Dal 1 gennaio al 30 aprile di quest’anno sono stati complessivamente 1.679 i trapianti di staminali effettuati nonostante la pandemia
L’attività di trapianto di cellule staminali emopoietiche ha retto l’urto della pandemia, come riferisce Aiom nella sua newsletter. Dal 1 gennaio al 30 aprile di quest’anno sono stati complessivamente 1.679 i trapianti di staminali effettuati rispetto ai 1.775 dello stesso periodo del 2019 (-5,4%): una sostanziale tenuta a fronte delle molte difficoltà logistiche imposte dalle misure Covid. Il calo più consistente è avvenuto a marzo (-26,9% in confronto allo stesso mese nel 2019), ma un primo recupero dell’attività è stato visibile già ad aprile (-9,6%) e i dati provvisori di maggio sembrano confermare il trend in salita. Sono questi i dati del primo quadrimestre del 2020 dal Registro italiano Ibmdr e dal Gitmo (Gruppo italiano per il trapianto di midollo osseo, cellule staminali emopoietiche e terapia cellulare), pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti.
Leggermente più contenuto è stato il calo dei trapianti autologhi rispetto a quelli allogenici: -5,2% per le procedure (1097) realizzate a partire dalle cellule staminali del paziente stesso contro una diminuzione del 5,8% (582) per i trapianti che hanno richiesto un donatore. A causa del lockdown internazionale l’indicazione della Rete trapiantologica era stata quella di limitare le richieste di donazioni da alcuni Paesi esteri alle situazioni di urgenza nei casi di unicità del donatore e di assenza di donatori familiari o iscritti al Registro italiano: questo spiega la lieve riduzione dei trapianti da donatore non consanguineo (passati da 268 a 258, -3,7%) e il sensibile aumento di quelli da donatore familiare parzialmente compatibile (+13,6%, da 191 a 217). I trapianti da donatore familiare compatibile sono invece scesi dai 159 del primo quadrimestre 2019 ai 107 del 2020.
Per quanto riguarda invece le fonti della donazione, l’opzione del prelievo da sangue periferico resta quella largamente preferita (il 90,6% dei trapianti è stato effettuato con cellule staminali con questa origine), seguita dal prelievo da midollo osseo (8,4%), mentre solo l’1% degli interventi è stato realizzato grazie al sangue cordonale o all’uso combinato di una delle tre sorgenti. Nei mesi della crisi sanitaria l’utilizzo di sangue periferico è ulteriormente aumentato a causa dei riassetti organizzativi degli ospedali, dato che molte sale operatorie, necessarie per il prelievo di midollo, sono state dedicate ai pazienti Covid.
“I primi dati del 2020 ripagano l’impegno della Rete trapiantologica nella gestione dell’emergenza – ha commentato Letizia Lombardini, direttrice dell’area medica del CNT –. Le prime misure di sorveglianza infettivologica sono scattate già a gennaio e subito dopo abbiamo adottato tutte le strategie necessarie per continuare a garantire le cure a tutti i pazienti che ne avevano bisogno. La risposta organizzativa è stata immediata e il merito va anche alla forte sinergia tra il livello nazionale, il Registro Ibmdr, i Centri regionali trapianto e la rete clinica dei programmi di trapianto attiva nei singoli ospedali”. “Malgrado le enormi difficoltà nel trasporto delle cellule staminali emopoietiche donate da non familiare, grazie ad una cooperazione nazionale e internazionale eccezionale fra registri donatori, Istituzioni, rete donativa e corrieri, siamo riusciti a far fronte alla chiusura dei confini e alla soppressione della quasi totalità dei collegamenti aerei e a garantire comunque la possibilità di trapianto ai pazienti”, ha dichiarato Nicoletta Sacchi, direttore Ibmdr. “Abbiamo anche allestito e garantito, in tutta Italia, un percorso sicuro e protetto per tutti i nostri donatori, ma dobbiamo comunque ringraziare oltre 100 ragazzi iscritti all’Ibmdr che, anche nei mesi di lockdown e di paura nell’avvicinarsi ad un ospedale, hanno comunque deciso di donare e salvare una vita”.
“Sin dai primi giorni dell’arrivo dell’epidemia, la rete dei centri trapianto di cellule staminali si è data l’obiettivo di garantire la massima continuità di cura ai pazienti già in lista e in corso di valutazione”, ha spiegato Fabio Ciceri, presidente Gitmo. “Insieme alla Società Italiana di Ematologia abbiamo elaborato e condiviso modalità organizzative volte alla massima tutela dei pazienti con indicazione clinica di trapianto. Anche nel follow-up post trapianto le attività sono proseguite a garanzia della gestione accurata di questa fase delicata”.