La carenza di vitamina B12 o cobalamina può rappresentare un forte fattore di rischio nella patogenesi della sclerosi multipla: un nuovo studio
Uno stato carenziale di vitamina B12 (o cobalamina) può rappresentare un forte fattore di rischio nella patogenesi della sclerosi multipla (SM)? A questo quesito ha inteso rispondere uno studio i cui risultati sono stati presentati a West Palm Beach (Florida), dove si è tenuto l’Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis Forum 2020 (ACTRIMS 2020).
«La SM è una malattia neurologica cronica caratterizzata da infiammazione e sviluppo di demielinizzazione del sistema nervoso centrale che si manifesta principalmente nei giovani adulti ed è più diffusa nelle donne» ha ricordato il primo autore della ricerca, Mohammad Bagher Maljaei, del Dipartimento di Nutrizione presso la Scuola di Salute pubblica dell’Università dell’Iran di Scienze Mediche, a Teheran.
«L’eziologia definita della SM non è nota ma l’interazione tra fattori genetici e ambientali è considerata coinvolta nella sua patogenesi» ha proseguito. «Tra i fattori ambientali che influenzano la prognosi della malattia, recenti ricerche hanno gettato nuova luce sul ruolo della vitamina B12, dell’acido folico e dell’omocisteina come possibili determinanti del progressivo processo neurodegenerativo».
Lo scopo dello studio trasversale condotto dal gruppo di Maljaei è stato quello di studiare i potenziali rapporti tra assunzione di vitamina B12, livelli ematici di cobalamina e aspetti clinici nei pazienti con SM.
La composizione della popolazione in studio e la metodologia impiegata
«Sono stati reclutati 126 pazienti con SM diagnosticata (84 recidivante remittente [RRMS], 21 primariamente progressiva [PPMS] e 21 secondariamente progressiva [SPMS]) con valutazione alla risonanza magnetica (RM) del cervello e del midollo spinale» ha riferito il ricercatore.
«Per la valutazione dell’intake di vitamina B12 con la dieta è stato utilizzato un questionario semiquantitativo di frequenza alimentare con 168 item» ha aggiunto. «In tutti i partecipanti sono stati inoltre registrati i risultati relativi a un questionario anamnestico, Extended Disability Status Scale (EDSS), Fatigue scale, livelli ematici di vitamina B12 e omocisteina».
Questi i risultati, punto per punto
- La media +/- DS dell’EDSS e della Fatigue scale nei gruppi SPMS e PPMS erano significativamente più alta rispetto al gruppo RRMS.
- L’assunzione di vitamina B12 nella RRMS era maggiore rispetto agli altri due sottogruppi ma non in modo significativo.
- Si è rilevata una significativa associazione negativa tra assunzione di vitamina B12 ed EDSS nel sottogruppo RRMS (r = -0,489, p = 0,029).
- Vi era inoltre una significativa correlazione negativa tra i livelli di cobalamina ematica con l’EDSS e la Fatigue scale in tutti i partecipanti (r = -0,398, p = 0,025 e r = -0,412, p = 0,023).
- Si è colta una significativa correlazione positiva tra i livelli di omocisteina (r = .712, p = 0,008) con l’EDSS.
- Altre correlazioni non erano significative.
- Età, genere, apporto energetico e pressione arteriosa non erano variabili confondenti.
Le conclusioni degli autori
«Il nostro studio ha dimostrato che esiste una correlazione significativa negativa tra i livelli ematici di cobalamina con EDSS e la scala della fatica in tutti i partecipanti» ha detto Maljaei. «Inoltre, l’assunzione di cobalamina con la dieta può ridurre l’EDSS nei pazienti con RRMS e può esercitare un ruolo protettivo contro la SM».
Per dimostrare questa correlazione sono comunque necessari ulteriori studi con campioni di dimensioni maggiori e altre popolazioni, ha concluso il ricercatore.