuso con Ligabue. Questo è un film di grandissima qualità a cui non servono tanti manierismi per emozionare, scuotere e commuovere.
Il film – prodotto da Palomar con Rai Cinema – avrebbe dovuto debuttare sul grande schermo il 27 febbraio, distribuito da 01 Distribution, ma l’emergenza sanitaria per il Coronarivus ha posticipato le uscite in sala di molti film attesi tra la fine di febbraio e marzo.