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Vitiligine, la fototerapia UVB è sicura

Vitiligine

Vitiligine: il trattamento a lungo termine con la fototerapia a raggi ultravioletti B a banda stretta non aumenta il rischio di tumore della pelle

Il trattamento a lungo termine dei pazienti affetti da vitiligine con la fototerapia a raggi ultravioletti B a banda stretta si è dimostrato sicuro e non ha comportato nessun aumento dell’incidenza di carcinoma cutaneo, secondo i risultati di un’ampia analisi retrospettiva coreana pubblicata di recente sulla rivista Jama Dermatology.

«La fototerapia UVB a banda stretta è stata il pilastro del trattamento della vitiligine, ma non è ancora stata stabilita la sua sicurezza a lungo termine in termini di fotocarcinogenesi» hanno scritto il primo autore dello studio Jung Min Bae del St. Vincent’s Hospital, College of Medicine presso la Catholic University of Korea, a Seoul, e colleghi.

La fototerapia è una metodica terapeutica basata sull’impiego di apparecchiature in grado di riprodurre artificialmente i raggi ultravioletti e simulare l’azione benefica del sole. La NB-UVB (Narrowband UVB phototherapy) permette di interagire con specifici cromofori a livello del DNA e formare dei fotoprodotti che bloccano la cinetica cellulare cheratinocitaria, con conseguente normalizzazione delle attività iperproliferative.

Viene ampiamente utilizzata nella la psoriasi lieve e moderata e nelle forme a placche. Nella vitiligine la sua efficacia è stata ampiamente dimostrata da numerosi studi clinici. Rappresenta il trattamento fototerapico di prima scelta nella dermatite atopica e nella micosi fungoide (linfoma cutaneo a cellule T) in fase iniziale.

La metodica prevede l’impiego di sorgenti luminose diverse a seconda dell’ampiezza della lesione da trattare. A differenza della PUVA-terapia (psoralen and ultraviolet A) non richiede l’impiego preliminare di farmaci fotosensibilizzanti e non necessita di proteggere gli occhi e non prevede l’applicazione di creme fotoprotettive nei giorni successivi al trattamento. La fototerapia UVB banda stretta consente di riprendere immediatamente le proprie occupazioni senza mostrare tracce evidenti come arrossamenti o gonfiori.

Una analisi di coorte retrospettiva in Corea
Obiettivo dei ricercatori era valutare i rischi di tumore cutaneo e delle lesioni precancerose nei pazienti con vitiligine, in funzione del numero di sessioni di fototerapia UVB a banda stretta a cui sono stati sottoposti. Hanno effettuato una analisi di coorte retrospettiva su base nazionale, basata sulla popolazione, che ha coinvolto oltre 60mila pazienti dai 20 anni di età in avanti, identificati attraverso il database nazionale delle richieste di risarcimento per malattia, in un periodo compreso tra il gennaio 2007 e il dicembre 2017.

L’outcome principale dello studio era l’incidenza di cheratosi attinica, malattia di Bowen, carcinoma cutaneo non melanoma o melanoma. I ricercatori hanno raggruppato i pazienti in base alla frequenza delle sedute di fototerapia, ottenendo 5 fasce di soggetti: 20.105 non sottoposti a fototerapia, 20.106 sottoposti a 1-49 sessioni, 9.702 sottoposti a 50-99 sessioni, 6.226 sottoposti a 100-199 sessioni e 4.182 pazienti sottoposti a oltre 200 sessioni (tra cui 717 pazienti che hanno subito almeno 500 sessioni).

Rischio più elevato solo di cheratosi attinica
Il rischio di malattia di Bowen non è risultato particolarmente elevato, grazie a un rapporto di rischio (HR) di 0,289 al di sotto delle 50 sessioni di fototerapia, lievemente più elevato tra le 50 e le 99 sedute (HR=0,603), tra 100 e 199 (HR=1,273) e oltre 200 sedute (HR=1,021).

Un modello simile è stato osservato per il carcinoma cutaneo non melanoma, con un rapporto di rischio sempre inferiore a 1 indipendentemente dal numero di sedute: HR=0,914 con meno di 50 sessioni, HR=0,765 tra 50 e 99 sessioni, HR=0,960 tra 100 e 199 sessioni e HR=0,905 oltre le 200 sedute di fototerapia.

Anche il rischio di melanoma presentava un rischio basso al di sotto delle 50 sessioni (HR=0,660), e rimaneva gestibile tra 50 e 99 sessioni (HR=0,907), tra 100 e 199 (HR=0,648) e oltre le 200 sedute di fototerapia (HR=0,539).

È stato invece rilevato un rischio più elevato di sviluppare cheratosi attinica (HR=2,269) nei soggetti con vitiligine sottoposti a oltre 200 sessioni di fototerapia.

Negli oltre 700 pazienti sottoposti a più di 500 sedute di fototerapia non è stato riportato un aumento del rischio di carcinoma cutaneo non melanoma (HR=0,563) o di melanoma (HR non applicabile) rispetto ai controlli che non hanno effettuato fototerapia.

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