Eurispes: un fisco intelligente contro il Coronavirus


Emergenza Coronavirus Covid-19: per Eurispes serve un fisco intelligente. Ecco il decalogo proposto dall’Osservatorio sulle Politiche fiscali

Emergenza Coronavirus Covid-19: per Eurispes serve un fisco intelligente. Ecco il decalogo proposto dall'Osservatorio sulle Politiche fiscali

I vari decreti che si sono succeduti in queste ultime settimane hanno introdotto molte misure di contrasto, dirette agli effetti economici derivanti dalla crisi da Covid-19. E tra queste anche molte misure fiscali, che vanno dalla sospensione di adempimenti e versamenti all’introduzione di agevolazioni e crediti di imposta. Molto è stato fatto, molto si può ancora fare e molto sarà senz’altro fatto. E, proprio al fine di dare il proprio contributo, di seguito, in maniera molto sintetica e cercando soprattutto, laddove possibile, di indicare strade “innovative”, una sorta di decalogo fiscale proposto dall’Osservatorio Eurispes sulle Politiche fiscali, diretto dall’Avv. Giovambattista Palumbo.
  1. Introdurre l’istituto del riporto all’indietro delle perdite, il cosiddetto “carry back”, così da rendere possibile la compensazione dell’utile 2019 con le perdite 2020. In sostanza, si tratterebbe di estendere la possibilità del riporto della perdita non solo per i redditi futuri, come avviene nella vigente disciplina, ma anche (e soprattutto, visto il prevedibile calo di fatturato per le imprese nel 2020 rispetto al 2019) per i redditi passati (anche sulla base dell’esperienza di altri ordinamenti, come Francia, Germania, Olanda e Gran Bretagna).
  2. Prevedere la possibilità di versare gli acconti delle imposte con il metodo previsionale per evitare che le aziende anticipino liquidità, e senza effetti sanzionatori, anche nel caso in cui la previsione si riveli errata.
  3. Applicare a tutti i contribuenti uno “sconto” (ad esempio) del 10% sugli acconti da versare, oggi previsto per i soli soggetti che esercitano attività per le quali sono stati approvati i relativi Isa (Indici Sintetici di Affidabilità), rimodulando i versamenti in acconto per Irpef, Ires e Irap in due rate al 40% e al 50%, o in un’unica soluzione al 9%.
  4. Considerare il periodo 2019-2020 come un unico periodo fiscale, applicandovi un sistema di tassazione separata (sistema che consiste in un regime fiscale differente rispetto a quello tradizionale degli scaglioni Irpef, e che oggi può essere applicato solo ad alcune tipologie di reddito a formazione pluriennale), con un’aliquota Irpef corrispondente alla media (previsionale, salvo conguaglio senza sanzioni laddove poi il reddito risultasse effettivamente superiore) del reddito conseguito nel biennio 2019/2020.
  5. Alzare il limite della compensazione orizzontale da 700.000 euro ad almeno 1 milione di euro.
  6. Sospensione o quanto meno adeguamento degli ISA (Indici sintetici di affidabilità, che hanno sostituito gli studi di settore) alla nuova, eccezionale, situazione di crisi economica determinata dal Coronavirus, dato che i parametri attuali, calibrati su una situazione economica ormai non più esistente, risulterebbero oggi falsati. L’applicazione degli ISA, in caso di una bassa “votazione”, determina peraltro anche effetti negativi, tra i quali il blocco dei rimborsi, con, quindi, ulteriore crisi di liquidità.
  7. Diminuzione dell’aliquota Irap ordinaria del 3,9% (almeno per il 50%), quantomeno per i settori colpiti dall’epidemia (turismo in primis).
  8. Al fine di ridurre il carico fiscale gravante sui soggetti titolari di concessioni di gestione aeroportuale, abrogare e/o sospendere, almeno temporaneamente, per il periodo d’imposta 2020, l’addizionale Ires del 3,5%, per effetto del quale i gestori aeroportuali, per il triennio 2019-2020-2021, sono obbligati ad applicare un’aliquota maggiorata Ires del 27,5% rispetto a quella ordinaria del 24%.
  9. Riduzione dell’Ires per le aziende che in passato hanno delocalizzato e che ora decidono di riportare in Italia la produzione.
  10. Introdurre agevolazioni sulla falsariga di quanto già previsto nelle ZES (Zone Economiche Speciali) e ZFU (Zone Franche Urbane), prendendo spunto (adattandolo alla situazione) da quanto già fatto in occasione di altre emergenze, laddove, ad esempio, l’articolo 8 del decreto n. 109/18 (decreto per “ponte Morandi” e “terremoto”) prevedeva la creazione di una zona franca urbana, stabilendo che le imprese che avevano la sede principale o una sede operativa all’interno della ZFU e che avessero subìto una riduzione del fatturato almeno pari al 25% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, potessero richiedere le seguenti agevolazioni:
  • esenzione dalle imposte sui redditi del reddito derivante dall’attività d’impresa fino a concorrenza di un determinato importo;
  • esenzione dall’Irap del valore della produzione netta derivante dallo svolgimento dell’attività, entro un determinato limite;
  • esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili impiegati per l’esercizio dell’attività economica.
Al di là delle singole proposte, il messaggio che in questo momento di emergenza dovrebbe passare è quello che sul fisco, così come in tutti gli altri settori del nostro Ordinamento giuridico, bisognerebbe avere un approccio diverso dal tradizionale, che provi anche a percorrere strade che fino ad oggi non è stato possibile ipotizzare, cercando magari di trarre dal momento di sconforto la forza per innovare e migliorare, laddove anche la leva fiscale, oltre che quella finanziaria, può essere senz’altro fondamentale per superare le attuali difficoltà.