Al quartiere Quadraro di Roma l’arte parla attraverso il progetto MURo: la street art ha trasformato i muri e le strade in un vero museo a cielo aperto
Un nido di vespe che ricopre un lungo muro bianco, due rane che galleggiano simmetriche sulla facciata di un palazzo, un tunnel che si trasforma in una bocca spalancata pronta ad inghiottirci. Al Quadraro, quartiere emblematico della resistenza romana nella periferia est della capitale, un progetto di street art ha trasformato i muri e le strade in un vero e proprio museo a cielo aperto. Si chiama infatti ‘Museo di Urban Art di Roma (MURo)’ e come spiega la Dire Giovani (www.diregiovani.it) nasce nel 2010 da un’idea di David Diavù Vecchiato, artista e curatore romano.
“È il primo progetto di museo completamente integrato nel tessuto sociale, come la forma d’arte che segue, promuove e produce: la Street Art – si legge sul sito internet del MURo – è un museo a cielo aperto, pubblico e gratuito, che nasce ‘dal basso’, ovvero non è stato imposto ai cittadini e al territorio da amministrazioni, curatori, finanziatori, sponsor o altri fattori esterni”.
Un progetto che nasce dal basso, quindi, ma che è riuscito a volare alto, arrivando a coinvolgere moltissimi artisti italiani e stranieri di fama internazionale. Passeggiando per il Quadraro ci si imbatte così in opere dello stesso Diavù, degli americani Beau Stanton e Ron English, degli italiani Lucamaleonte o Mr Thoms, solo per citarne alcuni. Si tratta di un progetto ‘site-specific’, perché le opere dialogano con la conformazione e la storia degli spazi che le ospitano, ma anche ‘community-specific’, perché ogni intervento è discusso pubblicamente con le comunità che vivono e animano il quartiere.
“Le opere, ancora oggi e laddove possibile, vengono proposte e discusse coi rappresentanti dei comitati di quartiere e coi cittadini stessi, attraverso incontri pubblici e social networks- si legge sul sito- con l’intento di realizzare opere che siano condivise ed apprezzate e che disegnino un nuovo strato culturale nel panorama urbano, capace di rispettare e divulgare le memorie, le caratteristiche e l’identità stessa del territorio che lo ospita”.
Esempio emblematico di questa tendenza è l’opera ‘SQ 947’ di Diavù, ritratto di Sisto Quaranta, antifascista del Quadraro deportato in Germania il 17 aprile 1944, che fu marchiato col numero di matricola 947 nel campo di concentramento di Fossoli.
“Lui, che fu uno dei fortunati che riuscì a tornare, si chiamava Sisto Quaranta- scrive Diavù nella descrizione dell’opera realizzata nel 2018- Sisto si è battuto con tenacia per far conoscere e ricordare la deportazione nazifascista del 17 aprile 1944 ed è scomparso 6 mesi fa. Ho avuto il grande onore di conoscerlo, di ascoltare la sua storia e di raccontargli come avremmo conservato quelle preziose memorie assieme ad altre tramite i murales del progetto MURo. A lui piacevano. E oggi anche lui è tra loro”.