Obesità: liraglutide sembra promettente per ridurre il peso negli adolescenti che non hanno avuto risultati dall’adozione di un diverso regime alimentare
Negli adolescenti obesi che non hanno risposto alla sola terapia basata sullo stile di vita, il trattamento per 56 settimane con il GLP-1 agonista liraglutide ha permesso una maggiore riduzione del punteggio SDS dell’indice di massa corporea rispetto ai coetanei sottoposti a placebo, secondo i risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e accettato per la presentazione al congresso della Endocrine Society.
«Il trattamento con liraglutide 3 mg ha raggiunto l’endpoint primario di efficacia, riducendo lo standard deviation score (SDS) dell’indice di massa corporea (BMI) in misura maggiore rispetto al placebo» ha detto il primo autore Aaron Kelly, del Center for Pediatric Obesity Medicine presso la University of Minnesota Medical School di Minneapolis. «In linea con l’opinione che l’obesità sia una malattia che richiede una gestione continua, dopo l’interruzione del trattamento con liraglutide abbiamo osservato un aumento del BMI».
Il BMI standard deviation score (SDS), chiamato anche BMI z-scores, è una misura del peso relativo adeguata all’età e al sesso del bambino.
Uno studio su adolescenti con obesità
Nello studio di fase III, randomizzato e in doppio cieco, sono stati analizzati i dati di 251 adolescenti di età compresa tra 12 e 18 anni con obesità e una scarsa risposta alla sola terapia basata sullo stile di vita, provenienti da cinque paesi: Belgio, Messico, Russia, Svezia e Stati Uniti. Durante una prima fase della durata di 12 settimane, i partecipanti hanno beneficiato di una consulenza su come perdere peso attraverso un’alimentazione sana e l’attività fisica.
Tra settembre 2016 e agosto 2018, i soggetti sono stati assegnati casualmente al trattamento con liraglutide 3 mg (n=125, età media 15 anni, 56,8% ragazze) o placebo (n=126 età media 15 anni, 61,9% ragazze) per via sottocutanea una volta al giorno, in aggiunta alla terapia basata sullo stile di vita, per un totale di 56 settimane, seguite da ulteriori 26 settimane senza trattamento. L’endpoint primario era il cambiamento rispetto al basale del BMI SDS alla settimana 56.
Liraglutide riduce il BMI SDS
A 56 settimane, liraglutide si è dimostrata superiore al placebo in termini di variazione del BMI SDS rispetto al basale, con una riduzione stimata di –0,22 punti (p=0,002). «La differenza media stimata nel punteggio BMI SDS osservata con liraglutide era maggiore di quelle riportate negli studi sulla terapia basata sullo stile di vita condotti dalla U.S. Preventive Services Task Force (–0,17) e in una panoramica di sei review Cochrane (–0,13)» hanno scritto gli autori.
Inoltre, rispetto ai soggetti sottoposti a placebo, un numero maggiore di partecipanti nel gruppo liraglutide ha ottenuto sia una riduzione del BMI di almeno il 5% (43,3% contro 18,7%) che di almeno il 10% (26,1% vs. 8,1%). In generale la diminuzione del BMI era superiore tra gli adolescenti trattati rispetto al placebo, con una variazione del –4,64% a 56 settimane, come anche la perdita di peso corporeo (–4,5 kg, corrispondenti al –5,01%).
«Il grado di riduzione del BMI che abbiamo riscontrato con liraglutide alla dose di 3 mg sembra paragonabile a quello ottenuto con la statina orlistat, attualmente approvata dalla Fda per l’impiego negli adolescenti di età compresa tra 12 e 18 anni», ha commentato Kelly, facendo notare che non era comunque possibile effettuare un confronto diretto, date le differenze tra i disegni dei trial.
«Riteniamo che il nostro risultato sia clinicamente significativo, dal momento che la U.S. Preventive Services Task Force ha ritenuto tale una diminuzione del BMI SDS di almeno 0,2 punti. Anche se il disegno e l’analisi statistica del nostro studio erano diversi da quelli adottati nei trial di fase III negli adulti, la riduzione del peso corporeo rispetto al placebo era simile (tra il 5% e il 5,5%), come anche il profilo di sicurezza del farmaco» ha aggiunto.
Coerentemente con il profilo di sicurezza degli agonisti del recettore del GLP-1, un numero maggiore di partecipanti nel gruppo liraglutide rispetto al placebo ha riportato effetti collaterali gastrointestinali (64,8% vs. 36,5%, p<0,001) ed eventi avversi che hanno portato all’interruzione del trattamento (10,4% vs. 0). Nel gruppo attivo si è verificato un suicidio, ritenuto poco probabilmente correlato al trattamento in studio.
«A differenza degli studi condotti sugli adulti e di uno studio osservazionale sugli adolescenti, la nostra sperimentazione non ha mostrato differenze sostanziali tra i gruppi nei marker cardiometabolici o negli esiti di valutazione della qualità della vita», hanno scritto i ricercatori. «Questi risultati potrebbero essere dovuti al fatto che la maggior parte dei partecipanti presentava marcatori con valori basali compresi nell’intervallo normale, oppure potrebbero dipendere dalla limitata numerosità del campione».