Infezioni da herpes zoster più frequenti, almeno fino a cinque volte, nelle donne trattate per sclerosi multipla rispetto agli uomini secondo un nuovo studio
Le segnalazioni di infezione da virus dell’herpes zoster (HZV) tra i pazienti con sclerosi multipla (SM) trattati con terapie che modificano la malattia (DMT) sono quasi cinque volte più elevate tra le donne rispetto agli uomini e si verificano comunemente nelle persone sotto i 40 anni. È quanto suggerisce un nuovo studio sugli eventi avversi derivanti da vari DMT, i cui risultati sono stati presentati al meeting annuale virtuale del Consortium of Multiple Sclerosis Centers (CMSC).
È noto che i DMT sono associati a un rischio potenzialmente aumentato di infezioni opportunistiche, tra cui quella da HZV. Tuttavia, mancavano dati su aspetti quali la frequenza relativa e la distribuzione dei casi tra gruppi distinti per età e genere, ha affermato l’autore principale Nicola Carlisle, del Medical College of Wisconsin, a Milwaukee.
«Nella mia pratica, ho notato che i pazienti trattati con DMT sviluppavano herpes zoster e varicella in età molto più giovane di quanto sarebbe stato tipico, quindi eravamo interessati a studiare la distribuzione dei casi tra le persone trattate con DMT» ha specificato.
Analisi basata per genere, età e tipo di farmaco
Per lo studio, Carlisle e colleghi si sono rivolti ai dati del Sistema di segnalazione degli eventi avversi della Food and Drug Administration (FDA). Hanno analizzato i rapporti sugli eventi avversi che hanno coinvolto l’HZV e la varicella tra i pazienti con SM tra gennaio 1999 e giugno 2019. Le segnalazioni hanno coinvolto una serie di DMT per SM, tra cui interferone-beta, glatiramer acetato, natalizumab, fingolimod, teriflunomide, dimetilfumarato, alemtuzumab e ocrelizumab.
I DMT approvati di recente, tra cui cladribina e siponimod, sono stati esclusi a causa di un numero insufficiente di segnalazioni. Sui 3.335 rapporti che sono stati identificati, i ricercatori hanno trovato i più alti tasso i medi annuali di segnalazione di HZV per natalizumab, con 115.,4 rapporti, e i più bassi per glatiramer acetato, con solo 5,3 rapporti.
I tassi medi annuali di segnalazioni per HZV tra gli altri DMT erano 88,3 per ocrelizumab, 73,4 per dimetilfumarato, 72,9 per fingolimod, 32,9 per interferone-beta, 21,7 per alemtuzumab 13,9 per teriflunomide. Complessivamente, i rapporti di HZV erano 4,5 volte più comuni tra le femmine, andando da valori 2,1 volte superiori con alemtuzumab a 11,4 volte maggiori con interferone-beta.
Le più alte percentuali di rapporti hanno coinvolto persone intorno ai 50 anni, con le eccezioni di fingolimod, che ha avuto il più alto tasso di rapporti in pazienti quarantenni, e alemtuzumab, in cui la più alta percentuale di segnalazioni ha coinvolto pazienti sui 30 anni. Allo stesso tempo, ben il 25,7% dei casi si è verificato in persone di età inferiore ai 40 anni, mentre il 77,6% delle segnalazioni totali di HHZV riguardavano fasce di età tra i 31 anni e i 60 anni.
«Questi tassi sono diversi da quelli previsti nella popolazione con herpes zoster, che di solito coinvolge persone sopra i 60 anni» afferma l’autore. Carlisle fa notare che, sebbene la SM colpisca più donne rispetto agli uomini, l’aumento di cinque volte di HZV supera ampiamente il rapporto femmina-maschio nella SM, che è di circa 2,5 a 1. Il ricercatore ipotizza che un solo fattore che spieghi le segnalazioni più elevate di pazienti più giovani potrebbe essere che meno pazienti più anziani assumono DMT.
«Molti dei nostri pazienti con SM non possono essere trattati con DMT quando sono più anziani o possono essere trattati con DMT più vecchi che non hanno altrettanto rischio di infezioni opportunistiche o attivazione, o alcuni pazienti più anziani potrebbero non essere più trattati con questi farmaci» specifica.
Ricadute pratiche, nel parere di un esperto
Numerosi fattori potrebbero spiegare i tassi più elevati di donne che sviluppano HZV, commenta Joshua Katz, condirettore dell’Elliot Lewis Center for Multiple Sclerosis Care di Wellesley, nel Massachusetts. «Ci si può chiedere, per esempio, se una gravidanza abbia avuto un ruolo, e se alcune delle donne erano trattate con farmaci precedenti» ha detto. «Quindi la differenza statistica è interessante, ma è difficile capire quale possa essere la spiegazione».
Mentre i DMT in genere possono tipicamente essere più efficaci nel sopprimere una fiammata di SM anche se un paziente sviluppa herpes zoster, il rischio dell’HZV, di per sé, è preoccupante» aggiunge Katz. «Quasi ogni infezione che stimola una risposta infiammatoria ha qualche rischio di peggioramento dei sintomi della SM. Comunque, il rischio più grande resta probabilmente l’herpes zoster stesso e l’andare incontro a nevralgia post-herpetica».
«A volte ci possono essere problemi neurologici indipendenti dalla SM, e questo è probabilmente un rischio maggiore rispetto al peggioramento della SM» continua. «I medici dovrebbero quindi tenere conto dell’herpes zoster prima di iniziare una terapia con DMT sui pazienti».
«Per molti dei farmaci immunosoppressori, è possibile controllare i livelli basali di anticorpi dei pazienti per lo zoster e, se non hanno anticorpi, si possono vaccinare» osserva. Il nuovo vaccino HZV non è un vaccino vivo e ha un alto tasso di efficacia «quindi si ritiene di poterlo tranquillamente somministrare nella maggior parte dei casi».