Stress da isolamento in agguato: gli esperti spiegano come preservare la salute mentale durante queste lunghe settimane chiusi in casa per l’emergenza Coronavirus
La popolazione italiana è sottoposta ad un rigido isolamento sociale da ormai diverse settimane e considerata la complessità della situazione, in continua evoluzione, è ancora difficile capire quando queste restrizioni potranno effettivamente allentarsi e di quanto.
Nell’attesa di tornare a una vita normale, è utile capire cosa sia lo stress da isolamento in quarantena e quali siano gli accorgimenti pratici quotidiani per far fronte nel miglior modo possibile all’isolamento sociale imposto dalla nuova pandemia.
Perché l’isolamento sociale è così difficile?
Perché questa condizione di isolamento ci fa sentire così in difficoltà? La probabile origine del malessere che sentiamo quando ci sono precluse le relazioni sociali va cercata nella nostra storia evolutiva.
Per l’essere umano, infatti, similmente con quanto avviene anche in altri primati non umani, la capacità di instaurare complesse dinamiche sociali ha giocato un ruolo chiave nella sopravvivenza della specie, ma anche nella sua evoluzione.
Stare in gruppo permette infatti di trovare più facilmente il cibo, di difendersi meglio da altri predatori e di facilitare la riproduzione ampliando il bacino genetico a cui attingere.
Ma stare in gruppo richiede anche straordinarie capacità cognitive e sociali: capire il comportamento e le intenzioni degli altri, ricordarsi i ruoli e le relazioni reciproche.
Ecco perché una delle teorie più accreditate sull’evoluzione del cervello sostiene che l’organo si sia via via ingrandito e sviluppato nel tempo proprio per poter gestire al meglio le relazioni sociali, che sono diventate sempre più complesse e articolate con l’evoluzione dei gruppi sociali.
Il nostro cervello stesso, dunque, è il risultato evolutivo della socializzazione e il suo funzionamento e la sua salute dipende in buona parte da essa.
La conseguenza dell’isolamento forzato: stress psicologico
Durante l’attuale lockdown – termine inglese che denota uno stato di isolamento temporaneo imposto come misura di sicurezza – le nostre attività quotidiane sono fortemente limitate.
Le restrizioni imposte dal governo, essenziali per arginare la propagazione del virus, comportano di rinunciare ad aggregarsi nei tradizionali luoghi di intrattenimento (ristoranti, bar, cinema, teatri ecc.) e nei luoghi pubblici (piazze, parchi ecc.).
Ci chiedono anche di rinunciare ai contatti umani più basilari, come darsi la mano o abbracciarsi, e rendono più difficile coltivare relazioni sociali con i propri cari, amici, conoscenti e colleghi, se non a distanza.
Il dottor Stefano Clerici, psicologo, psicoterapeuta e coordinatore del Servizio di psicologia clinica della salute all’IRCCS Ospedale San Raffaele, spiega: “In questo particolare momento storico dunque – essendo il bisogno sociale, di relazione con l’altro insito nell’uomo – è normale e legittimo avvertire il peso della distanza sociale, che viene percepita come una condizione assolutamente innaturale e fonte di stress psicologico.
Dalle evidenze scientifiche emerge che durante le quarantene da epidemie (Ebola, Sars, influenza da H1N1 ecc.), si sperimentano quotidianamente effetti psicologici negativi a causa della distanza sociale abbinata con le limitazioni alla libertà personale, lo stravolgimento della routine e la sovraesposizione alle notizie”.
I sintomi dello stress psicologico da isolamento
Lo stress psicologico può manifestarsi in tutti gli individui benché in forme diverse, che possono includere in vari gradi:
- paura e preoccupazione per la propria salute e quella dei propri cari;
- paura di perdere le sicurezze acquisite nel tempo (lavoro, affetti, amicizie etc.);
- cambiamenti nelle dinamiche del sonno e dell’alimentazione;
- difficoltà di concentrazione;
- sensazione di solitudine e noia (a cui non siamo abituati vivendo usualmente esistenze frenetiche e ricche di stimoli);
- aumento dell’utilizzo di alcol, tabacco e altre sostanze psicotrope;
- peggioramento delle eventuali malattie croniche preesistenti.
Approfondisce lo psicologo e psicoterapeuta: “In questa circostanza, se è certamente opportuno tutelare la salute fisica, adottando tutti quegli accorgimenti igienici e di distanziamento sociale ormai noti, è altrettanto doveroso porre attenzione alla propria salute mentale”.
Come gestire lo stress da isolamento
I consigli dell’esperto per affrontare questa nuova situazione psicologicamente impegnativa sono molteplici. Innanzitutto rispettare la propria routine quotidiana, mangiando e dormendo regolarmente, possibilmente mantenendo orari costanti il più possibile simili a quelli precedenti il lockdown: non è una vacanza. E poi:
- evitare l’uso di alcol e droghe;
- continuare l’assunzione di terapie esistenti (per patologie pregresse) e, in caso di dubbi, consultare il proprio medico;
- curare il corpo, facendo esercizi e stretching;
- svolgere delle attività piacevoli e tenere la mente attiva (dedicarsi ai propri hobby, se è possibile svolgerli in casa, o ad attività creative come leggere, scrivere, cucinare, etc.);
- prendersi del tempo per rilassarsi;
- tenere pulito e in ordine l’ambiente in cui si vive;
- limitare la consultazione delle notizie sulla pandemia, anche sui social media;
- non temere o avere pudore di comunicare la propria difficoltà, un momento di crisi o di ascoltare le difficoltà altrui, rendendo più autentici e profondi i legami;
- se il disagio (apatia, disturbi del sonno, incremento di sostanze etc) dura più di 3 o 4 giorni chiedere aiuto e non aspettare che la situazione si tramuti da disagio in una patologia;
- prendersi cura di familiari e amici, anche se a distanza, mantenendo contatti costanti in cui non si parli solo della pandemia.
In merito a quest’ultimo punto (prendersi cura di familiari e amici), che ha ricadute positive tangibili e che allevia lo stress facendo leva sulla necessità di socialità, ma anche sulla capacità di cooperazione e supporto dell’uomo, la tecnologia – rispetto al passato – può offrire un grande supporto al fine di mantenere il contatto, anche visivo, tra le persone.
“Se infatti questa forma di interazione sociale tramite schermo non può essere sostitutiva del rapporto faccia a faccia, offre in queste situazioni un utilissimo strumento per evitare il totale isolamento delle persone”, conclude il dottor Clerici.