Alopecia areata, con il tempo aumenta il rischio di infarto miocardico acuto secondo uno studio sudcoreano pubblicato sulla rivista Jama Dermatology
Gli individui con alopecia areata hanno mostrato un aumento significativo del rischio di infarto miocardico acuto con il passare del tempo rispetto ai soggetti non malati, suggerendo l’importanza di uno stretto monitoraggio a lungo termine di questi pazienti. Sono le conclusioni di uno studio retrospettivo sudcoreano pubblicato sulla rivista Jama Dermatology.
«I nostri risultati probabilmente implicano che l’alopecia areata non è una malattia autoimmune limitata alla pelle ma ha un impatto sistemico. Nel tempo i pazienti che ne soffrono sono a maggior rischio di sviluppare un infarto miocardico acuto, nonostante abbiano inizialmente un miglior profilo di rischio cardiovascolare» ha dichiarato il primo autore dello studio Jung-Won Shin del Seoul National University Bundang Hospital a Seongnam.
L’alopecia areata è una malattia infiammatoria autoimmune che procura una perdita di capelli/peli non cicatriziale. Di solito le aree interessate riguardano il cuoio capelluto e si presentano abbastanza definite e circoscritte, spesso di forma circolare o ovale, e restano tali anche durante tutto il tempo di progressione della malattia. È tuttavia frequente che i capelli ricrescano spontaneamente, portando a una risoluzione naturale della patologia.
Si stima che ne sia affetta circa il 2% della popolazione mondiale, senza particolari differenze tra etnie e sesso. Colpisce più spesso i bambini e gli adolescenti fino ai 20 anni (il 50% dei casi circa) e diventa più rara negli anziani. Nonostante la patologia possa essere associata ad altre comorbidità autoimmuni o malattie atopiche, non si sa molto su quanto possa contribuire al rischio di malattie cardiovascolari.
Aumento esponenziale del rischio di infarto nel tempo
Lo studio di coorte retrospettivo ha utilizzato i dati del Korean National Health Insurance per identificare quasi 230mila pazienti di età compresa tra 30 e 89 anni con nuova diagnosi di alopecia areata tra il 2016 e il 2017. I fattori di rischio cardiovascolare, tra cui l’infarto miocardico acuto, la pressione sistolica e diastolica, il livello di zucchero nel sangue a digiuno, il livello sierico di colesterolo e la storia di abitudine al fumo, sono stati analizzati e confrontati con oltre 4,5 milioni di controlli senza la patologia cutanea.
Ad eccezione del fumo, i pazienti con alopecia areata tendevano ad avere un profilo di rischio cardiovascolare lievemente migliore rispetto ai controlli prima e dopo la diagnosi (partecipanti non fumatori con pressione sistolica normale vs controlli: rispettivamente 44,6% vs 42,7% e 57,8% vs 61,6% prima e dopo la diagnosi), con un’incidenza cumulativa di infarto del miocardio inferiore nel medio termine (HR 0,52 tra 2 e 4 anni). Tuttavia, con il progredire del follow-up, l’incidenza di infarto è cresciuta esponenzialmente nei soggetti con la malattia cutanea, fino a risultare doppia rispetto al gruppo di controllo (HR 2,06 tra 8 e 10 anni).
Allo stesso modo, anche dopo l’aggiustamento per il profilo di rischio cardiovascolare, nei pazienti con alopecia areata il rischio di sviluppare un infarto miocardico acuto era inferiore all’inizio del periodo di osservazione (rapporto di rischio aggiustato, aHR, di 0,17 tra 0-2 anni rispetto ai controlli. Tuttavia, 8 anni dopo la diagnosi, il rischio era più elevato in quelli con alopecia areata (aHR di 1,37 tra 8-10 anni) e da allora è incrementato (aHR di 4,51 tra 10-12 anni).
«Questi risultati suggeriscono che nei pazienti con alopecia areata un attento monitoraggio a lungo termine della salute cardiovascolare e dell’educazione snaitaria, così come le misure per evitare il fumo, potrebbero essere appropriato al fine di prevenire lo sviluppo di infarto miocardico acuto» hanno concluso gli autori dello studio.