Nella Repubblica Democratica del Congo è caos uniformi e il Governo ha promesso una stretta sulle divise: soldati e ribelli non si distinguono
Caos uniformi in Congo. Con berretti rossi, stivali militari e distintivi della polizia indossati con disinvoltura da militanti di partito, settari o ribelli.
A FERRO E FUOCO
È accaduto nei giorni scorsi con quelli di Bundu Dia-Kongo, responsabili di scontri e violenze a Kinshasa in piena emergenza Coronavirus, o quegli altri di Bataka Katanga, che stanno mettendo a ferro e fuoco i villaggi nella storica provincia separatista.
Un blitz, spiega l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it), è stato segnalato a fine marzo anche a Lubumbashi, la città più importante della regione. I militanti hanno cercato di liberare il loro capo Kyungu Mutanga Gedeon e hanno sfilato sulla centrale Avenue Mwela intonando canti separatisti. Fonti locali hanno riferito di sette morti e otto feriti tra i ribelli ma anche di un poliziotto ucciso nella località di Kinsevere.
SULLE DIVISE, L’INTERNO PROMETTE UN PO’ DI ORDINE
Sulle divise, ora, il ministero dell’Interno ha annunciato una stretta con nuove distinzioni tra guardie di sicurezza, polizia ed esercito. Sono previsti, soprattutto, arresti, sanzioni e condanne al carcere per gli agenti e i militari che per aumentare il loro (magro) stipendio vendano armi o uniformi.