Diabete, la storia clinica dei pazienti fa prevedere l’aspettativa di vita negli anziani secondo un nuovo studio pubblicato su Diabetes Care
Utilizzando i dati dei pazienti, come una storia di patologie concomitanti e di assunzione di farmaci, i medici possono prevedere l’aspettativa di vita a 5 e 10 anni nelle persone anziane con diabete. Una possibilità che può aiutare clinici e pazienti a sviluppare obiettivi terapeutici personalizzati che bilancino rischi e benefici. Lo riporta un nuovo studio sui pazienti inclusi nel database del sistema sanitario dei veterani di Boston e pubblicato sulla rivista Diabetes Care.
La sperimentazione è stata avviata considerando che nelle persone anziane con diabete le linee guida raccomandano di individualizzare gli obiettivi del trattamento, sui quali incidono fattori quali patologie concomitanti, malattie mentali o cancro, complicanze del diabete come malattia renale cronica, insufficienza cardiaca e, in generale, anche l’aspettativa di vita.
Dal momento che i benefici della riduzione della glicemia possono richiedere diversi anni, per alcuni adulti più anziani con un’aspettativa di vita più limitata l’onere del trattamento potrebbe non valere i benefici che ne derivano. «Le linee guida purtroppo non forniscono indicazioni ai medici su come decidere se le persone rientrano in queste fasce diverse di aspettativa di vita», ha osservato Kevin Griffith del Veterans Affairs Boston Healthcare System, che ha guidato lo studio. «Inoltre i clinici sono notoriamente imprecisi nel prevedere l’aspettativa di vita, anche gli studi spesso la sovra/sottostimano. Abbiamo sviluppato modelli con elevata validità predittiva della mortalità futura in un ampio campione di veterani anziani con diabete».
«Il nostro obiettivo era quello di utilizzare le migliori informazioni disponibili per informare il processo decisionale per la definizione degli obiettivi di controllo del glucosio. Medici e pazienti, ovviamente, possono quindi usare il proprio giudizio per prendere una decisione» ha aggiunto l’autore senior Paul Conlin.
Tre fasce di aspettativa di vita
I ricercatori hanno esaminato i dati delle cartelle cliniche elettroniche di oltre 275mila ex-combattenti delle forze armate con diabete di almeno 65 anni di età.
Usando tecniche di modellazione predittiva, hanno identificato 37 fattori in precedenza collegati o sospettati di avere un impatto sulla mortalità negli anziani con diabete: variabili demografiche (età, sesso, stato civile), prescrizioni di insulina o sulfoniluree, biomarcatori come emoglobina glicata, pressione sanguigna, indice di massa corporea e livelli di colesterolo e trigliceridi. Tra questi fattori vi erano anche la storia dei ricoveri e della gestione ambulatoriale e oltre 20 procedure mediche e problemi di salute verificatesi in contemporanea.
I risultati hanno posto i pazienti in tre intervalli temporali per l’aspettativa di vita: entro 5 anni, 5-10 anni e più di 10 anni. I modelli finali per la mortalità a 5 e 10 anni avevano un’alta validità predittiva e dimostrano l’importanza di diverse caratteristiche individuali e specifiche della condizione che possono informare i medici e i pazienti sull’aspettativa di vita.
«Non stiamo dicendo che uno di questi fattori di rischio si traduca necessariamente in una riduzione dell’aspettativa di vita», ha commentato Griffith. «Tuttavia, quanti più sono i fattori di rischio di un individuo, tanto più il rischio di una maggiore mortalità nel tempo è elevato».
Per i ricercatori questi risultati potrebbero aiutare i medici a utilizzare processi decisionali condivisi per stabilire intervalli target di emoglobina glicata che bilancino benefici e rischi del trattamento.
Limitazioni dello studio
Dato che l’analisi si basava su una coorte di veterani e su adulti più anziani, è possibile che i risultati non possano essere generalizzati ad altre situazioni. Tuttavia, i modelli predittivi possono essere valutati da altri sistemi di assistenza sanitaria che hanno simili registri elettronici di dati.
È anche possibile che i recenti cambiamenti nell’approccio agli anziani con diabete, come una minore enfasi sul controllo rigoroso della glicemia, così come i progressi del trattamento specialmente per l’insufficienza cardiaca congestizia e la malattia renale cronica, possano influenzare i risultati del modello.
Conlin ha affermato di sperare che in futuro siano utilizzati modelli predittivi per aiutare i medici e i pazienti a stabilire reciprocamente gli obiettivi di trattamento del diabete. Tuttavia, ha osservato che i risultati dello studio sono da subito rilevanti per i clinici.
«I nostri risultati identificano molteplici condizioni comuni che possono essere facilmente identificate nella pratica clinica e assistono i medici nel processo decisionale condiviso con i pazienti, una raccomandazione chiave delle linee guida per il diabete del Veterans Affairs/U.S. Department of Defense» ha concluso.