Autismo e quarantena: gli psicologi spiegano perché è importante la routine e in che modo si possa gestire una situazione decisamente delicata
Durante questo periodo di quarantena, ci sono categorie più esposte agli effetti dell’isolamento. Il drastico cambio di routine e l’impossibilità di uscire e frequentare luoghi pubblici ha conseguenze importanti su chiunque, anche se nel caso delle persone con autismo le ripercussioni possono essere più forti e lasciare un segno non facile da eliminare.
Per saperne di più sull’argomento e capire in che modo si possa gestire una situazione decisamente delicata, abbiamo chiesto alla Dott.ssa Graziella Pisano di Guidapsicologi.it di approfondire insieme questa tematica con attenzione particolare sia all’impatto sulla persona con autismo che su tutti coloro che le ruotano attorno.
Quali possono essere le conseguenze della quarantena sulle persone con autismo?
«Le persone con autismo sono molto legate a specifiche routine, esse rappresentano un punto fermo rispetto alla miriade di informazioni da elaborare quotidianamente. La quarantena ha alterato molte di queste attività abituali per cui la percezione che ne deriva è di maggiore confusione e instabilità, le quali spesso si traducono in irritabilità e maggiore intolleranza alle frustrazioni. Tra le attività abituali, sospese per via della situazione, rientra la terapia quotidiana finalizzata al miglioramento delle abilità cognitive, emotive e pratiche»
È importante tenere presente che al di là di una problematica comune, con caratteristiche simili per quanto riguarda le abilità di interazione sociale, la comunicazione e la limitatezza di interessi ridotta a temi specifici, si tratta comunque di persone molto diverse tra loro e che il tentativo di omogeneizzare può farci perdere di vista le necessità particolari di ognuno.
Si può perdere il lavoro fatto fino ad oggi?
«Le persone con autismo hanno bisogno di tenere costantemente allenate le competenze apprese, per cui c’è il rischio che gli apprendimenti più recenti non abbiano avuto il tempo di consolidarsi.»
Proprio per questo è importante riuscire a mantenere una certa continuità con il lavoro che si stava svolgendo fino a prima della quarantena. Anche virtualmente. Mantenere una connessione con chi si occupava della persona può fare sì che quanto fatto non vada totalmente perduto. Il problema può sorgere poi nel momento in cui ci si trova ad affrontare da soli questo lavoro, che può rappresentare un carico emotivo eccessivo, per cui è importante prestare molta attenzione alla maniera in cui si decide procedere.
Quali sono le tecniche per gestire al meglio la quarantena?
«Sarebbe importante cercare di impostare una routine simile a quella precedente, cercando di alternare attività piacevoli e attività costruttive, in modo da favorire la presenza di emozioni positive e al tempo stesso di mantenere attive le abilità apprese.»
È inoltre fondamentale mantenere la quotidianità il più prevedibile possibile, così come lo sono la pazienza, la comprensione, la tolleranza e l’affetto, sempre imprescindibili e ora ancor di più. Anche in questo caso bisogna concentrarsi sull’individuo e sulla sua singolarità per gestire al meglio la quarantena.
Ci sono differenze tra soggetti adulti, giovani o bambini?
«Credo che le differenze individuali abbiamo maggiore impatto rispetto alla differenza di età, in ogni caso se dovessi pensare ad una fascia di età particolarmente sensibile direi l’adolescenza, poiché è la fase in cui i cambiamenti ormonali e la necessità di autonomia potrebbero rendere particolarmente complicata la tolleranza alla restrizione.»
Ogni persona è diversa, al di là del fatto di essere un adulto, un giovane o un bambino. Le particolarità di ogni fase della vita si sommano a quelle più profonde che caratterizzano l’individuo e la sua situazione specifica con tutte le sue peculiarità.
Un’ora d’aria sarebbe sufficiente o comunque potrebbe contenere gli effetti negativi della quarantena su soggetti con autismo?
«Non c’è una risposta che possa valere per tutti, per alcuni potrebbe essere un compromesso utile; per altri, abituati a routine più complesse che includono luoghi al momento inaccessibili, potrebbe non essere sufficiente.»
Lo stare all’aria aperta e le passeggiate, hanno quindi senso nel dare continuità alla routine e al lavoro stabiliti fino ad ora con la persona. Minore è il numero dei cambi che si producono, minori saranno gli interventi di riadattamento necessari. Poiché qualsiasi cambio è frustrante, procedere per piccole dosi aumenta il livello di tollerabilità.
La rivendicazione del tempo all’aperto è evidentemente una richiesta fatta da coloro che si prendono cura di persone con autismo, ovvero, nella grande maggioranza dei casi, i familiari. Le difficoltà quotidiane a cui sono esposti quotidianamente possono raggiungere livelli altissimi, che rendono anche per loro necessaria la possibilità letterale e simbolica di “prendere un po’ d’aria”. Non bisogna dimenticare che sono proprio loro a sostenere, contenere e sopportare, in questo momento in solitudine, ciò che in alcuni momenti può essere davvero insopportabile.