Parkinson: stimolazione del midollo spinale riduce il dolore


Meno dolore e sintomi motori con la stimolazione del midollo spinale nei pazienti con malattia di Parkinson

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Nei pazienti con malattia di Parkinson la stimolazione del midollo spinale ha ridotto il dolore e migliorato i sintomi motori, sia come terapia singola che come terapia di salvataggio dopo interventi di stimolazione cerebrale profonda. È quanto emerge da una ricerca appena pubblicata sulla rivista Bioelectronic Medicine.

Come riportato dagli autori dello studio, la tecnica della stimolazione del midollo spinale (SCS) rappresenta un tipo di terapia alternativa che può essere utilizzata per alleviare i sintomi motori e non motori tipici della malattia di Parkinson. La SCS ha già dimostrato di apportare benefici in molteplici condizioni di dolore, grazie alla capacità di stimolare le grandi fibre mieliniche non nocicettive dei nervi periferici (fibre A-β) e di inibire le piccole proiezioni nocicettive (A-δ e C) nel corno dorsale.

Può inoltre portare al rilascio di GABA, sostanza-P e serotonina, neurotrasmettitori coinvolti nella modulazione del dolore. Essendosi già rivelata utile per migliorare i sintomi motori del Parkinson, la SCS può rappresentare un’eccellente opzione terapeutica per alleviare anche i sintomi non motori, come il dolore.

Stimolazione elettrica del midollo spinale
I ricercatori hanno reclutato 15 pazienti affetti da malattia di Parkinson, una patologia neurodegenerativa caratterizzata da sintomi fisici come tremori e una progressiva difficoltà a camminare e parlare, e sintomi non motori come dolore e alterazioni mentali o comportamentali.

L’età media dei pazienti era di 74 anni, con una durata media della malattia di 17 anni, e tutti provavano dolore non alleviato dai trattamenti ricevuti. Otto soggetti erano stati precedentemente sottoposti a stimolazione cerebrale profonda (DBS), una terapia del dolore non invasiva in cui si utilizzano correnti elettriche per stimolare specifiche aree cerebrali, mentre i restanti sette pazienti avevano ricevuto solo trattamenti farmacologici.

A tutti i partecipanti sono stati impiantati elettrodi percutanei (attraverso la pelle) in prossimità delle vertebre cervicali o toraciche, utilizzati per effettuare una di tre modalità di stimolazione elettrica: stimolazione tonica continua, stimolazione ciclica (raffiche di 10–15 secondi seguite da pause di 15–30 secondi) o stimolazione a raffiche continue.

I pazienti sono stati valutati tramite la scala analogico-visiva (VAS), la Unified Parkinson’s Disease Rating Scale, la Self Rating Depression Scale, la Hamilton Depression Rating Scale, il Profile of Mood State, il 10-meter walking test e il Timed Up and Go (TUG).

Miglioramenti nel dolore e nella funzione motoria
Tutti i pazienti hanno riportato un miglioramento significativo nel punteggio VAS di valutazione del dolore con una riduzione media del 59% in tutte le modalità di stimolazione. Quelli sottoposti alla stimolazione a scariche cicliche hanno avuto una riduzione media del 67% dei punteggi VAS, mentre il gruppo trattato con raffiche continue ha ottenuto una riduzione media del 48%.

Il 73% dei soggetti ha mostrato un miglioramento medio del 12% nel 10-meter walking test, che misura la velocità di deambulazione per valutare la mobilità funzionale e l’andatura.

Il 64% dei pazienti ha riscontrato un miglioramento medio del 21% nel test Timed Up and Go (TUG), che misura il tempo impiegato da una persona per alzarsi da una sedia, camminare per tre metri, voltarsi, tornare alla sedia e sedersi di nuovo. Il TUG valuta l’equilibrio fisico e la stabilità, sia in piedi che in movimento.

«I risultati suggeriscono che la stimolazione del midollo spinale può apportare un beneficio terapeutico ai pazienti con Parkinson in termini di trattamento del dolore e dei sintomi motori, anche se servono ulteriori studi per determinare se il miglioramento della funzione motoria è dovuto ai cambiamenti neurologici causati dalla SCS o semplicemente dalla diminuzione del dolore», hanno scritto Il primo autore dello studio Krishnan Chakravarthy e colleghi della University of California San Diego School of Medicine. .

«Stiamo assistendo a un aumento dei dati sui nuovi usi della stimolazione del midollo spinale e di forme d’onda specifiche su condizioni diverse dalla gestione del dolore cronico, in particolare la malattia di Parkinson» hanno aggiunto. «La potenziale facilità di impianto di stimolatori nel midollo spinale anziché nel cervello rende questo campo di applicazione molto interessante da esplorare in futuro».

Riferimenti

Chakravarthy KV et al. Single arm prospective multicenter case series on the use of burst stimulation to improve pain and motor symptoms in Parkinson’s disease. Bioelectronic Medicine (2020) 6:18. Leggi