Appello degli scienziati per chiudere i mercati di fauna selvatica ad alto rischio: inviata una lettera congiunta ai decisori politici
Mentre il mondo si trova ad affrontare la più grave emergenza sanitaria globale della storia recente, più di 100 scienziati ed esperti nel campo della conservazione di 25 Paesi chiedono ai governi di tutto il mondo di fermare il commercio di animali selvatici vivi o morti, per ridurre la possibilità che si verifichino in futuro altre epidemie.
In una lettera congiunta ai decisori politici, gli esperti osservano come il COVID-19 sia un virus di origine zoonotica – trasferito quindi dagli animali all’uomo – e come esista un rischio reale di pandemie future se non si interviene per ridurre il commercio di animali selvatici ad alto rischio (in particolare alcune specie di mammiferi e uccelli, che hanno maggiori probabilità di ospitare agenti patogeni trasmissibili all’uomo). Il fatto che questi animali, domestici e selvatici, morti e vivi, provenienti da diverse aree geografiche, vengano posti in stretta vicinanza tra di loro e con persone, in condizioni potenzialmente poco igieniche, rappresenta un rischio molto elevato per la diffusione di malattie. Si tratta di situazioni che includono mercati, magazzini di stoccaggio e centri di trasporto in aree densamente popolate.
Più di 100 esperti da diverse nazioni, settori, discipline scientifiche, e società civile concordano sul fatto che i responsabili politici debbano adottare le seguenti misure per ridurre le probabilità che possa verificarsi un’altra pandemia:
• Chiudere i mercati di fauna selvatica ad alto rischio, con particolare attenzione a quelli delle aree urbane ad alta densità di popolazione;
• Aumentare con urgenza gli sforzi per combattere il traffico illegale di animali selvatici e fermare il commercio di specie ad alto rischio;
• Rafforzare gli sforzi per ridurre la domanda dei consumatori di prodotti di fauna selvatica ad alto rischio;
La lettera riunisce i leader nel campo della conservazione, della salute pubblica e delle malattie zoonotiche come parte del crescente movimento One Health, che riconosce come la nostra salute sia strettamente connessa a quella degli animali e dell’ambiente in cui viviamo. Tra i firmatari figurano esperti di One Health riconosciuti a livello mondiale afferenti a molti enti come l’EcoHealth Alliance, l’Università della California-Davis, la Southeast Asia One Health University Alliance e la Cornell University; il ministro della salute del Bhutan; un ex segretario generale della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES); e leader della National Wildlife Federation, della Wildlife Justice Commission e del WWF. La lettera è disponibile in più lingue sul sito web www.PreventPandemics.org e altri esperti sono invitati a firmarla attraverso il sito web.
Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF International, ha dichiarato: “La recente pandemia da Coronavirus è l’ennesima manifestazione del nostro rapporto pericolosamente squilibrato con la natura. Guardando alle cause alla radice delle precedenti pandemie, che hanno avuto origine dagli animali, eravamo certi che prima o poi una nuova pandemia sarebbe emersa. Per prevenire future pandemie, il commercio e il consumo di animali selvatici ad alto rischio devono essere eliminati insieme alla deforestazione e al degrado ambientale – che portano a un’interazione squilibrata tra l’uomo e la fauna selvatica – devono essere affrontati con decisione. Nel riprenderci dalla crisi, dobbiamo scegliere una transizione giusta e verde e andare verso un modello economico che valorizzi la natura come fondamento di una società sana e di un’economia fiorente: proteggere la natura e la sua incredibile biodiversità significa proteggere noi stessi”.
L’Onorevole Keith Martin MD, PC e Direttore Esecutivo del Consorzio delle Università per la Salute Globale di Washington DC, ha aggiunto: “Dobbiamo tutti far sentire la nostra voce e coinvolgere i nostri rappresentanti politici per attuare politiche che riducano la domanda e il traffico di specie in pericolo; chiudere quei mercati di fauna selvatica che sono stati identificati come ad alto rischio per la trasmissione di malattie; rafforzare l’Agenda per la sicurezza sanitaria globale, che incrementerà la capacità della comunità internazionale di prevenire, individuare e rispondere alle epidemie. I virus non conoscono confini e nemmeno la nostra risposta ad essi può farlo. La nostra salute e la nostra sicurezza dipendono da questo”.
Steve Osofsky, Jay Hyman professor di Wildlife Health & Health Policy del College di medicina veterinaria alla Cornell University, sui mercati di fauna selvatica ad alto rischio ha dichiarato: “Se sei un virus il cui ‘obiettivo’ è quello di diffondersi, non potresti progettare un sistema migliore di questi mercati per aiutare a sviluppare una pandemia, in particolare nei centri urbani densamente popolati. Ci sono specie che semplicemente non si sarebbero mai incontrate in condizioni naturali, tutte ammassate insieme, con i loro fluidi corporei che si mescolano, insieme alle persone che entrano in contatto con loro. I patogeni incontrano specie che non hanno mai incontrato prima, creando opportunità perfette per i salti virali di specie, compresi quelli che portano agli esseri umani e possono creare il tipo di situazione in cui ci troviamo ora, tutti noi”.
Anche sul sito web del WWF Italia è attiva una nuova petizione, che chiede all’Organizzazione Mondiale della Sanità di raccomandare la chiusura dei mercati di animali selvatici e che vengano adottate regole ancora più stringenti nei confronti dei commerci di fauna, sia per tutelare la salute umana che per il benessere degli animali che sono al centro di questi traffici. È possibile sottoscrivere la petizione su wwf.it/illegaltrade.