Un probiotico a base di Akkermansia muciniphila aiuta a prevenire il diabete nei soggetti in sovrappeso e con sindrome metabolica
Nei soggetti in sovrappeso e con sindrome metabolica la supplementazione con probiotico a base di batteri del tipo Akkermansia muciniphila ha dimostrato di migliorare diversi parametri metabolici e potrebbe aiutare le persone ad alto rischio di sviluppare il diabete e le malattie cardiache, secondo quanto suggeriscono gli esiti di uno studio preliminare pubblicato sulla rivista Nature Medicine.
Nel corso di tre mesi, i volontari sottoposti a integrazione con batteri pastorizzati hanno perso in media 2,27 chili di peso, con una contemporanea riduzione dei livelli di colesterolo e un rallentamento della progressione dello stato di prediabete.
Lo studio era piccolo e concepito come un “proof-of-principle”, ossia una fase iniziale dello sviluppo clinico di un farmaco quando un composto ha mostrato un potenziale nei modelli animali e nei primi test di sicurezza. Lo scopo era valutare se i batteri potevano essere confezionati sotto forma di integratore e se potevano essere assunti in sicurezza.
I ricercatori hanno ritenuto promettenti questi risultati iniziali. «Ora l’obiettivo è progettare uno studio più ampio» ha anticipato il ricercatore senior Patrice Cani della Catholic University di Louvain a Bruxelles, in Belgio.
Akkermansia e rischio cardiometabolico
Cani e il suo team hanno scoperto il ruolo di questi batteri nella riduzione dei fattori di rischio cardiometabolico come la resistenza all’insulina o l’ipertensione, le cause principali nello sviluppo delle malattie cardiovascolari e del diabete di tipo 2.
Akkermansia muciniphila è presente naturalmente nel tratto digestivo umano, ma il suo ruolo è stato scoperto casualmente.
Sebbene sia stato identificato e isolato per la prima volta nel 2004, le sue virtù metaboliche sono state evidenziate solo nel 2007, quando si è scoperto che l’abbondanza nell’intestino di A. muciniphila aveva lo stesso impatto benefico di una dieta a restrizione calorica sui fattori di rischio cardiometabolico.
I ricercatori da tempo erano a conoscenza del fatto che l’Akkermansia è meno abbondante nelle viscere di persone obese o con diabete di tipo 2. «Ma quella era solo una semplice correlazione», ha detto Cani. Così alcuni anni fa, una ricerca più approfondita ha permesso al suo team di scoprire che nei topi di laboratorio i batteri vivi contribuivano a prevenire l’aumento di peso con una dieta ricca di grassi.
La ragione sembrava essere legata al fatto che i batteri rinforzassero la barriera intestinale, determinando un minor passaggio di sostanze nel sangue e permettendo all’organismo di controllare meglio i livelli ematici di zucchero e di utilizzare zuccheri e grassi in modo più efficiente. Esperimenti successivi hanno dimostrato che la pastorizzazione dei batteri ne potenziava i benefici rispetto alla forma “viva”.
Un piccolo studio pilota
Come riportato dagli autori, gli studi hanno messo in evidenza negli esseri umani una correlazione negativa tra l’abbondanza di Akkermansia muciniphila e sovrappeso, obesità, diabete mellito di tipo 2 non trattato o ipertensione. «Dato che la somministrazione di A. muciniphila non è mai stata studiata nell’uomo, abbiamo condotto uno studio pilota randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo in volontari sovrappeso/obesi insulino-resistenti», hanno scritto.
Sono stati arruolati 40 soggetti in sovrappeso e con sindrome metabolica e in 32 hanno completato lo studio. Dodici partecipanti sono stati assegnati in modo casuale ad assumere batteri pastorizzati, nove a ricevere batteri vivi e undici hanno assunto placebo.
Gli endpoint primari erano sicurezza, tollerabilità e parametri metabolici (insulino-resistenza, lipidi circolanti, adiposità viscerale e massa corporea). Gli esiti secondari erano la funzione di barriera intestinale (lipopolisaccaridi nel plasma) e la composizione del microbiota intestinale.
Sicuro e attivo sui parametri metabolici
La supplementazione orale quotidiana di batteri A. muciniphila vivi o pastorizzati per tre mesi è risultata sicura e ben tollerata. Rispetto al placebo, il batterio pastorizzato ha migliorato la del 30% la sensibilità all’insulina (p=0,002) e ridotto l’insulinemia (p=0,006) e il colesterolo totale plasmatico (-9%, p=0,02).
Inoltre, sempre rispetto al placebo, ha lievemente ridotto il peso corporeo (p=0,091) la massa grassa (p=0,092) e la circonferenza dell’anca (p=0,091) rispetto al basale. Dopo tre mesi di integrazione, A. muciniphila ha ridotto i livelli dei marcatori ematici rilevanti per la disfunzione e l’infiammazione epatica senza modificare la struttura generale del microbioma intestinale.
«La conclusione importante è che questo tipo di integratore è sicuro e fattibile», ha commentato Ken Cadwell della NYU Langone Health di New York City e non coinvolto nello studio. «Mostra anche che vale la pena fare uno studio più ampio e più lungo, e sono curioso di vedere quali saranno gli esiti».
A differenza dei batteri vivi, ha detto Cadwell, quelli pastorizzati in realtà non colonizzano l’intestino, infatti i ricercatori non hanno riscontrato alcun cambiamento nella composizione complessiva del microbioma dei volontari. «Il potenziale vantaggio potrebbe essere che si può sospendere il trattamento se sembra non dare benefici, senza rischiare conseguenze impreviste dovute all’alterazione del microbioma» ha spiegato.
Cani e un co-ricercatore hanno fondato una società, la A-Mansia Biotech, che sta sviluppando un integratore alimentare contenente Akkermansia da portare sul mercato.