L’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate lancia una proposta per il 25 aprile: commemorare donne e uomini italiani che subirono violenze dei soldati alleati
L’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate propone di commemorare, il 25 aprile 2020, le donne e gli uomini italiani che subirono le violenze dei soldati alleati.
“Costretti a casa dall’emergenza coronavirus – dichiara Emiliano Ciotti, presidente nazionale dell’ANVM – possiamo dedicare un minuto alle vittime delle cosiddette marocchinate, le violenze perpetrate dai militari alleati ai danni della popolazione civile italiana, nel periodo 1943-1945 e anche dopo la fine della seconda guerra mondiale.”
La proposta è quella di far risuonare sui balconi, dalle finestre e nei social, la canzone intitolata “Le marocchinate”, disponibile su Youtube, scritta e interpretata da Ted Bee, pseudonimo di Marco Villa, in collaborazione con Paolo Brera.
“Il testo di questa canzone spiega il dramma delle donne che furono violentate dai militari alleati – conclude Ciotti – invitiamo tutti ad ascoltarla e a rilanciarla sui social, dai balconi e dalle finestre di casa.
La storia non è sempre come ce la raccontano. Sabato 25 aprile possiamo ricordare chi non festeggiò la liberazione, ma anzi fu vittima dei cosiddetti liberatori.”
Nelle settimane scorse l’Associazione Vittime delle Marocchinate ha denunciato nuovi crimini commessi dei “liberatori” e ha chiesto che venga istituita una Giornata del Ricordo.
L’ultima atrocità scoperta attraverso lo studio dei documenti dell’epoca proviene da Velletri, in provincia di Roma. É il 22 giugno del 1944. Un gruppo di contadini sta raggiungendo la propria terra per lavorarla. Demetrio B., di 56 anni, i suoi due figli, Giovanni e Maria, di 20 e 16, e Eugenia M. di 27. Non arriveranno mai a destinazione.Come si legge in un rapporto dei carabinieri, infatti, “due militari francesi non meglio identificati” gli intimarono l’alt.
“Non appena i predetti si erano voltati – si legge ancora nel documento – venivano fatti segno a colpi di arma da fuoco”. Demetrio e Giovanni muoiono sul colpo. Eugenia e Maria, invece, sopravvivono alle raffiche. La prima morirà quattro ore più tardi, durante il trasferimento in ospedale, a causa delle ferite riportate.
La seconda, appena sedicenne, “dopo aver subito da parte di entrambi i militari atti di libidine violenti, ritenuta morta perché non dava più segni di vita, veniva abbandonata sul posto”. Che ne è stato di lei? “É sopravvissuta alla strage – racconta Ciotti – si è sposata ed è deceduta nel 2002”.