Emergenza Coronavirus: si moltiplicano i sequestri di farmaci illegali e di dispositivi medici. Pericoli anche da prodotti contraffatti venduti online
Sempre fiorente il mercato dei farmaci illegali, nel nostro Paese e in tutto il mondo. La maggior parte dei prodotti bloccati sono farmaci illegali contro la disfunzione erettile privi di licenza, per combattere l’insonnia e antidolorifici. Ma dall’Interpol fanno sapere che è evidente l’aumento della contraffazione dovuta all’emergenza del coronavirus. Sono infatti cresciuti del +18% gli antivirali sequestrati e raddoppiati quelli di clorochina, un farmaco antimalarico, che secondo gli esperti dell’Interpol può essere comunque legato all’emergenza COVID-19. A questi si devono anche aggiungere 37 mila mascherine chirurgiche contraffatte.
I controlli su farmaci illegali e altri dispositivi si sono concentrati nella settimana tra il 3 e il 10 marzo scorsi, quando in Italia le zone rosse si stavano allargando dal lodigiano e dal padovano a coprire la Lombardia e le 14 province più colpite. Quella che è stata denominata in codice “Operazione Pangea” ha coinvolto le forze di dogana e di polizia di 90 Paesi e non si è limitata a intercettare pacchi sospettati di contenere medicinali senza licenza o contraffatti. Ha anche agito sulle pubblicità online.
A livello mondiale, spiega Garantitaly, sono state individuate oltre 2 mila pubblicità di prodotti legati a COVID-19, come “corona spray”, “coronaviruses medicines” o simili. Si trovavano su un numero complessivo di oltre 5 mila siti, pagine facebook, negozi online che, una volta identificati, sono stati chiusi. Dall’operazione è stato possibile risalire a 37 diversi gruppi che operavano per gestire questi commerci e complessivamente gli arresti sono stati 121.
In Italia, la contraffazione e il mercato illegale si è concentrata sui dispositivi medici indispensabili in questa emergenza. Il Comando della Guardia di Finanza di Foggia ha sequestrato circa 6 mila mascherine monouso: una parte era “costituite da un filtro simile a quello utilizzato per le cappe dei piani cottura, avvolto e cucito in un tessuto di cotone”; le restanti erano “coppe anatomiche per signore ai cui estremi era stato cucito un elastico”.
E poi i disinfettanti: a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, le forze dell’ordine hanno individuato una fabbrica di saponi che si è rapidamente convertita nella produzione di prodotti igienizzanti e disinfettanti, senza però rispettare le norme indicate dal Ministero della Salute e sulla base di una specifica autorizzazione da parte del Ministero stesso o dell’Unione Europea. E casi simili si sono registrati anche a Roma, in provincia di Catania e di Palermo.