Al Mart il “Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio


Al Mart di Trento e Rovereto in mostra il “Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio: risale al 1608, quando l’artista evase dal carcere di Malta ed approdò a Siracusa

Al Mart il "Seppellimento di Santa Lucia" di Caravaggio

Si apre al Mart, il museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, presieduto da Vittorio Sgarbi, la mostra Caravaggio. Il contemporaneo‘, che offre al pubblico la possibilità di ammirare il più antico quadro dipinto da Caravaggio in Sicilia, ‘Il Seppellimento di Santa Lucia‘, risalente secondo gli studiosi al 1608, l’anno in cui l’artista evase dal carcere di Malta ed approdò a Siracusa, e fu generato per la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, dove secondo l’antica tradizione la Santa aveva subito il martirio. Si tratta di una delle gemme più preziose del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno.

Questo splendido dipinto è un’opera tarda dell’artista lombardo quando il pittore approdò in Sicilia, a Siracusa, dopo essere evaso dal carcere a Malta, e fu realizzato per la chiesa siracusana di S. Lucia fuori le Mura, o al Sepolcro, sorta secondo la leggenda proprio sul sito dove la Santa venne martirizzata nel 304. Successivamente, nel 1618, la chiesa fu assegnata ai Frati Minori riformati, il cui convento fu poi soppresso nel 1866, segnando, fra l’altro, il passaggio dell’edificio sacro e degli oggetti e opere d’arte conservatevi all’ente patrimoniale statale allora denominato Fondo per il Culto.

All’indomani del compimento dell’unità italiana, infatti, pressanti esigenze di finanza pubblica e il prevalere di orientamenti ideologici variamente ispirati al liberalismo ed al separatismo tra Stato e Chiesa, nonché ad un residuo di principi giurisdizionalisti e di sentimenti anticlericali, indussero il ceto politico dirigente ad adottare nel 1866 e 1867 due provvedimenti legislativi intesi a sopprimere, cioè a privare della personalità giuridica, e dunque anche della capacità patrimoniale, quegli enti religiosi, sia ordini e congregazioni, sia enti del clero secolare, che erano ritenuti superflui ai fini della vita religiosa del paese. Nel 1873 questa legislazione fu estesa anche al territorio di Roma e provincia.

Il dettato normativo era imperniato sul principio che i beni sottratti agli enti religiosi ed ecclesiastici soppressi – confluiti nei due principali enti patrimoniali, il Fondo per il Culto e il Fondo di beneficenza e religione nella città di Roma, cui si aggiunse nel 1929 l’Azienda dei patrimoni riuniti ex economali – fossero impiegati in via principale a sostenere le entrate del clero cattolico parrocchiale, soprattutto mediante il cosiddetto supplemento di congrua. Uno spazio marginale era riservato al finanziamento delle spese di ufficiatura e di manutenzione delle chiese ex monastiche ed ex conventuali, delle quali i Fondi sopra menzionati erano divenuti proprietari.

Dopo il Concordato del 1929 fra lo Stato italiano e la Santa Sede tutta la materia ecclesiastica – compresa l’amministrazione del patrimonio degli enti religiosi ed ecclesiastici soppressi – passò dalla competenza amministrativa del Ministero della Giustizia e Affari di Culto a quella del Ministero dell’Interno. Nel 1984 il nuovo accordo per la revisione del testo concordatario ha mutato profondamente le modalità del sostentamento del clero cattolico in Italia, e dunque la legge attuativa del 20 maggio 1985, numero 222, ha soppresso il Fondo per il culto e gli altri analoghi Fondi di religione, e ha previsto che i loro patrimoni fossero devoluti a un nuovo ente, il Fondo Edifici di Culto, la cui denominazione stessa rende manifesta una rinnovata missione istituzionale: la conservazione, il restauro, la tutela e la valorizzazione delle chiese ex monastiche o ex conventuali di sua proprietà.

L’OPERA

Caravaggio riuscì ad imprimere al suo Seppellimento di Santa Lucia un vigoroso realismo drammatico, creato sia dalle differenti dimensioni delle persone che popolano il quadro, sia dal trattamento della luce. Quest’ultima, infatti, cade intensa dall’alto, a destra, sul gruppo di persone che piangono la morte della Santa, generando riflessi chiari sui visi, le mani e le vesti di talune di esse. Tra costoro spicca il vescovo di Siracusa, contraddistinto dalla mitra bianca, sulla quale si proietta un fascio di luce vivida. Al contrario, la parete scura del fondo, con la nicchia, che occupa una parte cospicua del quadro, e’ illuminata solo debolmente, quasi a formare lo sfondo desolato di una scena altamente tragica. L’artista limitò la sua scelta dei colori al bianco, ma soprattutto al bruno ed all’ocra. L’unica nota di colore vivo è il rosso della stola sulle spalle del sacerdote, posto al centro del gruppo degli astanti, che dirige l’occhio dell’osservatore sul corpo della martire. Come è stato acutamente osservato da Bert Treffers, storico dell’arte olandese, quegli astanti che piangono Lucia sembrano quasi formare il coro di una tragedia greca: con il loro contegno e i gesti paiono commentare l’accaduto al quale partecipano con viva commozione.

Colpisce l’osservatore in particolare il fatto che il martirio non è idealizzato, ne pare quasi il tema centrale della rappresentazione: i veri protagonisti non sembrano né la martire, né le persone sullo sfondo che ne piangono la morte. Protagonisti del dipinto sembrano piuttosto i due giganteschi becchini in primo piano, che si accingono al loro macabro e consueto compito di scavare la fossa ove riporre il cadavere della Santa. Le loro teste, braccia e gambe sembrano quasi formare un cerchio attorno al corpo esanime di Lucia, il cerchio di una morte causata da atroci torture inflitte ad una giovane donna inerme e innocente. Ma proprio questa caratteristica della rappresentazione, che evita ogni glorificazione e idealizzazione della vittima e sembra quasi scegliere l’idea del dolore in se’ come suo messaggio primario, induce nell’osservatore un più forte sentimento di compassione e compartecipazione. E forse era proprio questo l’intento che il grande artista si prefisse. Il Ministero dell’Interno quindi in questa felice circostanza tra i tanti volti con cui è percepito dalla comunità nazionale assume quello della cultura attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC), di cui il ministro Luciana Lamorgese è rappresentante legale che con sagacia sta imprimendo al vasto patrimonio artistico la necessaria azione per la sua valorizzazione e conservazione. E infatti, proprio grazie ai prestiti di opere d’arte si innesca un processo circolare della cultura che consente ai tanti di scoprire tesori spesso nascosti.

Il prestito del Seppellimento di Santa Lucia al Mart di Rovereto, spiega la Dire (www.dire.it), è stato autorizzato dal Consiglio di amministrazione del FEC ed ha visto la collaborazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, della Soprintendenza di Siracusa, dell’Assessorato dei beni culturali della Regione Sicilia, dell’arcidiocesi di Siracusa. A Siracusa dove la Santa è venerata il dipinto restaurato sarà collocato nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro fuori le Mura prima della festività di Santa Lucia. Un virtuoso circuito culturale che non potrà non costituire un valore aggiunto alla comunità, alla Città ed al comune di Siracusa che con particolare attenzione e premura custodisce il capolavoro di Caravaggio.