Le catene della Grande Distribuzione Organizzata fanno passi avanti per il giusto prezzo chiesto da Oxfam con una campagna di sensibilizzazione
La campagna “Al Giusto prezzo, in un nuovo rapporto e in una nuova pagella” lanciata da Oxfam un anno fa chiedeva alla Grande Distribuzione Organizzata di impegnarsi all’interno della propria filiera di approvvigionamento agricolo sui temi della trasparenza e accountability, dei diritti dei produttori di piccola scala, dei diritti dei lavoratori agricoli e dei diritti delle donne. Oxfam è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo.
Sulla base dei dati pubblici resi disponibili dalle stesse aziende, Oxfam ha analizzato i passi compiuti nell’ultimo anno dai cinque big della GDO in Italia Coop, Conad, Esselunga, Gruppo Selex e Eurospin e ne è risultato che, complessivamente, tutte le aziende analizzate hanno compiuto passi in avanti.
Coop mantiene in media i punteggi più alti su tutti i parametri presi in esame, con un miglioramento complessivo del +13% delle proprie politiche. Significativi sono anche i progressi di Conad e Esselunga in tema di tutela dei lavoratori, entrambi con un +25%, e di difesa dei piccoli produttori, rispettivamente +25% e +21%. Selex, che ha messo in campo un progressivo impegno in termini di trasparenza, con la pubblicazione di policy aziendali inerenti i diritti umani nelle filiere, e l’avvio di un importante progetto di produzione agricola etica.
Un lavoro, spiega Garantitaly, che porta l’azienda dallo 0% del 2018 ad un +23% nel 2019. Sul tema dei diritti delle donne, solo Coop raggiunge un +14%, mentre le altre quattro aziende ottengono un punteggio pari a zero, per il secondo anno.
“Senza misure urgenti e immediate, moltissimi piccoli produttori rischiano di cadere ancor di più nella spirale della fame e della povertà estrema in Sud America, in Asia e in Africa. Basti pensare a quanto sta accadendo in Africa occidentale, dove l’impatto del coronavirus si combina con la stagione secca e il conflitto in corso nell’area: la popolazione è sempre più allo stremo e i lavoratori del settore alimentare sono impegnati in una strenua lotta per continuare a produrre cibo. I prezzi dei beni alimentari di base stanno schizzando alle stelle e in tutta l’area, secondo le stime di Oxfam e di altre 7 organizzazioni, fino a 50 milioni di persone potrebbero ritrovarsi alla fame entro agosto. Per sconfiggere questa pandemia, occorrono nuove politiche sia da parte dei Governi che da parte del settore privato, in grado davvero di non lasciare indietro nessuno” afferma Elisa Bacciotti di Oxfam.