La malattia dell’occhio secco colpisce milioni di persone in tutto il mondo ed è una delle principali cause di visita oculistica: con didattica a distanza e smart working il rischio aumenta
Secondo l’UNESCO, oltre 1 miliardo di studenti in tutto il mondo è a casa a causa della chiusura delle scuole determinata dalla pandemia globale COVID-191. Di conseguenza, una vasta percentuali di questi alunni segue le lezioni a distanza via web.
Un recente ricerca indica che i bambini, tra i 9 ed i 12 anni, passavano già 4 ore al giorno davanti a schermi e computer, con un picco tra i più grandi, tra i 13 e i 18 anni, di 7 ore al giorno trascorse davanti a dispositivi, ad esclusione dei lassi di tempo dedicati a scopi scolastici.
Oggi, con scuole e università chiuse durante questa emergenza sanitaria globale senza precedenti, il tempo di esposizione agli schermi si è moltiplicato in maniera esponenziale e le attività di smart-schooling sono divenute obbligatorie per il proseguimento della didattica scolastica ed universitaria.
Gli esperti internazionali della Società Scientifica americana TFOS (Tear Film & Ocular Surface Society) hanno deciso di realizzare un breve e allegro video, destinato proprio agli studenti ed ai loro genitori in isolamento, per insegnare loro a fare delle pause dalla visione di fronte agli schermi e riposare gli occhi con la regola 20-20-20. Il video è disponibile su YouTube per la diffusione libera: https://youtu.be/HMg0TSRJ89c
Come afferma il Prof. Stefano Barabino, responsabile del Centro Superficie Oculare e Occhio Secco dell’Ospedale L. Sacco di Milano: “L’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare. Il motivo risiede nello scarso o incompleto ‘ammiccamento’,‘blink’ in inglese: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del rateo di ammiccamento del 40%”.
Sbattere le palpebre serve a mantenere intatto il film lacrimale, un sottile strato di acqua e lipidi (grassi) sulla superficie dell’occhio che ci fa vedere nitidamente e ci protegge da corpi estranei e sostanze irritanti. Fissare gli schermi per periodi prolungati di tempo significa sbattere le palpebre meno frequentemente e aumentare il rischio di sviluppare i sintomi della malattia dell’occhio secco.
“Basti pensare che ogni minore di 18 anni accede ai social media innumerevoli volte al giorno e anche i contenuti video che prima erano fruiti in televisione oggi si vedono sugli schermi degli smartphone” prosegue Barabino “Questo significa una enorme quantità di visione da vicino che porta a stanchezza oculare e disturbi della visione di varia entità che possono avere un impatto sullo sviluppo fisico, sociale ed emotivo.”
“La malattia dell’occhio secco è sempre più un disturbo che osserviamo nella popolazione dei giovanissimi e non è più appannaggio solo della popolazione anziana o delle donne nel periodo che segue la menopausa”, ha approfondito Amy Gallant Sullivan, Executive Director TFOS.
Troppo spesso liquidata come disturbo lieve e passeggero, la gestione dell’occhio secco è stata relegata in passato a disturbo di “serie b” e i pazienti lasciati alla ricerca di rimedi che si limitassero ad alleviare i sintomi. Anche grazie a due documenti fondamentali realizzati da TFOS, il DEWS I e II, e riconosciuti a livello mondiale, il modo in cui viene diagnosticata e gestita la malattia è radicalmente cambiato.
Esperti dell’occhio secco di fama internazionale della TFOS raccomandano di seguire la regola 20/20/20:
- Ogni 20 minuti di visione da vicino fissa un punto lontano 20 piedi (6.096 metri) per almeno 20 secondi.
- Ogni 20 minuti chiudi le palpebre e poi strizzale leggermente per 2 secondi svolgendo un ammiccamento.
Questa semplice azione ripristina il film lacrimale, riattiva la vista a distanza e riposa gli occhi!
E’ importante prendersi del tempo per guardare fuori da una finestra o per chiudere semplicemente gli occhi e dar loro un po’ di riposo. Ed è proprio per questo che è stata lanciata la CAMPAGNA SOCIAL #thinkblink con un video visualizzabile e condivisibile al seguente link: https://youtu.be/HMg0TSRJ89c
CHE COS’E’ L’OCCHIO SECCO – La malattia dell’occhio secco colpisce milioni di persone in tutto il mondo ed è una delle principali cause di visita oculistica. Questa malattia sintomatica è caratterizzata da un film lacrimale instabile e più concentrato (chiamato iperosmolare), che porta ad un aumento dell’infiammazione con conseguenti danni alle strutture e ai nervi degli occhi. La secchezza oculare da moderata a grave può alterare la qualità della vita e può essere associata a dolore agli occhi, limitazioni nell’esecuzione di attività quotidiane (ad esempio lettura, guida, uso di dispositivi digitali), privazione del sonno, riduzione dell’energia, cattiva salute generale e spesso depressione.
TFOS
Fondata nel 2000, la Tear Film & Ocular Surface Society, fondazione senza scopo di lucro 501(c)(3) con sede a Boston, Stati Uniti, è leader mondiale nell’educazione alla salute degli occhi. TFOS è dedicata a promuovere la ricerca, l’alfabetizzazione e gli aspetti educativi del campo scientifico della superficie dell’occhio. Ulteriori informazioni su TFOS sono disponibili su www.tearfilm.org.
CHE COS’E’ TFOS DEWS II – Pubblicata dalla peer-reviewed journal di Elsevier “The Ocular Surface” e promossa dalla Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS) ha coinvolto più di 150 esperti provenienti da tutto il mondo, che dopo più di due anni di lavoro, hanno raggiunto un consenso globale su molteplici aspetti relativi alla malattia dell’occhio secco. Il rapporto è ai vertici delle classifiche per citazioni ed è considerato oggi la massima autorità sulla malattia dell’occhio secco. Nel 2019 è stato inoltre presentata la versione adattata per i pazienti, che è disponibile sul sito della società scientifica: www.tearfilm.org.