Radiografia o Tac del torace possono evidenziare l’eventuale polmonite che si associa al Covid-19: parla l’esperta del Policlinico di Milano
L’infezione da Coronavirus colpisce le vie respiratorie e la polmonite è una delle sue complicazioni principali. Una Tac o una radiografia possono dare informazioni utili per la diagnosi di Covid-19? A rispondere è Valentina Vespro, medico radiologo del Policlinico di Milano esperta in radiologia toracica.
– È possibile individuare il virus tramite radiografia o Tac del torace?
L’imaging radiologico non rappresenta un criterio diagnostico per l’infezione da Coronavirus (Sars-Cov2), ma è in grado di evidenziare l’eventuale polmonite che ad essa si può associare, in tal caso infatti è possibile vedere alla radiografia o alla TC una opacità, definita addensamento. Questo è un segno di possibile polmonite Covid-19 dovuta all’infezione in corso che dovrà essere confermata con il tampone. Per questo motivo una RX o una TC del torace negativi, cioè senza un addensamento a livello polmonare, non possono escludere a priori l’infezione da Sars-Cov2.
Dalla nostra esperienza e dai dati pubblicati fino ad ora dalla letteratura mondiale, si può dire che le alterazioni evidenziate dalla TC per le loro peculiarità (pattern radiologico) e per la loro distribuzione all’interno dei polmoni sono abbastanza caratteristiche di questo tipo di infezione.
– Cosa avviene a livello dei polmoni dei pazienti Covid-19?
Nel caso in cui l’infezione da Coronavirus colpisca i polmoni, si è notata una correlazione diretta tra evoluzione del quadro radiologico e lo stato di salute del paziente (situazione clinica).
Nei primi 4 giorni (fase iniziale) la radiografia è caratterizzata da addensamenti sfumati, nella parte inferiore dei polmoni. Dal 5° all’8° giorno, si può assistere ad un peggioramento clinico del paziente che presenterà tosse e difficoltà respiratoria (dispnea ingravescente). L’RX mostrerà una maggiore estensione degli addensamenti a livello polmonare: nella radiografia i polmoni appariranno, per così dire, sempre più ‘bianchi’.
Lo studio di queste alterazioni polmonari con TC ad alta risoluzione ha mostrato che inizialmente viene coinvolto l’interstizio intralobulare (cioè il tessuto che riveste gli alveoli) e con il progredire della malattia si diffondono nello spazio ‘cavo’ dell’alveolo*, determinano un danno alveolare diffuso.
*Alveolo: è l’unità funzionale del polmone. È una piccola cavità in cui avvengono gli scambi gassosi: l’ossigeno viene rilasciato nel sangue, e l’anidride carbonica viene rimossa.
– All’eventuale guarigione, che cosa cambia? I polmoni possono riportare danni permanenti?
La guarigione anatomica dei tessuti e quindi radiologica è più lenta di quella clinica, e anche se l’infezione è passata il tessuto polmonare può risultare ancora alterato alla RX o alla TC.
Nelle TC di controllo di chi ha avuto la polmonite Covid-19, infatti, stiamo vedendo segni di fibrosi nelle aree precedentemente interessate dall’infezione. Si tratta di un accumulo di tessuto fibrotico che modifica la struttura del polmone e di conseguenza la funzionalità respiratoria. Il danno ai polmoni dipende da quanto è estesa l’area colpita dall’infezione, si va da una leggera dispnea ad una insufficienza respiratoria con un danno irreversibile del polmone la cui ripercussione clinica sarà valutata dallo Pneumologo con una serie di test specifici.
– Nel caso di bambini colpiti da Covid-19 quali sono le manifestazioni? Cosa evidenziano le radiografie?
Nei piccoli pazienti che si sono recati al Pronto Soccorso pediatrico della Clinica De Marchi con sintomi come febbre, tosse e rinite, e che hanno eseguito un RX del torace, abbiamo riscontrato una minor correlazione tra l’essere positivi a SARS-CoV-2 e presentare un imaging radiologico riconducibile a polmonite interstiziale.
Nei pochi casi di infezione accertata, infatti, i sintomi sono stati lievi o assenti, e non vi era compromissione dell’attività respiratoria. Il ricovero è stato eseguito solo a scopo precauzionale.
– Quante RX e Tac sono state eseguite?
L’emergenza Coronavirus ha condizionato fortemente l’attività del nostro ospedale. Dal punto di vista radiologico, confrontando le prestazioni erogate tra il 20 febbraio e il 20 aprile 2019 e tra il 20 febbraio e il 20 aprile 2020, abbiamo notato che gli RX al letto hanno subito un incremento pari all’87% (1349 vs 2599); di contro, si è quasi dimezzata l’attività TC (6815 vs 3565). Quest’ultimo dato è dovuto alla ridotta attività ambulatoriale, ad una minor affluenza di pazienti in Pronto Soccorso (come suggerito dalle disposizioni regionali nella fase 1) e al dirottamento di alcune specifiche urgenze medico- chirurgiche non legate all’infezione Sars-Cov2 (come gli ictus) verso altri ospedali.
– I percorsi per eseguire le RX e le TAC sono separati per Pazienti Covid e non Covid?
In tempi brevi, sia in pronto soccorso, che negli altri padiglioni del Policlinico, sono stati creati percorsi dedicati esclusivamente a pazienti con infezione da SARS-CoV-2 sospetta o accertata, ben separati da quelli riservati invece ai pazienti non infetti. E la radiologia non è stata da meno: sono state individuate due aree, una rivolta ai pazienti esterni o degenti con due tamponi negativi, l’altra ai pazienti COVID o sospetti tali.
Le apparecchiature vengono sanificate ad intervalli regolari. Il personale radiologico utilizza adeguati DPI a seconda del tipo di paziente e l’accesso alle diagnostiche “non-COVID” è contingentato per evitare assembramenti nelle sale di attesa.