Cambiamenti climatici e incendi boschivi in Italia: come sono connessi nel rapporto di Greenpeace “Un Paese che brucia”
Dall’incendio scoppiato sul Gran Sasso nelle settimane scorse, per il quale è stato chiesto lo stato di emergenza, ai roghi del palermitano, passando per Campania e Calabria, anche l’estate 2020 presenta il conto di aree boschive danneggiate o perdute a causa di incendi. Negli ultimi anni il fenomeno degli incendi nel bacino mediterraneo si è intensificato, con roghi sempre più vasti e severi. Quali sono le principali cause di questi incendi? Esiste un legame tra questo fenomeno e quello dei cambiamenti climatici? In che modo si può prevenire la perdita ogni anno sempre più importante di patrimonio forestale in Italia? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande con il rapporto “Un Paese che brucia. Cambiamenti climatici e incendi boschivi in Italia” realizzato in collaborazione con la Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF) . Oltre a cercare di spiegare il legame tra cambiamenti climatici e incendi boschivi nel nostro Paese, il rapporto offre anche una serie di raccomandazioni e proposte per affrontare il fenomeno.
Il fenomeno dei roghi in Italia
Il patrimonio forestale del nostro Paese, seppur in crescita come superficie totale (soprattutto per il progressivo abbandono delle campagne), è minacciato da incendi sempre più frequenti e severi che negli ultimi anni hanno visto grandi superfici percorse dal fuoco e perdite di vite umane. Negli ultimi quarant’anni, gli incendi boschivi hanno colpito in media 107 mila ettari all’anno e, solo dal 2000 al 2017, nel bacino mediterraneo le aree interessate da incendi sono state 8,5 milioni di ettari, un’area equivalente a circa tre volte e mezzo la Sardegna.
In generale, le principali cause sono:
- il progressivo abbandono di aree agricole e di pascolo;
- la mancanza di gestione del territorio;
- un approccio emergenziale, che si concentra principalmente sulla lotta agli incendi attivi piuttosto che sulla loro prevenzione;
- i cambiamenti climatici, sempre più impattanti.
I cambiamenti climatici e le foreste sono strettamente connessi
I cambiamenti climatici contribuiscono ad aggravare il fenomeno degli incendi.
Da un lato, infatti, le foreste trattengono e assorbono carbonio, svolgendo quindi un ruolo determinante nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Dall’altro, l’aumento delle temperature medie annuali, l’alterazione delle precipitazioni e il verificarsi di eventi meteorologici estremi (per forza e frequenza) mettono a rischio funzionalità e salute delle foreste, diminuendone la capacità di fornire servizi ecosistemici, ed esponendole ulteriormente a tempeste, siccità e incendi sempre più frequenti. Insomma, la situazione dei roghi è destinata a peggiorare, con i cambiamenti climatici che causeranno sempre più spesso condizioni meteorologiche estreme che predispongono la vegetazione a bruciare.
In Italia lo stiamo già vedendo chiaramente: da quarant’anni il patrimonio forestale del nostro Paese è gravemente minacciato da incendi sempre più frequenti e severi.
Bisogna puntare su prevenzione e controllo
I cambiamenti climatici sono la principale sfida del nostro tempo: eventi meteorologici estremi come tempeste di vento e siccità che facilitano la diffusione degli incendi sono sempre più frequenti e intensi. In futuro dobbiamo aspettarci un ulteriore aggravarsi del rischio incendi in molte zone d’Europa, così come degli altri eventi estremi. Per scongiurare la catastrofe climatica dobbiamo agire ora, riducendo e poi azzerando le emissioni di gas serra, a livello nazionale e internazionale. Contestualmente, bisogna puntare su prevenzione e controllo degli incendi: non possiamo continuare ad affrontare il fenomeno con un approccio unicamente emergenziale.
Quali azioni sono consigliate al riguardo? Nel rapporto abbiamo stilato una serie di raccomandazioni insieme agli esperti del SISEF, quali:
- rafforzare la resistenza e resilienza degli ecosistemi forestali attraverso una migliore gestione del territorio;
- incentivare pratiche come la selvicoltura preventiva, soprattutto nelle zone dove abitazioni e aree naturali sono attigue;
- migliorare gli strumenti di raccolta dati, analisi e reportistica sugli incendi, attualmente insufficienti.
Se vuoi approfondire leggi il rapporto completo QUI