Vito Bortone, ballerino del Teatro Massimo, parla del futuro della danza con l’emergenza Coronavirus: “Il web non può sostituire l’adrenalina del palcoscenico”
“A casa senza stipendio. E’ tutto buio al momento, molto buio“. E’ questa la condizione di artisti come Vito Bortone, ballerino di “43 anni, che dal 2005 lavora con il Teatro Massimo di Palermo”.
La crisi portata dalla pandemia ha aggravato la situazione di un mondo, quello della danza, gia’ “precario”. Intervistato dall’agenzia Dire (www.dire.it), Vito Bortone ha ricordato infatti che in Italia ad oggi “sono solo 4 le Fondazioni liriche con un corpo di ballo e questo ci fa capire che la danza viveva gia’, da anni, una profonda crisi. Molte Fondazioni e corpi di ballo sono stati chiusi. Lo conferma anche il fatto che al Massimo– ha sottolineato- abbiamo nella stagione 3 titoli, al Massimo 4 con un periodo di lavoro di 7 mesi e mezzo, al Massimo 8″.
Vito Bortone e’ uno “scritturato con contratto a tempo determinato. Ogni qual volta c’e’ una programmazione di balletto- ha chiarito- vengo scritturato e licenziato alla fine. Non sappiamo cosa accadra’ nel futuro. Se e quando ci sara’ ripresa. Il corpo stabile di ballo ha goduto delle ferie fino al 19 aprile, poi rientreranno nella FIS (Fondo d’integrazione salariale), la vecchia cassa integrazione. Il corpo di ballo degli aggiunti ha avuto la sospensione del contratto dal 10 marzo e rientreremo in questa FIS, ma per 9 settimane”.
Il contatto con il Teatro Massimo e’ continuo e intanto sulla “situazione di emergenza che ha portato la danza sul web” il ballerino ha parlato di “un modo per restare in contatto”, che non puo’ in alcun modo sostituire “l’adrenalina del palcoscenico. Non vedo futuro in questo– ha ribadito- e non voglio vederlo”.
Si avvicina la giornata mondiale della danza, che sara’ celebrata il 29 aprile, e proprio pensando al ritorno sul palcoscenico e a cosa rappresenti per lui e tanti ballerini ora costretti a casa, Vito Bortone ha detto: “Non si puo’ pensare di danzare senza toccarsi o con una mascherina, o senza l’applauso e il calore del pubblico. A questo futuro non ci voglio pensare”.