Curare l’epatite C è possibile: oggi sono disponibili nuovi farmaci e screening mirati che contribuiscono ad eradicare la malattia
L’epatite C è una malattia infettiva di origine virale che interessa il fegato e che può svilupparsi in forma acuta o, nella maggioranza dei casi, cronica. Può essere trattata con farmaci molto efficaci, ma necessita di essere individuata prima che si manifestino sintomi e conseguenze gravi.
Come si diffonde il virus
La trasmissione avviene attraverso il contatto diretto con il sangue di individui infetti. Le modalità più comuni sono rappresentate da scambio di aghi o siringhe (per chi fa uso di sostanze per via endovenosa), esecuzione di tatuaggi o piercing senza l’applicazione di corrette norme igieniche, rapporti sessuali non protetti, trasfusioni di sangue o trapianti d’organo (avvenuti 20-30 anni fa), contatto accidentale con il sangue infetto da parte di personale sanitario o pronto intervento.
Come si manifesta la patologia
Possono insorgere sintomi blandi e spesso confondibili con quelli di altre malattie (malessere generalizzato, febbre, debolezza, mal di stomaco, nausea, perdita dell’appetito, dolori muscolari e articolari, prurito cutaneo e ittero). La maggior parte delle persone affette da epatite C tuttavia non riscontra alcun sintomo: rilevanti manifestazioni cliniche possono arrivare solo dopo anni ed essere già molto gravi (insufficienza epatica, cirrosi e tumore del fegato). Però, individuare l’epatite C, oggi, è semplice: basta un prelievo di sangue o l’analisi sulla saliva.
Una volta identificata l’infezione, come si valuta il danno al fegato?
Esistono test che permettono di quantificare la cicatrizzazione del tessuto (fibrosi) del fegato causata dalla risposta infiammatoria al virus (tanto più il fegato risulta indurito, tanto maggiore è il danno presente). Oltre alla biopsia epatica, che consiste nel prelievo e analisi di un campione di tessuto, recentemente si sono rese disponibili anche efficaci tecniche non invasive, che vanno a valutare la “durezza” del fegato attraverso onde sonore (elastografia epatica o fibroscan).
Quali strumenti possono essere messi in campo per contrastare il virus HCV?
A differenza di epatite A e B, non esistono vaccini per l’epatite C. Gli unici strumenti preventivi sono costituiti dalla riduzione dei fattori e dei comportamenti a rischio.
Sino a pochi anni fa, inoltre, l’unica cura era rappresentata dalla somministrazione di interferone ma con l’avvento dei farmaci antivirali ad azione diretta, in grado di colpire il virus a prescindere dalla sua variante, il trattamento è stato rivoluzionato garantendo un tasso di guarigione superiore al 95%.
Al momento, spiegano gli esperti del Niguarda, sono stati effettuati in Italia più di 200mila trattamenti con le nuove cure farmacologiche, di questi oltre 2mila a Niguarda, ma si stima che ci siano ancora circa 300mila persone, da individuare con uno screening mirato sulle fasce di popolazione più esposte, che necessiterebbero della terapia, sia per la salute individuale che per ridurre le possibilità di trasmissione.