Coronavirus resta su superfici: come evitare il contagio


Il Coronavirus Covid-19 rimane attivo per diverso tempo fuori dall’organismo, sulle superfici e sui tessuti: cosa fare per evitare il contagio

Il Coronavirus Covid-19 rimane attivo per diverso tempo fuori dall’organismo, sulle superfici e sui tessuti: cosa fare per evitare il contagio

A più di due mesi dallo scoppio dell’epidemia causata dal nuovo coronavirus, i punti di domanda sulle modalità e l’efficacia della sua trasmissione sono ancora molti.

Le piccole gocce di saliva che produciamo quando parliamo, tossiamo o starnutiamo – potenzialmente contenenti il virus se siamo infetti – possono non solo raggiungere direttamente un’altra persona nelle vicinanze, ma anche depositarsi sulle superfici degli oggetti intorno a noi e sulle nostre mani, da dove possono raggiungere un altro individuo in un secondo momento.

Basandosi infatti sulle informazioni provenienti da studi recenti, sappiamo che anche SARS-Cov-2, come tanti altri virus, rimane attivo per diverso tempo fuori dall’organismo, sulle superfici e sui tessuti.

Ma quanto tempo? Cosa possiamo fare per neutralizzarlo? E quali sono le superfici più soggette a contaminazioni?

Il contatto stretto: la modalità di contagio principale

La modalità di trasmissione principale del nuovo coronavirus è rappresentata da piccole gocce di saliva che possono essere trasmesse da persona a persona se si ha un contatto stretto con un soggetto che ha contratto il COVID-19 (la malattia causata da SARS-Cov-2).

Cosa si intende per ‘contatto stretto’? Secondo la definizione del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), per ‘contatto stretto’ si intendono tutte quelle situazioni in cui ci si trova nello stesso ambiente, a distanza minore di 2 metri, con persone che sono state contagiate dal virus.

In questi casi, la trasmissione può avvenire in modo diretto attraverso tosse e starnuti.

“Le goccioline emesse da uno starnuto o un colpo di tosse di una persona infetta possono cadere rapidamente a terra o sulle superfici.

Tuttavia, può verificarsi un processo di evaporazione che ne riduce le dimensioni favorendo la loro dispersione nell’aria.

Per questo si raccomanda di non frequentare posti affollati e mantenere le distanza di almeno 1-2 metri”, spiega Elisa Vicenzi, responsabile dell’Unità Patogeni Virali e Biosicurezza dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

Aule, sale riunioni, cinema, centri commerciali e supermercati sono alcuni dei luoghi in cui i contatti stretti sono più probabili.

Per questo motivo, il governo ha deciso di limitare al massimo qualsiasi spostamento e forma di assembramento sociale.

In ogni caso, ogniqualvolta ci si trovi in una situazione del genere, è di fondamentale importanza rispettare i decreti ministeriali riguardanti la distanza di sicurezza.

La trasmissione attraverso superfici contaminate

È possibile che il virus venga depositato sugli oggetti da un individuo infetto in maniera inconsapevole, sia attraverso starnuti e colpi di tosse non correttamente schermati, sia toccando le superfici dopo aver starnutito o tossito nella propria mano.

Per questo si consiglia sempre di starnutire e tossire nel proprio gomito.

Le goccioline contenenti il virus depositate sulle superfici vengono poi raccolte da altri individui attraverso il contatto con le mani portate alla bocca, al naso e agli occhi anche a distanza di tempo.

Le superfici più esposte a questo genere di contagio comprendono, per esempio:

  • le maniglie delle porte
  • le pulsantiere degli ascensori
  • i cellulari
  • i sostegni per aggrapparsi sui mezzi pubblici.

Quanto resiste il nuovo coronavirus sulle superfici?

La capacità del nuovo coronavirus di resistere nel tempo all’esterno degli organismi è ancora in fase di studio.

Informazioni preliminari, pubblicate in un recente articolo sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, suggeriscono che il virus può sopravvivere fino a 72 ore su plastica e acciaio, fino a 24 ore sul cartone e solamente 4 sul rame.

“L’arco temporale varia a seconda delle caratteristiche del tipo di superficie: quelle meno porose come la plastica e l’acciaio sono le peggiori perché assorbono meno facilmente le goccioline, preservando il virus attivo”, spiega ancora Elisa Vicenzi.

“Ma anche le diverse condizioni ambientali possono incidere: la quantità di areazione dei locali e l’umidità, per esempio.”

Come disinfettare le superfici

L’utilizzo di comuni disinfettanti è in grado di ridurre al minimo e annullare la capacità del virus di trasmettere l’infezione.

In particolare, si consiglia di pulire le superfici utilizzando:

  • disinfettanti contenenti alcol al 75%;
  • disinfettanti a base di cloro all’1%, come la candeggina.

Il sistema più valido per ridurre il rischio di contagio rimane comunque il lavaggio delle mani, spesso e bene, con acqua e sapone e per almeno 20 secondi.

In ogni caso, soprattutto se non è possibile lavarsi le mani e ci si trova fuori casa – ad esempio al supermercato – è importante evitare di toccarsi la faccia con le mani, tenendole quindi lontane da naso, occhi e bocca.

Gli asintomatici possono trasmettere il virus?

Secondo i dati attualmente disponibili, sono le persone sintomatiche la causa maggiore di trasmissione del virus (perché i sintomi facilitano l’emissione delle goccioline e la diffusione del patogeno).

Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità reputa possibile la trasmissione del nuovo coronavirus anche prima che si manifestino i sintomi.

Ci sono altre modalità di contagio?

Al momento non sono note altre modalità di contagio. Per esempio, non ci sono evidenze scientifiche che cani o gatti possano contrarre e diffondere l’infezione da coronavirus. In ogni caso, è sempre raccomandabile lavare le mani con acqua e sapone o con disinfettanti dopo il contatto con gli animali.

Inoltre, le malattie delle vie respiratorie non si trasmettono attraverso gli alimenti, che comunque devono essere sempre manipolati rispettando buone norme igieniche.