Asma severo non controllato, risultati promettenti con masitinib: il primo inibitore di tirosin chinasi è in grado di ridurre le riacutizzazioni
Masitinib, primo inibitore di tirosin chinasi studiato nell’asma, è in grado di ridurre le riacutizzazioni di malattia in misura superiore al placebo nei pazienti con asma severo non controllato dagli steroidi orali.
E’ questo il responso incoraggiante di un trial, la cui presentazione era prevista in occasione dell’American Thoracic Society International Conference, prevista in questi giorni e annullata causa Covid-19.
Masitinib, a livello farmacologico, è una “small molecule” avente come bersaglio tre tirosin chinasi (KIT, LYN e FYN) coinvolte nella funzionalità delle cellule dendritiche, epiteliali e delle mastocellule, tipologie cellulari implicate a vario titolo nei meccanismi patogenetici dell’asma.
Uno studio proof-of-concept di piccole dimensioni aveva già dimostrato la capacità di questa molecola di migliorare il controllo dell’asma steroido-dipendente. Su questi presupposti è nato il nuovo studio che ha valutato il trattamento con masitinib orale (6 mg/die) dell’asma severo persistente nonostante il trattamento con steroidi orali (>5 mg/die) e le combinazioni ICS/LABA a dosaggio elevato.
Lo studio: disegno e outcome
Lo studio, avente uno schema di randomizzazione 2:1, ha sottoposto, rispettivamente, 240 e 115 pazienti a trattamento con masitinib o placebo. La fase di trattamento dello studio, della durata di 36 settimane, è stata iniziata dopo una fase di run-in in singolo cieco con placebo della durata di 2 settimane.
L’endpoint primario era rappresentato dalla riduzione del tasso annualizzato di riacutizzazioni asmatiche severe durante l’intero periodo di esposizione al trattamento.
Nel dettaglio, l’evento di riacutizzazione severa era definito dal peggioramento dell’asma, con conseguente ospedalizzazione o incremento della dose di mantenimento di corticosteroidi per un periodo superiore ad almeno 3 giorni.
Tra gli endpoint secondari valutati vi erano, invece, la FEV1, la FVC, il punteggio riportato al test di controllo dell’asma (ACT) e quello relativo alla qualità di vita legata alla condizione asmatica (AQLQ).
In aggiunta a questa coorte di pazienti, i ricercatori hanno consideratp una seconda coorte, costituita da 271 pazienti assegnati a trattamento con masitinib e da 133 pazienti assegnati a trattamento con placebo, per l’analisi di safety.
Risultati principali
Il tempo medio di esposizione ai trattamenti assegnati dalla randomizzazione è stato pari, approssimativamente, a 60 settimane.
Dall’analisi è emerso che, rispetto al placebo, il trattamento con masitinib era associato ad una riduzione statisticamente significativa del tasso di riacutizzazione severa di asma pari al 35% (RR: 0,64; IC95%: 0,48-0,84; p=0,0014).
Non solo: in una sottopopolazione di pazienti con una conta eosinofilica ≥150 cellule/μL, è stata osservata una riduzione significativa delle riacutizzazioni severe di malattia pari al 38% nei pazienti trattati con masitinib rispetto a placebo (RR=0,69; IC95%= 0,49-0,95; p =0,0249).
A 96 settimane, i pazienti trattati con masitinib hanno mostrato una variazione quadratica media della FEV1 rispetto al basale di entità maggiore rispetto al placebo (0,0989 vs 0,0314, rispettivamente; RR= 0,0675; IC95%=0,0125-0,1225; p=0,016).
Passando alla safety, la proporzione di pazienti che ha presentato almeno un evento avverso è stata pari all’83,4% nel gruppo trattato con masitinib vs. 82% nel gruppo placebo. I tassi di eventi avversi seri nei due gruppi sono stati pari, invece, al 17,7% e al 16,5%.
Pertanto, concludono i ricercatori “masitinib ha dimostrato un profilo rischio-beneficio positivo in un periodo di tempo rilevante e potrebbe configurarsi come una nuova opzione di trattamento nell’asma severo, indipendentemente dal livello iniziale di eosinofili”.