Psoriasi, risankizumab mantiene l’efficacia a 2 anni secondo i risultati dello studio di fase III pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology
Nel trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave, l’inibitore dell’interleuchina-23 risankizumab ha mostrato un’efficacia superiore al placebo nel corso dei due anni di durata dello studio di fase III pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.
«Questo è il quarto e ultimo trial clinico di fase III condotto ai fini dell’approvazione della Fda per risankizumab nel trattamento della psoriasi» ha affermato il primo autore Andrew Blauvelt dell’Oregon Medical Research Center di Portland. «A mio parere i tre elementi chiave di un buon farmaco per la psoriasi sono efficacia, sicurezza e convenienza. Come evidenziato da questo studio della durata di 2 anni, risankizumab si è dimostrato molto efficace, molto sicuro e conveniente, con solo 4 somministrazioni in un anno per il mantenimento, e questo lo rende una scelta eccellente per i pazienti che necessitano di una terapia biologica».
Approvato per la psoriasi nell’aprile 2019, risankizumab si è aggiunto ad altri farmaci biologici inibitori dell’interleuchina-23 approvati con questa indicazione, ossia tildrakizumab, guselkumab e ustekinumab, dove l’ultimo è un doppio inibitore IL-12/23. Altri biologici approvati per la terapia della psoriasi sono gli inibitori dell’IL-17 secukinumab, ixekizumab e brodalumab.
Fase 1 dello studio: risankizumab o placebo per 16 settimane
La fase iniziale in doppio cieco della durata di 16 settimane dello studio multicentrico di fase III denominato IMMhance ha coinvolto 507 pazienti, randomizzati in rapporto 4:1 a ricevere 150 mg di risankizumab per via sottocutanea o placebo alle settimane 0 e 4. Tutti i soggetti erano adulti e avevano una psoriasi a placche cronica da moderata a grave stabile da un minimo di 6 mesi, con almeno il 10% di superficie corporea coinvolta, un punteggio PASI di 12 o superiore e un punteggio sPGA di almeno 3.
Al termine delle 16 settimane di trattamento, il 73,2% dei pazienti sottoposti a risankizumab ha raggiunto l’endpoint co-primario di miglioramento di almeno il 90% nel punteggio dello Psoriasis Area and Severity Index (PASI), rispetto al solo 2% del placebo (p<0,001).
Nell’altro endpoint co-primario, l’83,5% dei pazienti in trattamento ha raggiunto un punteggio dello static Physician’s Global Assessment (sPGA) di 0 o 1 (pelle libera o quasi libera da lesioni) alla settimana 16, contro il 7% del placebo (p<0,001).
Fase 2 dello studio: switch da placebo a risankizumab per 12 settimane
Nella seconda parte della sperimentazione, che dopo le prime 16 settimane è continuata in cieco per ulteriori 12 settimane, tutti i pazienti sottoposti a placebo sono passati a risankizumab. Entro la settimana 28, il 76,7% del gruppo di trattamento originale ha raggiunto o ha mantenuto un miglioramento del 90% nel punteggio PASI, rispetto al 60,2% dei partecipanti che hanno fatto lo switch dal placebo.
Allo stesso modo, l’82,8% dei soggetti sottoposti al trattamento fin dall’inizio ha raggiunto un punteggio sPGA di 0 o 1 rispetto al 77,4% di quelli che sono passati a risankizumab nella seconda fase.
Fase 3 dello studio: sospensione del trattamento attivo
La terza parte dello studio, che è iniziata alla settimana 28 fino al raggiungimento dei due anni, includeva i partecipanti al gruppo di trattamento iniziale che avevano già ottenuto un punteggio sPGA di 0 o 1, randomizzati a ricevere risankizumab o placebo ogni 12 settimane, come test di sospensione del farmaco.
Alla settimana 52, l’87% di quanti hanno continuato risankizumab ha mantenuto un punteggio sPGA pari a 0 o 1, rispetto al 61,3% dei pazienti passati al placebo. Dopo un ulteriore anno di trattamento (fino alla settimana 104), l’81% dei trattati con risankizumab ha mantenuto questo punteggio, rispetto soltanto al 7,1% di quanti hanno sospeso il trattamento attivo e sono passati al placebo alla settimana 28.
«Nei primi responders al farmaco, un numero considerevole di pazienti ha ottenuto un’efficacia prolungata e duratura per lunghi periodi di tempo dopo aver interrotto il farmaco», ha aggiunto Blauvelt. «Alla settimana 52, quindi 36 settimane dopo aver ricevuto l’ultima dose del farmaco, hanno ottenuto un miglioramento del 90% o del 100% del punteggio PASI rispettivamente il 52% e il 30% dei pazienti.
Nel complesso il profilo di sicurezza di risankizumab era paragonabile a quello del placebo alla settimana 16 ed è rimasto stabile nel tempo senza nuovi risultati di sicurezza. «Insieme, questi risultati supportano l’uso di risankizumab per 12 settimane come farmaco efficace e sicuro per il mantenimento dell’efficacia clinica nei pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave» hanno concluso gli autori.
Blauvelt ha fatto presente che questo tipo sperimentazione randomizzata con sospensione del trattamento viene richiesta dalla Fda per valutare se i pazienti necessitano ancora del farmaco dopo aver raggiunto l’obiettivo terapeutico desiderato. «Rispetto ad altri studi di questo tipo condotti nella psoriasi con altri farmaci biologici, risankizumab ha dimostrato gli effetti clinici più duraturi» ha sottolineato.
Sono attualmente in corso altri studi di fase I, II e III per valutare risankizumab in altre malattie infiammatorie, tra cui colite ulcerosa, morbo di Crohn, artrite psoriasica e dermatite atopica.