In Asia i germogli di bambù vanno a ruba


Anche in Asia i cittadini si improvvisano chef con l’emergenza Coronavirus e nei supermercati i germogli di bambù vanno a ruba come il lievito in Italia

In Asia i germogli di bambù vanno a ruba

Paese che vai, prodotto introvabile che (non) trovi. Tra gli effetti della pandemia di coronavirus, la stampa internazionale ha raccontato – a volte senza risparmiare l’ironia – che dagli scaffali dei supermercati alcuni beni di consumo sono di fatto scomparsi. E non si tratta solo di mascherine, gel e saponi igienizzanti. Dal Regno Unito all’Australia i rotoli di carta igienica sarebbero andati letteralmente a ruba e la stessa sorte sarebbe toccata al lievito in Italia, dove c’è chi riscopre il piacere di pane e pizza fatti in casa. In Asia invece, racconta l’agenzia Dire (www.dire.it), sono i germogli di bambù l’ingrediente più richiesto, con un’impennata negli acquisti del 4.850 per cento.

Il bambù, che entra in cucina solo se non ha superato i 15 centimetri di altezza, è l’ingrediente alla base di molti piatti orientali, dal ramen giapponese a piatti di riso, zuppe o carne in Cina, Thailandia e Corea. La sua consistenza croccante e il sapore delicato lo rendono ideale per accompagnare piatti dominati da sapori più decisi, come la carne di maiale, i funghi o altre verdure tipiche dell’area. Già prima dell’emergenza coronavirus, che ha costretto in casa oltre un miliardo di persone, gli asiatici erano in testa alla classifica mondiale per le ricerche di ricette o tutorial di cucina su Google e Youtube. Per non rinunciare a certe leccornie, è aumentato il numero di chi tenta piatti nuovi in casa. E’ caccia allora anche alla farina di platano per preparare il pane o qualcosa di molto simile alle patatine croccanti in busta.