In Toscana la pelletteria accusa il colpo Covid: le aziende del settore hanno perso il 37% di fatturato e il 45% di ordinativi
Anche la pelletteria Toscana fa i conti con l’eredità lasciata dell’emergenza Covid-19. Il bilancio, dopo 30 giorni dalla ripartenza delle attività dopo il lockdown, è tutto in negativo. Un dato comune a tutte le aziende italiane del comparto pelle ma che per la Toscana pesa davvero tanto, considerando che qui si concentra il 58% delle imprese pellettiere nazionali. Nel primo trimestre 2020 si è registrato calo medio del fatturato pari al 37%, mentre gli ordinativi si sono ridotti mediamente di circa il 45%. Sono i dati che emergono dall’ultima indagine di Confindustria Moda e dai sondaggi effettuati tra gli associati di Assopellettieri in tutta Italia. Completa il quadro l’indice Istat della produzione industriale per la pelletteria, che registra nel mese di marzo un forte decremento: -57% circa su marzo 2019.
«Sappiamo bene che il 60% del numero assoluto è rappresentato dal tessuto toscano – commenta Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al Distretto Toscano -. Per la Toscana si tratta di un problema imponente perché coinvolge anche tutta la filiera conciaria. La crisi c’è: la preoccupazione è a tutti i livelli e in particolare tra le piccole e medie imprese. Per questo Assopellettieri sta lavorando a soluzioni a tutto campo per aiutare le imprese toscane a risollevarsi. Sono già stati deliberati una serie di progetti e di opportunità che riguardano il marketing strategico e l’affiancamento per rientrare sul mercato con produzioni di tendenza. Le imprese saranno aiutate anche nelle operazioni di affidamento bancario finalizzate alla ristrutturazione e agli investimenti necessari per il rilancio sul mercato. Un paniere di opportunità per consentire alle realtà di uscire a testa alta da questa tempesta».
«Non scopriamo nulla di nuovo, ci eravamo preparati a dei numeri “difficili” ed eccoli qui – commenta Franco Gabbrielli, presidente di Assopellettieri – la chiave ora non è guardare al passato ma rimettersi immediatamente in moto per recuperare il terreno perso. In questo momento quello che ci preoccupa non è certo la capacità di reazione delle nostre aziende: siamo pellettieri, abbiamo la pelle dura, sacrificio e sudore non ci hanno mai fermato, ma il ruolo fondamentale deve essere svolto dal Governo che deve metterci nelle condizioni di ripartire. Serve un intervento strutturale, è necessaria la liquidità tanto promessa ma che fino ad oggi in pochissimi hanno visto (e con tante difficoltà): è necessario semplificare le procedure e ridurre i tempi per svolgerle, sono essenziali provvedimenti più forti in tema fiscale e un concreto sostegno all’export che rappresenta l’85% del fatturato delle nostre imprese».