Fratelli Tutti: i punti chiave dell’enciclica di Papa Francesco


Dalla proprietà privata al razzismo e al populismo: ecco i punti salienti dell’enciclica Fratelli Tutti, l’ultima fatica di Papa Francesco

Fratelli Tutti: i punti chiave dell'enciclica di Papa Francesco

“Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di la’ delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, e’ apparsa evidente l’incapacita’ di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si e’ verificata una frammentazione che ha reso piu’ difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che gia’ facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole gia’ esistenti, sta negando la realta’”. Papa Francesco, spiega la Dire (www.dire.it), lo scrive nella lettera enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternita’ e l’amicizia sociale.

“Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19- scrive Papa Francesco- ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunita’ mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si puo’ salvare unicamente insieme”.

Intanto “il mondo avanzava implacabilmente verso un’economia che, utilizzando i progressi tecnologici, cercava di ridurre i ‘costi umani’, e qualcuno pretendeva di farci credere che bastava la liberta’ di mercato perche’ tutto si potesse considerare sicuro. Ma il colpo duro e inaspettato di questa pandemia fuori controllo ha obbligato per forza a pensare agli esseri umani, a tutti, piu’ che al beneficio di alcuni”.

E allora “se tutto e’ connesso, e’ difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realta’, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto cio’ che esiste. Non voglio dire che si tratta di una sorta di castigo divino. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi. È la realta’ stessa che geme e si ribella“.

“Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un ‘noi’ che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalita’ quelli che sono solo interessi particolari. In questa cultura che stiamo producendo, vuota, protesa all’immediato e priva di un progetto comune, ‘e’ prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni’“, come si legge nelll’enciclica ‘Laudato si”.

“MERCATO DA SOLO NON RISOLVE TUTTO, DOGMA DI FEDE NEOLIBERALE”

“Il mercato da solo non risolve tutto, benche’ a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti. Il neoliberismo riproduce se’ stesso tale e quale, ricorrendo alla magica teoria del ‘traboccamento’ o del ‘gocciolamento’ (trickle down, ndr) – senza nominarla – come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si accorge che il presunto traboccamento non risolve l’inequita’, la quale e’ fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tessuto sociale”.

“Da una parte e’ indispensabile una politica economica attiva, orientata a ‘promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creativita’ imprenditoriale’, perche’ sia possibile aumentare i posti di lavoro invece di ridurli. La speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage. D’altra parte, ‘senza forme interne di solidarieta’ e di fiducia reciproca, il mercato non puo’ pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi e’ questa fiducia che e’ venuta a mancare’”.

La fine della storia non e’ stata tale, e le ricette dogmatiche della teoria economica imperante hanno dimostrato di non essere infallibili. La fragilita’ dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la liberta’ di mercato e che, oltre a riabilitare una politica sana non sottomessa al dettato della finanza, ‘dobbiamo rimettere la dignita’ umana al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno’”.

“PROPRIETA’ PRIVATA NON SI PONGA AL DI SOPRA DIRITTI PRIMARI”

“Di nuovo faccio mie e propongo a tutti alcune parole di San Giovanni Paolo II, la cui forza non e’ stata forse compresa: ‘Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perche’ essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere ne’ privilegiare nessuno’. In questa linea ricordo che ‘la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprieta’ privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprieta’ privata’”.

Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti e’ il ‘primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale’, e’ un diritto naturale, originario e prioritario. Tutti gli altri diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone, inclusi quello della proprieta’ privata e qualunque altro, ‘non devono quindi intralciare, bensi’, al contrario, facilitarne la realizzazione’, come affermava San Paolo VI”.

Il diritto alla proprieta’ privata si puo’ considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e cio’ ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della societa’. Accade pero’ frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica”.

“GRANDE TEMA E’ IL LAVORO, DIMENSIONE IRRINUNCIABILE VITA”

Il grande tema e’ il lavoro. Cio’ che e’ veramente popolare – perche’ promuove il bene del popolo – e’ assicurare a tutti la possibilita’ di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacita’, la sua iniziativa, le sue forze. Questo e’ il miglior aiuto per un povero, la via migliore verso un’esistenza dignitosa. Percio’ insisto sul fatto che ‘aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro‘”.

“Per quanto cambino i sistemi di produzione, la politica non puo’ rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una societa’ assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacita’ e il proprio impegno. Infatti, ‘non esiste peggiore poverta’ di quella che priva del lavoro e della dignita’ del lavoro’. In una societa’ realmente progredita, il lavoro e’ una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perche’ non solo e’ un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se’ stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo”.

“POLITICA-MARKETING TROVA IN DISTRUZIONE ALTRO RISORSA EFFICACE”

“Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti e’ seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benche’ mascherata con la difesa di alcuni valori. Oggi in molti Paesi si utilizza il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare. Con varie modalita’ si nega ad altri il diritto di esistere e di pensare, e a tale scopo si ricorre alla strategia di ridicolizzarli, di insinuare sospetti su di loro, di accerchiarli. Non si accoglie la loro parte di verita’, i loro valori, e in questo modo la societa’ si impoverisce e si riduce alla prepotenza del piu’ forte. La politica cosi’ non e’ piu’ una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensi’ solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa piu’ efficace. In questo gioco meschino delle squalificazioni, il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione”.

“DA ALCUNI LEADER DEGENERAZIONE INSANO POPULISMO”

“Ci sono leader popolari capaci di interpretare il sentire di un popolo, la sua dinamica culturale e le grandi tendenze di una societa’. Il servizio che prestano, aggregando e guidando, puo’ essere la base per un progetto duraturo di trasformazione e di crescita, che implica anche la capacita’ di cedere il posto ad altri nella ricerca del bene comune. Ma esso degenera in insano populismo quando si muta nell’abilita’ di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere. Altre volte mira ad accumulare popolarita’ fomentando le inclinazioni piu’ basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione. Cio’ si aggrava quando diventa, in forme grossolane o sottili, un assoggettamento delle istituzioni e della legalita’”.

“DISPREZZO PER I DEBOLI PUÒ NASCONDERSI IN FORME POPULISTICHE”

Il disprezzo per i deboli puo’ nascondersi in forme populistiche, che li usano demagogicamente per i loro fini, o in forme liberali al servizio degli interessi economici dei potenti. In entrambi i casi si riscontra la difficolta’ a pensare un mondo aperto dove ci sia posto per tutti, che comprenda in se’ i piu’ deboli e rispetti le diverse culture”.

“RAZZISMO VIRUS CHE MUTA FACILMENTE, E’ SEMPRE IN AGGUATO”

“Ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una citta’, o nella propria famiglia. C’e’ anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non e’ geografico ma esistenziale. È la capacita’ quotidiana di allargare la mia cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non sento parte del mio mondo di interessi, benche’ siano vicino a me. D’altra parte, ogni fratello o sorella sofferente, abbandonato o ignorato dalla mia societa’ e’ un forestiero esistenziale, anche se e’ nato nello stesso Paese. Puo’ essere un cittadino con tutte le carte in regola, pero’ lo fanno sentire come uno straniero nella propria terra. Il razzismo e’ un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma e’ sempre in agguato“.

“CONFINI E FRONTIERE NON IMPEDISCANO INCLUSIONE”

Nessuno dunque puo’ rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunita’. I confini e le frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi. Cosi’ come e’ inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, e’ altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza gia’ di per se’ determini minori opportunita’ di vita degna e di sviluppo”.

“Cio’ inoltre presuppone un altro modo di intendere le relazioni e l’interscambio tra i Paesi. Se ogni persona ha una dignita’ inalienabile, se ogni essere umano e’ mio fratello o mia sorella, e se veramente il mondo e’ di tutti, non importa se qualcuno e’ nato qui o se vive fuori dai confini del proprio Paese. Anche la mia Nazione e’ corresponsabile del suo sviluppo, benche’ possa adempiere questa responsabilita’ in diversi modi: accogliendolo generosamente quando ne abbia un bisogno inderogabile, promuovendolo nella sua stessa terra, non usufruendo ne’ svuotando di risorse naturali Paesi interi favorendo sistemi corrotti che impediscono lo sviluppo degno dei popoli. Questo, che vale per le nazioni, si applica alle diverse regioni di ogni Paese, tra le quali si verificano spesso gravi sperequazioni. Ma l’incapacita’ di riconoscere l’uguale dignita’ umana a volte fa si’ che le regioni piu’ sviluppate di certi Paesi aspirino a liberarsi della ‘zavorra’ delle regioni piu’ povere per aumentare ancora di piu’ il loro livello di consumo”

“MIGRANTI, INACCETTABILE CRISTIANI LI CONSIDERINO ‘MENO UMANI’”

“I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignita’ di qualunque persona. Pertanto, devono essere ‘protagonisti del proprio riscatto’. Non si dira’ mai che non sono umani, pero’ in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalita’ e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignita’ di ogni persona umana al di la’ dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno”.

“Tanto da alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone migranti. Al tempo stesso si argomenta che conviene limitare l’aiuto ai Paesi poveri, cosi’ che tocchino il fondo e decidano di adottare misure di austerita’- scrive il Papa- Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni astratte difficili da sostenere, ci sono tante vite lacerate. Molti fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da catastrofi naturali. Altri, con pieno diritto, sono ‘alla ricerca di opportunita’ per se’ e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perche’ si realizzi’”.

Anzi, “per giunta, ‘in alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde cosi’ una mentalita’ xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi’”, aggiunge Francesco citando il Papa Emerito Benedetto XVI.

“Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma e’ anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di se’ l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie, perche’ ‘l problema e’ quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E cosi’ la paura ci priva del desiderio e della capacita’ di incontrare l’altro’”.