La tocofobia è la paura della gravidanza e del parto, diversa da ansie e preoccupazioni: uno studio ha fatto emergere due varianti
In ogni tempo e cultura, tra le divinità figuravano molteplici dee che si occupavano della gravidanza e della nascita. Avevano un compito fondamentale, regolare e contenere lo sprigionarsi di emozioni in questi delicati momenti rituali di passaggio che la maternità porta con sé.
Anche oggi nonostante le tecniche mediche, il sapere sempre più avanzato e il tasso di mortalità in calo, non cambia quella sensazione di destabilizzazione che le trasformazioni fisiche e psicologiche comportano. Durante la gestazione la donna fa i conti con diverse fantasie e insieme alle aspettative crescono anche le paure.
Il termine tocofobia deriva dai due termini greci tocòs = parto e fobos (paura, timore), infatti è una paura legata alla gravidanza e in particolar modo al parto.
Nel 1958, il Dottor Luis Victor Marcé, nel suo “Traité de la folie des femmes enceintes, des nouvelles accouchées et des nourrices” (Trattato sulla follia delle donne incinta, delle puerpere e delle nutrici), descriveva la paura delle future mamme nei termini seguenti: “se esse sono primipare, l’attesa di un dolore sconosciuto le preoccupa oltremisura e le fa sprofondare in uno stato di ansia indescrivibile. Se sono già madri, sono terrorizzate dal ricordo del passato e dalle prospettive future; esse sono intimamente convinte di dover soccombere alla prova che le attende”.
Non parliamo quindi di ansie o preoccupazioni ma di una paura estrema, che domina ogni pensiero e diventa il punto di partenza di una disposizione malinconica che si estende a tutti i loro pensieri, il che corrisponde, in altri termini, a una vera e propria fobia depressiva.
Alcune donne praticano una contraccezione molto stretta, altre possono richiedere addirittura la sterilizzazione permanente. La paura è persistente tale che impedisce di riposare e rilassarsi, anche per frequenti incubi. Tutti i pensieri ruotano e vengono letti attraverso questa paura.
Uno studio inglese pubblicato sulla rivista scientifica online BJ Psych ha analizzato un campione di 26 donne con questa problematica. I risultati hanno fatto emergere due varianti della tocofobia:
Primaria: terrore del parto durante la gravidanza. La paura di questo evento sembra avere origine durante l’adolescenza. Le relazioni sessuali sono state nella norma e l’uso di contraccettivi scrupoloso. La maggior parte di queste donne hanno voluto un taglio cesareo. A seguito del parto in alcune donne si è rilevata una depressione post partum, mostrando una difficoltà a rapportarsi con il figlio.
Secondaria: si verifica dopo un parto traumatico o doloroso. Ci sono anche esperienze di parto semplici che però vengono vissute emotivamente come una violenza corporea e generano successivamente uno stato di ansia profondo.
Pur non essendo una patologia inserita nel DSM, alcune donne, supportate da questa fobia, si sottopongono a visita psichiatrica in modo tale da ottenere un certificato che obbliga il ginecologo a fare un parto con taglio cesareo. Bisogna sempre ricordare che il taglio cesareo è un intervento chirurgico addominale, e come tale è di gran lunga più invasivo e rischioso rispetto al parto per via vaginale.
Corsi di yoga o rilassamento, focalizzandosi sulla respirazione, aiutano a trovare nuovi strumenti per gestire il panico. É importante quindi promuovere una grande prevenzione che supporti e trasformi tutto il carico emotivo che la gravidanza comporta. L’informazione è un’arma importante.
Lo sapevi che….
La tocofobia può avere un correlazione con la depressione prenatale. Le donne spesso sono convinte che non riuscirebbero a partorire o una volta fatto nascere il feto questo sarebbe risultato morto.
Una altra correlazione viene fatta tra la tocofobia e le esperienze di abuso sessuale infantile e/o stupro. Dove il parto riattiverebbe ricordi traumatici
Una tecnica di approccio al parto che sta guadagnando popolarità è l’hypnobirthing. Si mira a dare consapevolezza alle donne e al partner, come visualizzazioni positive. La ginecologa Rebecca Starck sostiene che quando le donne hanno paura del travaglio e del parto aumentano le endorfine e i ricettori del dolore. La visualizzazione aiuterebbe a sopportare il dolore del travaglio. Potrebbero essere usati cd con musiche di meditazione o esercizi di focalizzazione.
La società, spiega la Dire Giovani (www.diregiovani.it), ci abitua a pianificare e a controllare tutto, questo porta ad incrementare i livelli di ansia sulle capacità o meno di poter stare dietro a tutto e sentirsi efficienti e adeguati. Il parto, investito da tante variabili, rende le madri sempre più vulnerabili a sopportare questo stress.