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Step Up!: parla l’ambasciatrice Ginevra Candidi

Ginevra Candidi parla della campagna Step Up!, realizzata in Italia da D.i.Re - Donne in Rete contro la Violenza: "La prevenzione parte dai social"

Ginevra Candidi parla della campagna Step Up!, realizzata in Italia da D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza: “La prevenzione parte dai social”

“Credo che per le persone della nostra età sia importantissimo stare attente a ciò che succede intorno a noi. E visto che la questione della violenza domestica contro le donne è parte di un problema molto più grande che riguarda tutti gli ambiti della società in cui viviamo, secondo me è essenziale essere consapevoli di cosa significa e cosa poter fare nella propria sfera individuale, ma anche a livello collettivo. Se non saremo noi primi a combattere per il cambiamento questo cambiamento non avverrà di certo da solo”.

È determinata Ginevra Candidi nel rivolgere il suo appello ai giovani e alle giovani per sensibilizzarli sul tema del contrasto alla violenza maschile contro le donne, che sarà la sua missione per i prossimi due anni da Youth Ambassador per la campagna europea ‘Step Up!’, realizzata in Italia da D.i.Re-Donne in Rete contro la Violenza. Scelta dalla rete europea dei centri antiviolenza Wave-Women Against Violence Europe, Ginevra, romana di 24 anni, laureata triennale in Scienze Politiche, grazie alla sua tesi sulla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – nota come Convenzione di Istanbul – capisce che la sua strada aveva a che fare con la comunicazione e con i diritti umani.

“Ho deciso di seguire, dopo la triennale, un master in Diritti Umani a Utrecht e proseguire con un tirocinio in una Ong che si occupa di violenza contro gli uomini in Africa in contesti di guerra- spiega all’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) -. Appassionata di comunicazione, ho deciso di continuare i miei studi con una magistrale in marketing, per combinare il mio interesse per i diritti umani con un aspetto più pratico, e di collaborare con la testata online ‘Lo Spiegone’, in cui mi occupo di diritti umani e diritto internazionale”.

Ha già le idee chiare, Ginevra, su come affronterà un tema tanto delicato coi suoi coetanei.

“In quanto Youth Ambassador selezionata da Wave Network il mio ruolo a partire da luglio sarà quello di lavorare in sinergia con altre 10-12 ragazze provenienti da altri Paesi europei e a stretto contatto con D.i.Re, per sensibilizzare i giovani sul tema- aggiunge– Quello che secondo me è importante in questo momento per veicolare il messaggio è trovare un modo di comunicare che sia comprensibile e coinvolgente per il pubblico a cui ci si rivolge, che in questo caso sono i giovani”.

Dibattiti, campagne, incontri e altre forme “più eclettiche” di comunicazione fanno parte della ricetta di Ginevra Candidi, che considera fondamentale il ricorso ai nuovi mezzi di comunicazione.

“Secondo me è essenziale partire dalla concezione che i social sono una conditio sine qua non per parlare di questo argomento”, per far scattare in ragazzi e ragazze una curiosità che li faccia “arrivare poi a un luogo fisico dove possano comunicare, imparare o scambiarsi delle opinioni”.

Per aiutare i suoi coetanei a comprendere il fenomeno, Ginevra partirebbe, quindi, dall’assunto che la violenza contro le donne“non si limita a una singola fattispecie o a un singolo evento, ma che è una cosa molto più endemica e sistemica. Per tanto tempo, per me- confessa la ragazza- è stato un fatto di cronaca, percepito come ‘è successo questo nuovo femminicidio, un’altra donna ha subito questo’, ma non era collocato in uno scenario”.

Nel corso del tempo, però, “credo che le persone della mia età si siano avvicinate alla tematica in maniera omnicomprensiva. Come generazione siamo più attenti rispetto ai nostri genitori a queste problematiche, perché abbiamo dovuto confrontarci con un mondo diverso”, molto più “interconnesso”, per cui “è difficile non porsi delle domande”.

Ma la consapevolezza non è mai abbastanza “e va necessariamente fatta crescere, perché è un problema che non viene affrontato banalmente anche dalle istituzioni”.

Come durante la pandemia, quando “ho visto che sono stati stanziati più fondi che hanno permesso di mantenere aperti alcuni centri antiviolenza durante la fase più acuta della pandemia” e poi “ho letto sui giornali che una donna, scappata da un marito violento, non ha potuto accedere al centro antiviolenza perché non aveva il tampone negativo, perché non era stato concesso dalla Asl”.

Secondo la Youth Ambassador di Wave questo episodio rappresenta “un controsenso, che ha costretto la donna a tornare tra le braccia della persona da cui stava scappando. È necessario un cambio di rotta- avverte Ginevra- cambiare l’approccio alla questione e non limitarci a fare provvedimenti che poi cadono nel vuoto”.

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