Post Coronavirus: ma finite le scorte alimentari? Nei provvedimenti governativi l’agricoltura, fondamentale, continua a trovare poco spazio
Si può incominciare da zero se per alzarsi dai danni del Coronavirus approdano leggi mirate a sostegno di una politica di sviluppo. Le scorte, prima o poi, finiranno se l’agricoltura non riprenderà il ciclico processo produttivo.
Ma l’agricoltura perché continua ad avere piccoli posti nei provvedimenti, decreti-legge, se è la prima a soccorrere l’umanità e sopperire a generi alimentari di prima necessità?
L’Italia in questo momento si trova ad affrontare una crisi socio economica mai segnata nella storia nazionale, l’ultima l’abbiamo vissuta nel 2008, la “Recessione” scoppiata negli USA. Ma anche il dopo guerra è stato duro. Tutte le attività commerciali e produttive sono bollate da una serie di black out, creando l’inizio di un’emergenza, purtroppo. Basterebbe tenere in vita tre grandi priorità: sostenere le famiglie, evitare di licenziare e, soprattutto garantire i prestiti? Forse il governo si è trovato di fronte ad alcune scelte: salvare le vite umane o l’economia! Ancora non si è capita cosa dei due.
Sperando che non abbiano messo in salvo la burocrazia che è peggiore della pestilenza. La WTO (Organizzazione mondiale del commercio) ha appena diffuso il rapporto sulla pandemia di Covid -19 nel quale afferma che il commercio globale diminuirà tra il 23 e il 32 per cento. Tutto dipenderà, però, dalle politiche e le misure, che i governi internazionali adotteranno! Qui, avrà un ruolo importante, per i vari rappresentanti di governo, il nazionalismo e il patriottismo che ogni leader governativo indossa.
Finite le scorte, soprattutto nel comparto agro-alimentare cosa succederà? Nonostante i decreti del Governo tutelino il lavoro nella filiera agroalimentare, diversi agricoltori sono stati multati per essere usciti da casa per andare nei campi o dal bestiame.
Mentre noi restiamo a casa, altri eroi, oltre a quelli che rassicurano la nostra salute medica e paramedica, la governance, la sicurezza, la nettezza urbana, ecc, c’è chi non ha potuto spegnere gli interruttori o chiudere i cancelli. Come le aziende agricole, zootecniche, alcune rovinate laddove la pandemia è stata implacabile, altre per la manodopera diventata introvabile. C’è invece, chi ha tenuto duro continuando nel lavoro quotidiano. Le pecore vanno munte, altrimenti la mammella è pronta a diventare mastitica, così per le mucche che di questi tempi incominciano “ a figliare”. E hanno bisogno del loro custode abituale, il pastore.
Cronaca di due ragazzi che amano vivere in mezzo la natura
C’è un’azienda agricola nel sud del sud della penisola italica, una come poche, che chiaramente non ha potuto chiudere i rubinetti dell’allevamento, nel Marchesato Crotonese. Anzi, il governo ha proprio chiesto a tutti i soggetti del settore di impegnarsi, affinché sulle tavole degli italiani non manchino i beni di prima necessità. Ma non tutti hanno risposto in egual misura.
Le aziende zootecniche hanno grandi responsabilità e Leopoldo Fazzolari imprenditore agricolo crotonese, con la sua consorte Maria Rosaria Cofone, non demordono contro la pandemia. Anzi, la combattono. Offrendo ai consumatori prodotti di prima necessità, come si faceva in altri tempi, sulle strade. Dalle mozzarelle ai formaggi pecorini e le ricotte. Provole filate ancora a mano da antiche tradizioni. Nate da un latte vaccino che profuma ancora di erba fresca. Un latte vigoroso. Una bomba proteica contro il Covid -19, diventa una battaglia da vincere. Quello che ci voleva.
Le mucche devono essere puntualmente munte, mattina e sera in perfetti orari. Il pascolo attende gli animali a quattro zampe perché’ altrimenti non producono. E, sono accompagnati per poi disperdersi in biade selvatiche tra i calanchi del Marchesato. Ormai naturalizzati e dove solo in mezzo le argille calabresi la vegetazione partorisce peculiarità e comprende autentiche rarità botaniche. Si prepara il furgone al mattino con i latticini freschi, dove mette in vista i prodotti dell’azienda. E poi via. Si parte verso la città crotonese. Leopoldo entra nelle vie principali e la gente con le dovute precauzioni scende a comprare i prodotti caseari. Sembra che il tempo si sia fermato, tutta “colpa” del Corona virus. Poche le persone. Si mettono in fila, sparsi e lontani una dall’altra. Il vademecum del contadino non si smentisce mai, generato soprattutto per onorare la natura. Rispettarla e sfamare i popoli nel pieno delle carestie.
Ma Leopoldo ha anche “bardato” il suo cavallo, con il carretto di suo nonno che circa un secolo fa portava anche lui, le ricottine calde ai metropolitani. Ecco, nell’evoluzione dei tempi ci può essere un ritorno alle origini e apprezzare le piccole cose che il Coronavirus ci ha maledettamente ricordato.