Vericiguat utilizzato nel trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco cronico ad alto rischio dà buoni risultati secondo i risultati dello studio VICTORIA
Il trattamento con il nuovo agente vericiguat, farmaco mirato al guanosin monofosfato ciclico (cGMP), riduce significativamente il rischio di mortalità cardiovascolare o ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca (HF) in una popolazione ad alto rischio di scompenso con frazione di eiezione ridotta (HFrEF). È quanto dimostrano i risultati dello studio VICTORIA, presentati all’American College of Cardiology 2020 Scientific Session 2020 e pubblicati simultaneamente online sul “New England Journal of Medicine”.
I ricercatori del VICTORIA hanno riferito che l’endpoint primario sopracitato si è verificato nel 35,5% dei pazienti trattati con vericiguat in aggiunta alla terapia medica diretta dalle linee guida (GDMT) rispetto al 38,5% dei pazienti nel braccio placebo trattati con sola GDMT (P = 0,02) a un follow-up mediano di 10,8 mesi.
Il meccanismo d’azione del farmaco
Nell’HF, la diminuzione dell’ossido nitrico e dell’attività della guanilato ciclasi solubile (sGC) è precipitata sia dalla disfunzione endoteliale che dallo stress ossidativo, ha detto l’investigatore capo, Paul Armstrong, del Canadian VIGOUR Centre/University of Alberta, Edmonton.
Vericiguat stimola la sGC a produrre cGMP e ripristinare la sensibilità all’ossido nitrico. L’aumento della produzione di cGMP, ha aggiunto Armstrong, si traduce nella diminuzione della costrizione e della rigidità arteriose, oltre a ridurre l’ispessimento miocardico, il rimodellamento ventricolare e la fibrosi.
Recente peggioramento in tutti i pazienti arruolati nello studio VICTORIA
Lo studio VICTORIA ha incluso 5.050 pazienti con HF cronica e frazione di eiezione inferiore al 45%. Tutti i pazienti avevano avuto un recente evento peggiorativo, che è stato definito come un ricovero ospedaliero per HF/uso endovenoso di diuretici ed elevati peptidi natriuretici (BNP o NT-proBNP).
Le caratteristiche basali erano ben abbinate tra i due bracci di studio, con il 60% dei pazienti in entrambi i gruppi che ricevevano una tripla terapia con un beta-bloccante e un antagonista mineralcorticoide combinato con un ACE-inibitore, un bloccante del recettore dell’angiotensina o un inibitore del recettore dell’angiotensina/neprilisina (ARNI). In totale, il 15% dei pazienti è stato trattato con un ARNI.
Il trattamento con vericiguat, che è stato avviato a 2,5 mg al giorno fino a raggiungere la dose target di 10 mg al giorno, è stato associato a un rischio più basso del 10% di morte cardiovascolare o primo ricovero HF (HR 0,90; IC al 95% 0,82-0,98). «Questo si traduce in una riduzione assoluta di 4,2 eventi ogni 100 pazienti-anno» ha dichiarato Armstrong. «Di rilievo il fatto che, osservando le curve, queste si separano intorno a3 mesi e il tasso di evento placebo è sorprendentemente alto».
Si è rilevato un trend verso una riduzione del rischio di mortalità cardiovascolare, ma le riduzioni nell’endpoint primario composito sembravano essere guidate dalla riduzione dei ricoveri HF (HR 0,90; IC al 95% 0,81-1,00).
Armstrong ha detto che la riduzione del tasso assoluto nell’endpoint primario è paragonabile a quella osservata negli studi DAPA-HF e PARADIGM-HF. Lo studio VICTORIA, ha fatto notare, includeva una popolazione di pazienti molto più a rischio, come dimostrato dall’alto tasso di morte cardiovascolare/ospedalizzazione HF nel gruppo placebo.
Con questo farmaco, ha aggiunto Armstrong, circa 24 pazienti con HFrEF e peggioramento della malattia dovrebbero essere trattati per prevenire una morte cardiovascolare o il ricovero HF.
Il profilo degli effetti collaterali
Nello studio VICTORIA, c’è stata un’interazione significativa con i livelli basali di NT-proBNP e Armstrong ha osservato che i pazienti con i livelli più alti (> 5,314 pg/mL) non sembravano beneficiare di vericiguat. Se ciò sia un effetto casuale o se questi pazienti possano avere HF troppo avanzati per beneficiare del trattamento è incerto, ha affermato. Nel complesso, il vantaggio del vericiguat è stato generalmente coerente in tutti i sottogruppi, compresi i pazienti che assumevano un ARNI.
I tassi di ipotensione sintomatica e sincope tendevano a essere più alti con vericiguat, così come il tasso di anemia, ma i tassi di eventi avversi gravi erano simili tra i due gruppi di trattamento. Non ci sono stati effetti negativi di vericiguat su elettroliti o funzione renale.
«Senza la necessità di monitorare la funzione renale o gli elettroliti, vericiguat può svolgere un ruolo utile nei pazienti con recente peggioramento dell’HF» ha dichiarato Armstrong.