Dopo un Inverno secco cresce il rischio siccità al Centro Italia. Dalle Marche al Lazio, sorgenti e bacini imbriferi sono in sofferenza
C’è preoccupazione per la situazione di sorgenti e bacini imbriferi dell’Italia centrale i quali, seppur non ai livelli del 2017, mostrano segni di sofferenza: il rischio siccità estiva dunque si fa sempre più elevato. Ciò è, in estrema sintesi, quanto emerso nell’ultima riunione in teleconferenza dell’Osservatorio permanente sugli usi idrici dell’Autorità di Distretto Appennino Centrale, a cui i Gruppi Ricerca Ecologica hanno partecipato con il loro consulente ing. Roberto Iodice.
La causa principale di tale situazione è dovuta alle scarse piogge che aumentano il rischio siccità: ad una scala di aggregazione delle precipitazioni più ampia (SPI3, ovvero l’indice standardizzato di precipitazione nei precedenti tre mesi) si sono registrate anomalie nei mesi di gennaio e febbraio, mentre il mese di marzo è risultato maggiormente nella norma. Tali anomali hanno comportato un deficit tanto sul versante tirrenico quanto su quello adriatico (e maggiormente nelle Marche).
Allargando la scala di aggregazione (SPI6) il segnale di anomalia si attenua sensibilmente, anche per l’elevata piovosità di novembre 2019, ma si evidenzia una zona di anomalia negativa lungo tutta la dorsale carbonatica appenninica. Ad una scala biannuale (SPI24) la condizione di anomalia nelle aree di ricarica delle sorgenti risulta ancora più evidente.
Anche osservando la situazione delle risorse idriche superficiali, ad un livello SPI3 si rilevano forti anomalie, ma anche nel lungo periodo (SPI24) si rilevano anomalie che potrebbero impattare finanche sulle sorgenti più resilienti.
E’ altresì emerso che, in vista dell’estate e del rischio siccità, elementi di previsione da tenere in considerazione sono anche una possibile minore pressione sulle aree costiere ed una maggiore pressione aree urbane. Il fabbisogno idrico delle Regioni va infatti esaminato anche alla luce dell’emergenza COVID-19: in alcuni casi si potranno registrare aumenti di consumi, in altri minori seppur compensati con l’interruzione di attività commerciali e industriali.
Vediamo però la situazione regione per regione.
In Umbria, territorio particolarmente importante dal punto di vista delle riserve idriche, la portata minima di tutte le sorgenti è ben sotto la media di lungo periodo con tendenza al peggioramento ed addirittura per 4 sorgenti su 5 si hanno segnali di possibile severità idrica (inteso come rapporto tra fabbisogno e portata minima prevista, calcolato utilizzando il metodo SAI – Spring Anomaly Index elaborato da ISPRA-IRSA). La situazione delle piogge a gennaio e febbraio è stata infatti un -70% rispetto alla media: ciò ha comportato, ad esempio, che il lago Trasimeno sia sceso ad uno dei livelli inferiori degli ultimi anni (appena 65 cm sul livello igrometrico). Gli effetti del deficit pluviometrico sono importanti anche sul Lago di Montedoglio (un bacino artificiale in territorio toscano ma cogestito con l’Umbria, che sbarra il fiume Tevere regolandone il flusso) che registra un deficit di 20 milioni di metri cubi e da giugno tutte le sorgenti appenniniche potrebbero essere al minimo. Né le piogge di marzo hanno comportano alcun recupero nei livelli piezometrici acquiferi.
Anche nelle Marche la situazione piovosità è inferiore alla media : il periodo di siccità estiva si è esteso all’autunno inoltrato e l’apporto della ricarica nivale invernale è stato meno significativo. L’AATO 5 registra una severità elevata (tra l’altro la portata della sorgente Rocca di Montemonaco si è ridotta sensibilmente dopo il sisma del 2017), mentre nel resto del territorio la severità è media tendente al peggioramento. Anche nei cinque invasi, il livello della portata disponibile si avvicina ai livelli di portata minima del periodo 2016 – 2019. I gestori hanno pertanto previsto importanti interventi per migliorare le interconnessioni reti/sorgenti/impianti anche in base al fabbisogno idrico e completare l’anello dei Sibillini.
Anche in Abruzzo si registrano criticità, tra cui quella rete idrica nella Piana del Cavaliere (nella Marsica ma che serve anche 9 comuni della Regione Lazio) e la quale è in corso di potenziamento con la realizzazione di un pozzo idropotabile. Analogamente occorrerebbero nuovi pozzi anche tra Oricola e Carsoli, nonché a Capistrello. Per fortuna, quelle abruzzesi sono sorgenti molto sensibili a piogge improvvise, le quali hanno la capacità di riportare la portata a valori nella media. Preoccupante anche la situazione dell’ambito chietino (in particolare nel vastese) e ancor di più dell’ambito pescarese, dove la criticità per mancata ricarica delle sorgenti per deficit pluviometrico potrebbe portare a distribuzione alternata in caso di persistenza della situazione attuale fino all’estate prossima, con una carenza di 350 litri/secondo (10%): l’ERSI ha pertanto avviato campagne di riduzione delle pressioni, di ricerca delle perdite e di sensibilizzazione sulla popolazione per la riduzione consumi. La giunta regionale presieduta dal presidente Marco Marsilio ha comunque deliberato per risolvere le criticità tramite lo Sblocca Italia, attivando il fondo di garanzia da parte del gestore del servizio idrico integrato (Arera), mentre con la legge regionale 6 aprile 2020 si è fatto fronte fronte all’aumento di morosità dovuta alla pandemia.
E veniamo al Lazio, il suo territorio è suddiviso in 5 ambiti territoriali ottimali, cioè quell’insieme di Comuni geograficamente vicini ed omogenei tra loro che vengono riforniti dalle stesse fonti e che quindi coincidono, salvo piccole differenze, con le 5 Province della regione. Il dato metereologico omogeneo è che si registra un aumento delle temperature massime e minime stagionali e che il range medio di temperatura tra massima e minima stagionale risulta in aumento nella maggior parte dei casi analizzati in tutte le stagioni.
L’ATO 1 Lazio Nord – Viterbo (gestore della rete di distribuzione è la Talete S.p.a.) registra un deficit pluviometrico significativo nei primi tre mesi del 2020 anche più gravoso del 2017 (anche 60% rispetto alle serie storiche) , seppure l’anno 2019 sia stato abbastanza piovoso. Le criticità afferiscono a problemi di natura strutturale risolvibili nel medio lungo periodo. Inoltre in alcune zone c’è presenza di arsenico e fluoro nelle acque di uso potabile, che tende ad aggravarsi quando le falde sono soggette a prelievi maggiori per soddisfare i fabbisogni idrici.
L’ATO 2 Lazio Centrale – Roma (gestito da ACEA S.p.a. ed includente 112 comuni per un bacino di utenza di circa 4 milioni di cittadini) registra un trend negativo nel periodo gennaio – marzo 2020, anche in questo caso superiore al 2017 (anno di grande siccità e dell’ultima crisi idrica): sono in corso interventi strutturali per mitigare tali effetti ed interventi gestionali (bonifica reti e razionalizzazione dei consumi). Nella zona dei Colli Albani, alimentati dagli acquedotti Simbrivio e Doganella che hanno minore resilienza rispetto ai dati pluviometrici, potrebbe esserci sofferenza estiva: sono state pertanto avviate azioni mitigatorie come l’incremento temporaneo delle derivazioni dalle sorgenti Pertuso (come già fatto nel 2017) e l’utilizzo del potabilizzatore di Grottarossa (ulteriori 500 litri / sec di acqua potabile), oltre l’efficentamento rete, la gestione delle pressioni, e le ispezione di rete. Tenendo conto che lo SPI3 rileva il primo trimestre del 2020 come il periodo di maggiore siccità degli ultimi 40 anni, la situazione sorgente per sorgente è la seguente:
- Simbrivio (portata minima a settembre, determinata dalle piogge dei 10 mesi precedenti): è una sorgente molto sensibile a siccità che sta attraversando una situazione non favorevole con rischio di criticità (portate intorno ai 70/80 litri sec rispetto ad una media di 150)
- Pertuso (portata minima a settembre, determinata dalle piogge dei 10 mesi precedenti): le piogge sono state al di sotto del 25° percentile, tuttavia si stima che la portata non arriverà ai limiti inferiori, e pertanto è stata richiesta alla Regione la possibilità di pompare ulteriori 150 litri / sec;
- Acqua Marcia (portata minima a luglio, determinata dalle piogge dei 10 mesi precedenti): novembre è stato un mese favorevole per questa sorgente, con una situazione nella media e addirittura un piccolo surplus e quindi con una previsione di portata minima 3400l/sec
- Peschiera (portata minima a febbraio, determinata dalle piogge dei 10 mesi precedenti): la situazione è buona, ma potrebbero esserci problemi nel 2021 dal momento che il deficit di precipitazioni per raggiungere le condizioni di cumulata media nel periodo è di 633mm;
- Le Capore (portata minima a luglio, determinata dalle piogge dei 10 mesi precedenti): situazione meno buona del Peschiera.
Ricordiamo che le sorgenti Peschiera e Le Capore, pure essendo ubicate nel territorio dell’ATO 3, sono risorse idriche utilizzate in misura preponderante dagli utenti dell’ATO 2, Nonostante ciò, è comunque prevista su Roma una moderata criticità nel periodo estivo qualora dovesse continuare a non piovere, con necessità di ricorrere all’impianto di potabilizzazione di Grottarossa (di cui si sta progettando un ampliamento per ulteriori 3.000 l/sec e la realizzazione di un impianto dissalatore).
L’ATO 3 Lazio Centrale – Rieti (l’unica per la quale ancora non è stato individuato il Gestore Unico pur prevedendo che l’affidamento del S.I.I. avrà luogo, includente 74 Comuni della provincia di Rieti e 8 in provincia di Roma) non presenta particolari criticità eccetto problemi strutturali legati alla vetustà degli impianti.
L’ATO 4 Lazio Meridionale – Latina (Acqualatina S.p.a. ed includente 38 comuni) è suddiviso in due zone: a nord la zona dei Monti Lepini e nella parte meridionale il Sud Pontino (dove sono site le sorgenti Mazzoccolo e Capodacqua che, nonostante perdite che arrivano fino al 75%, costituiscono i due gruppi sorgivi principali della rete di approvvigionamento idrico dell’area meridionale dell’ATO 4). Tanto la stazione meteorologica Maenza quanto quella Esperia registrano un deficit pluviometrico molto significativo ma al momento non ci sono particolari criticità nonostante il rischio siccità estiva alle porte. Tuttavia qualora la prossima estate si manifestasse un deficit idrico analogo a quello del 2017 soprattutto nel Sud Pontino si renderebbero necessarie misure mitigatorie come la messa in esercizio dell’interconnessione con la rete di Cellole Campania (manca esclusivamente l’attraversamento del fiume Garigliano per una lunghezza di 250 metri da realizzarsi con stringitubo in quanto i lavori sono stati interrotti in una prima fase per indagini archeologiche e successivamente per le difficoltà connesse all’epidemia: l’ultimazione dei lavori, inizialmente prevista per la prima decade di aprile, è stata riprogrammata a inizio giugno) e la captazione del campo pozzi “25 Ponti” a Formia. Tuttavia tale ultimo sito è oggetto di un forte contenzioso con la comunità locale sin dall’attivazione, nel 2017, del pozzo 1, in quanto dal monitoraggio della qualità dell’acqua prelevata si è rilevato un aumento progressivo dei valori di anioni e cationi confermati a luglio 2018 da uno studio del prof. Sappa della Facoltà di Ingegneria Civile dell’Università La Sapienza in cui veniva riportato un valore di CI/HCO3 (cloruro/bicarbonato) “leggermente affetto” indicando una potenziale intrusione salina nel caso in cui l’emungimento di acqua dovesse prolungarsi per maggiori intervalli di tempo. Ulteriori approfondimenti sull’origine dall’acqua emunta dai pozzi ha comunque escluso il cuneo salino e accertato che trattasi di acqua di falda profondo. Inoltre, oltre al problema della salinità, il pozzo 3 ha rilevando anche problemi microbiologici che potrebbero rendere l’acqua non potabile
L’ATO 5 Lazio Meridionale – Frosinone (anch’esso gestito da Acea ed includente 86 Comuni della provincia di Frosinone) vede una situazione abbastanza negativa nelle 5 sorgenti di maggiore rilevanza per l’approvigionamento idrico e se il deficit pluviometrico verrà confermato nel periodo primaverile potrebbero esserci rischi elevati di siccità nel prossimo periodo estivo 2020. Ad oggi non ci sono particolari problematiche di disponibilità, ma solo problematiche strutturali risolvibili nel medio lungo periodo. La situazione delle tre sorgenti principali è la seguente:
- Posta Fibreno (la più importante in termini di qualità prelevate): il trend molto prossimo alla portata del 2019, ed inoltre il focus sul periodo considerato critico (ovvero quello estivo) mostra che la portata emunta per il 2020 sarà comunque migliorativa (grazie anche a regolazioni in diminuzione apportate alla fonte);
- Carpello: la previsione per l’estate è una riduzione della portata, anche in virtù dei dati registrati nel primo trimestre dell’anno corrente;
- Capo d’acqua di Castrocielo: ad esclusione del 2018 (che evidentemente ha risentito del regime pluviometrico del 2017) i successivi trend sono migliorati anno in anno e tale andamento positivo si prevede anche quest’anno.
Passando alle fonti “minori” dell’ATO 5, mentre nel campo pozzi Tufano e San Giorgio a Liri non si rilevano criticità sulle portate, le sorgenti Capofiume, Cippone – Collelungo, Madonna di Canneto registrano riduzioni di portata importanti (fino a -50%) ma sono molto soggette alle piogge primaverili. Anche Capodacqua di Veroli e Val San Pietro registrano leggeri decrementi. Si stima che 1/4 della popolazione servita (circa 130.000 abitanti, quasi totalmente dei Comuni di Alatri e Frosinone) risentirebbe di questa scarsità in mancanza delle azioni di mitigazione programmate dal gestore.
I lavori dell’Osservatorio permanente sugli usi idrici e sul rischio siccità nel Centro Italia continueranno a fine maggio, allorquando verrà presentato il censimento delle acque per distretto e per regione (prelievi e consumi). Inoltre in quell’occasione si ritornerà sul piano infrastrutturale nazionale e verrà analizzata la situazione degli utilizzi in agricoltura alla luce dello sviluppo meteorologico.