Il fenomeno dello zoombombing spesso indica un disagio del soggetto che lo compie ed è la spia di una società sempre più fragile
Negli ultimi tempi la piattaforma Zoom ha avuto un maggior afflusso di utenti. Viene utilizzata per conferenza, lezioni, videochiamate. Questo maggiore utilizzo ha fatto sì che emergesse un fenomeno di complessa identificazione, specchio di una crisi individuale legata al Covid-19: lo “zoombombing”. Esso consiste nell’interrompere con ingressi, foto, chat e altro materiale a carattere per lo più offensivo, una conferenza o lezione. L’intrusione durante una conferenza, al fine di creare scompiglio e distrazione, è una sorta di richiamo di attenzione e di variante alla solita routine.
Zoombombing, spesso indica un disagio del soggetto che lo compie
Paragonabile al disturbatore della classe, il soggetto che si approccia a tale fenomeno sente l’esigenza di portare una parte di sé all’interno del gruppo. Il carattere del disturbo legato ad offese spesso a sfondo razzista o pornografico racchiude in sé un bisogno di esternare una critica rivolta al sociale con una componente di rabbia e difficoltà proprie. Che sia una conferenza dove non si conoscono i partecipanti o una videolezione della propria classe, queste incursioni rappresentano un disagio del soggetto che si inserisce in modo inappropriato. In classe il creare scompiglio porta spesso i ragazzi a manifestare il proprio malessere e ad essere attenzionati dalla classe. Difendersi da queste incursioni che minano la privacy e la già difficile attività, magari di didattica a distanza, è possibile grazie ad alcuni accorgimenti specifici.
Zoombombing, spia di una società sempre più fragile
Questo fenomeno, così come il cyberbullismo, è la spia di una società sempre più fragile. Il rapporto con la rete cambia in maniera esponenziale e i ragazzi la utilizzano sempre più per mantenere il contatto. L’utilizzo consapevole e la possibilità di avere delle misure di sicurezza per evitare questi atti è una prerogativa delle varie piattaforme di videocall.
di Francesca Di Tullio per Dire Giovani (www.diregiovani.it).