Francigena: ostelli e case del pellegrino in crisi


Via Francigena: ostelli e case del pellegrino in crisi per il Covid-19. I Gruppi Ricerca Ecologica Lazio hanno lanciato un appello a tutti gli enti gestori

Via Francigena: ostelli e case del pellegrino in crisi per il Covid-19. I Gruppi Ricerca Ecologica Lazio hanno lanciato un appello a tutti gli enti gestori

Con il distanziamento sociale strutture come ostelli e case del pellegrino potrebbero essere destinate a chiudere. Nella giornata europea dei Parchi, i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio hanno lanciato un appello a tutti gli enti gestori di aree protette attraversate dalla Via Francigena (sia da nord che a sud di Roma) affinché regolamentino il bivacco e promuovano il turismo lento e l’accoglienza. Ad oggi, infatti, la normativa nazionale per poter piantare una tenda e passare la notte sotto le stelle è estremamente confusa e, in base al D. Lgs. 31/3/1998 n. 112, sono le Regioni a potersene occupare direttamente o delegando la regolamentazione ai Comuni e ai Parchi. Sebbene in molti regolamenti sia esplicitamente vietato il campeggio, non è ben chiaro se in questo divieto sia compreso.

Oggetto: appello per favorire il “turismo lento” e l’accoglienza lungo la Via Francigena regolarizzando il bivacco nelle aree protette
Spett.le Ente Gestore,
ad oggi la normativa nazionale per poter piantare una tenda e passare la notte sotto le stelle è estremamente confusa e, in base al D. Lgs. 31/3/1998 n. 112, sono le Regioni a potersene occupare direttamente o delegando la regolamentazione ai Comuni e ai Parchi.
Sebbene in molti regolamenti sia esplicitamente vietato il campeggio, non è ben chiaro se in questo divieto sia compreso anche il bivacco.
Ma cosa distingue il bivacco dal campeggio? Il bivacco prevede di piantare una tenda/riparo esclusivamente dal tramonto all’alba: questo perché un riparo costituisce, il più delle volte, un fattore fondamentale per la sopravvivenza.
Una ricerca effettuata da smokymountains.com su centinaia di sopravvissuti in seguito allo loro scomparsa tra le montagne e i boschi del Nord America, evidenzia che nel 10% dei casi la principale fonte di calore e di aiuto per garantirne sopravvivenza in attesa dei soccorsi sia stata un riparo notturno. Seppur il 10% possa sembrare una piccola percentuale, in valore assoluto si coglie l’importanza del fenomeno.
QUESTO È IL MOMENTO PER REGOLARIZZARE IL BIVACCO
Ancor più in questo eccezionale momento storico in cui viene chiesto di limitare il contatto con un impatto significativo che ricadrà su molte strutture ricettive (immaginate le camerate di ostelli e rifugi), una soluzione per gli amanti della natura, dei trekking e dei cammini, potrebbe essere proprio quella di vivere la loro esperienza pernottando in tenda.
Ci potrebbe esser obiettato che a lungo termine questo potrebbe causare un maggior danno per le strutture già presenti. Noi non crediamo che ciò sia possibile: i pellegrini, i camminatori e gli escursionisti legati alla vita di ostelli e rifugi sono comunque tantissimi e rendere possibile anche il bivacco potrebbe attirare nuovi viaggiatori addirittura incrementando le opportunità per le strutture ricettive di offrire servizi come colazioni, pranzi, cene o la tradizionale birra a fine escursione prima di crogiolarsi in tenda. Esattamente come già accade nei Paesi Scandinavi o in Scozia.
Proprio per questo la concessione del bivacco in particolare nelle aree protette attraversate dalla via Francigena potrebbe consentire alle strutture di diversificare le proprie attività colmando la minore ricettività erogabile a causa del distanziamento sociale con un maggior volume di lavoro nella ristorazione.
I GRE per un rilancio del “turismo lento” e dell’accoglienza!
Gruppi Ricerca Ecologica Lazio