Nefrite lupica: voclosporina efficace in fase 3


Nefrite lupica: voclosporina efficace secondo i risultati di fase 3 dello studio AURORA resi noti dall’azienda responsabile dello sviluppo del farmaco

Nefrite lupica: voclosporina efficace secondo i risultati di fase 3 dello studio AURORA resi noti dall'azienda responsabile dello sviluppo del farmaco

In pazienti con nefrite lupica la risposta renale migliora significativamente quando si utilizza voclosporina (un inibitore della calcineurina) in aggiunta al micofenolato e a steroidi a dose ridotta.

Questi i risultati di fase 3 dello studio AURORA resi noti dall’azienda responsabile dello sviluppo del farmaco (Aurinia) in occasione di una sessione virtuale tenutasi in occasione di un evento annullato causa Coronavirus negli Usa (the National Kidney Foundation 2020 Spring Clinical Meetings).

L’inibitore della calcineurina è il primo nuovo agente farmacologico ad essersi dimostrato efficace nel trattamento dei pazienti affetti da nefrite lupica.

Razionale e disegno dello studio

Le conseguenze del lupus sui pazienti e sui sistemi sanitari sono notoriamente non trascurabili. I pazienti con lupus e malattia renale non controllata vanno incontro a complicanze che necessitano di ospedalizzazione, possono soffrire di una riduzione parziale e completa delle loro entrate economiche e possono andare incontro temporaneamente a disabilità.

“Quando guardiamo con soddisfazione alle prime risposte di un trattamento per i nostri pazienti – spiegano i ricercatori – vuol dire che i loro outcome a lungo termine, misurati dalla riduzione della proteinuria, sono piuttosto buoni. Sfortunatamente, in una percentuale di pazienti compresa tra il 10% e il 30%, nonostante le terapie standard, osserviamo una progressione verso la nefropatia alla stadio finale, a 15 anni dalla diagnosi. Ciò comporta, inevitabilmente, ad un aggravio dei costi sanitari e ad un peggioramento della qualità della vita”.

Lo standard terapeutico dei pazienti con lupus attivo e malattia renale si basa su un trattamento di combinazione a base di ciclofosfamide e steroidi oppure a base di mofetil micofenolato e steroidi.

Lo studio, in doppio cieco, randomizzato e controllato vs. placebo, ha messo a confronto l’efficacia e la sicurezza di voclosporina orale bis die 23,7 mg con un placebo. Tutti i 357 partecipanti allo studio erano stati sottoposti anche a trattamento con micofenolato 2 g/die e a rapida riduzione del trattamento con steroidi orali.

Risultati principali
La risposta renale ad un anno è risultata di entità maggiore nel gruppo di pazienti trattati con voclosporina rispetto al gruppo placebo (40,8% vs. 22,5%; odds ratio: 2,65; p<0,001).

I pazienti del trial hanno raggiunto, quindi, livelli ridotti di proteine due volte più velocemente dei pazienti del gruppo sottoposto a standard terapeutico. Il tempo mediano al raggiungimento di un rapporto tra proteine urinarie e creatinina <0,5 mg/mg è risultato clinicamente e significativamente migliore con la voclosporina rispetto al placebo  (169 vs 372 giorni; log rank P < 0,001).

Non solo: la tollerabilità della voclosporina è risultata buona. La percentuale di eventi avversi seri è risultata simile nei 2 gruppi (20,8% vs. 21,3%), con le infezioni risultanti tra gli eventi avversi seri di più frequente riscontro (10,1% vs. 11,2%).

Nel gruppo voclosporina non sono state rilevate differenze significative tra i livelli di eGFR all’inizio dello studio e dopo un anno di trattamento, come pure tra i livelli pressori, lipidici o glicemici.

Inoltre, la mortalità è risultata inferiore nel gruppo voclosporina rispetto al gruppo placebo (1 vs. 5).

I benefici sopra documentati sono stati rilevanti in tutti i sottogruppi di pazienti, indipendentemente dall’età, dal sesso di appartenenza, dall’etnia, dalla classe bioptica, dalla regione geografica di origine e dall’esposizione al micofenolato durante lo screening.

Limiti e implicazioni dello studio
I risultati, per quanto promettenti, vanno contestualizzati correttamente, in quanto validi solo per quei pazienti con nefrite lupica e funzione renale preservata.

Va peraltro ricordato, però, che la coorte in studio era eterogenea, con 86% di partecipanti con rilievi bioptici di classe 3 o 4 e con il 14% di partecipanti con rilievi bioptici di fase 5, per cui i dati sulla superiorità di voclosporina sono convincenti.

Voclosporina ha ottenuto la designazione “Fast Track” da parte dell’ente regolatorio statunitense (Fda) nel 2016, per cui questi risultati positivi di fase 3 implicano il prossimo invio, da parte dell’azienda responsabile della R&S del farmaco, della domanda di registrazione per l’indicazione al trattamento nei prossimi mesi.

Se la domanda di registrazione avrà successo, voclosporina potrebbe essere sul mercato a partire dal 2021.

In periodo di pandemia da Covid-19 e di studi in corso per l’impiego off-label di idrossiclorochina (farmaco impiegato da tempo per la nefrite lupica) nei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, l’arrivo di voclosporina potrebbe rappresentare un’alternativa, in caso di penuria dell’antimalarico.