Negli adulti con alterazioni cognitive senza demenza e con fattori di rischio cardiovascolari cervello ringiovanito di 9 anni con soli 6 sei mesi di esercizio fisico aerobico
Negli adulti con alterazioni cognitive senza demenza e con fattori di rischio cardiovascolari, sei mesi di esercizio fisico aerobico hanno migliorato in misura significativa le capacità cognitive, paragonabili a quelle di un cervello 9 anni più giovane, secondo i risultati preliminari di uno studio pubblicato sulla rivista Neurology.
La compromissione cognitiva che non raggiunge una gravità sufficiente per la diagnosi di demenza (CIND, cognitive impairment without dementia) è associata a un maggior rischio di progressione verso la demenza. Anche i noti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD) possono contribuire allo sviluppo di demenza e declino cognitivo tardivo. Dato che entrambe le condizioni condividono diversi fattori di rischio, le strategie volte a ridurre il rischio CVD possono anche essere efficaci nel migliorare la neurocognizione e ridurre il rischio di sviluppare demenza.
Lo stile di vita, compresi esercizio fisico aerobico e dieta, hanno dimostrato di migliorare i fattori di rischio CVD e potenzialmente contribuiscono alla prevenzione del declino neurocognitivo.
Lo studio
Lo studio ENLIGHTEN (Exercise and Nutritional Interventions for Neurocognitive Health Enhancemen) ha arruolato in totale 160 partecipanti con fattori di rischio CIND e CVD, randomizzati in 41 soggetti con solo dieta DASH (parte delle raccomandazioni statunitensi per la prevenzione e il trattamento dell’ipertensione), 41 con solo esercizio aerobico, 40 con entrambi, e 38 controlli che hanno ricevuto solo consigli sulla salute.
- Esercizio fisico aerobico – Il programma prevedeva per 6 mesi di sostenere 3 volte alla settimana 10 minuti di riscaldamento seguiti da 35 minuti di camminata continua o in bicicletta, mantenendo le dieta abituale.
- Dieta DASH – I partecipanti hanno incontrato settimanalmente un nutrizionista e sono stati invitati a non fare esercizio.
- Esercizio + dieta – I partecipanti hanno ricevuto entrambi gli interventi.
- Controlli con educazione alla salute – Il gruppo di controllo ha ricevuto telefonate educative settimanali di 30 minuti per 3 mesi e poi bisettimanali per 3 mesi, nelle quali veniva loro chiesto di mantenere le abitudini alimentari e di esercizio abituali per 6 mesi.
Nove anni in meno con esercizio e dieta
L’endpoint primario dello studio era una misura globale del funzionamento cognitivo esecutivo, che si ritiene essere sostenuto da processi neuronali e aree cerebrali che sono influenzati in modo differenziale dall’invecchiamento e vengono migliorati dall’attività fisica. Gli endopint secondari includevano misure globali di memoria, fluidità linguistica/verbale e CDR (Clinical Dementia Rating).
I partecipanti sottoposti a esercizio hanno mostrato miglioramenti significativi nella funzione esecutiva (p=0,046), che non si sono invece verificati con la sola dieta (p=0,059). I test di follow-up esplicativo hanno rivelato che i maggiori miglioramenti sono stati raggiunti dai soggetti sottoposti alla combinazione esercizio + dieta (p=0,012) rispetto ai controlli.
Gli autori fanno comunque presente che, nonostante questi risultati suggeriscano un potenziale beneficio additivo dell’esercizio combinato con la dieta, il campione valutato era di piccole dimensioni e che questi dati devono essere interpretati con cautela.
«Per capire meglio il potenziale significato clinico di questi cambiamenti, abbiamo stimato i cambiamenti nell’età prevista sulla base della performance delle funzioni esecutive dei partecipanti», spiega l’autore dello studio James Blumenthal, della Duke University Medical Center di Durham (USA). «Al basale avevano prestazioni coerenti con un’età media di 93 anni, 28 in più della loro età cronologica, ma dopo 6 mesi le prestazioni dei soggetti sottoposti a esercizio + dieta mostravano miglioramenti cognitivi coerenti con un’età di 8,8 anni inferiore. Al contrario, la performance stimata dei partecipanti nel gruppo di controllo era di 6 mesi peggiore rispetto al loro basale, dimostrando un peggioramento stimato delle prestazioni di 0,5 anni, di fatto la durata dello studio».
Quali meccanismi alla base
«Anche se non conosciamo esattamente i meccanismi alla base dei benefici cognitivi, esistono numerosi percorsi biologici legati allo stile di vita che possono influenzare la neurocognizione», scrivono gli autori. Anomalie vascolari come ipertensione, diabete e dislipidemia sono state associate a disturbi cognitivi e demenza e possono essere migliorate con la dieta e l’esercizio fisico. Sono anche possibili meccanismi non vascolari, come una migliore modulazione dell’espressione del fattore di crescita, la riduzione dello stress ossidativo, un miglioramento del funzionamento cerebrovascolare e del metabolismo energetico insulino-dipendente. Anche la riduzione dell’assunzione di sodio è associata a una migliore integrità della barriera emato-encefalica.
I ricercatori concludono che questi risultati esplorativi suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche che esaminino se i miglioramenti nella neurocognizione possano essere raggiunti in modo più efficace attraverso approcci interventistici multipli, grazie alla sinergia dei loro benefici.