La storia della pastorella e del prezioso cammeo ha fatto nascere il culto consacrato alla Madonna di Filetta: la chiesa nel reatino è ancora oggi meta di pellegrinaggi
Nel lontano 1472, in un piccolo borgo vicino Amatrice chiamato Filetta si verificò qualcosa di sorprendente.
Tra storia e leggenda
In quelle campagne, lungo le rive del fiume Tronto, come racconta la Dire Giovani (www.diregiovani.it) abitava Chiarina Valente, una giovane pastorella. Un giorno, mentre conduceva il suo gregge, Chiarina fu sorpresa da un violento temporale; il cielo si oscurò, raffiche di vento, tuoni, lampi, fulmini e saette, pioggia scrosciante. La ragazza fece appena in tempo a ripararsi nel bosco sotto una grande quercia. Aspettando che finisse, iniziò a pregare la Madonna temendo per la salvezza sua e del suo gregge. D’improvviso, ecco l’evento prodigioso: una luce abbagliante squarciò l’oscurità e cadde sul terreno bruciandolo come un fulmine dal cielo. Cessata la pioggia, la pastorella si avvicinò attratta dal fulgore e scoprì che proveniva da una piccola pietra bianca dalla forma ovale che luccicava tutta: la raccolse, vide con gran meraviglia che vi era scolpita l’immagine della Vergine Maria e commossa la ringraziò per aver esaudito le sue preghiere. La bella pietra era una chiara prova dell’intervento della Madonna. Il cielo intanto si era rischiarato e la ragazza felice poté tornare a casa.
La nascita del culto alla Madonna della Filetta
Presto tutto il paese venne a conoscenza del fatto e si gridò al miracolo e la pietra rinvenuta cominciò ad essere considerata come un’immagine sacra; si racconta che per sincerarne il valore, venne sottoposta alla prova del fuoco e delle martellate senza che si alterasse! A furor di popolo, si stabilì che si trattava di un prezioso cammeo con l’effige della Madonna.
Il vescovo di allora promosse il culto consacrato alla Madonna di Filetta con una bolla pastorale e affidò la preziosa reliquia alla comunità francescana inaugurando la costruzione di una nuova chiesa i cui affreschi ancora oggi raccontano la storia della pastorella e del cammeo eburneo.
La chiesa oggi
Divenuta nel corso degli anni “Santuario della Filetta”, la chiesa è ancora oggi, nonostante danneggiata e messa in sicurezza, da oltre cinquecento anni, meta di pellegrinaggio e dal lontano 1524 fu concessa l’indulgenza ai fedeli che la visitavano. Gli Amatriciani le sono talmente affezionati e devoti che l’hanno proclamata la loro Patrona!
L’eccezionale ritrovamento
Poco dopo il terremoto del 2016, tra le tante macerie della Chiesa di San Francesco, il parroco di Amatrice, Don Savino D’Amelio, ha miracolosamente ritrovato il piccolo cammeo. Un momento di grande commozione e speranza!
Il parere degli esperti
Gli esperti, storici dell’arte e studiosi di pietre preziose, hanno identificato su questa pietra ovale della grandezza di circa 5 cm di marmo bianco e lucido, il busto lavorato su cammeo della dea Diana Nemorense, ossia cacciatrice nei boschi. Secondo loro la realizzazione di questo cammeo risale alla seconda metà del II secolo d.C. Quale che sia l’origine del cammeo, è in ogni caso emozionante sapere che tutt’oggi, ancor di più dopo il terremoto, esso rimanga un simbolo della devozione del popolo di Amatrice che unito continua a celebrarlo e venerarlo, incurante delle sue sembianze pagane di divinità cacciatrice. Fede, storia, tradizione, bellezza terrena e bellezza sovraumana, questa è la sua essenza.