Dopo la peste suina allarme in Europa per focolai di influenza aviaria: coinvolte Bulgaria e Ungheria, un caso riscontrato anche in Italia
L’EFSA, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e il Laboratorio di riferimento dell’Unione europea per l’influenza aviaria hanno sollecitato i Paesi dell’UE sono sollecitati a intensificare la sorveglianza e le misure di biosicurezza per prevenire possibili nuove epidemie di influenza aviaria quest’anno. Tra il 16 maggio e il 15 agosto 2020, infatti ben sette focolai di virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A (H5N8) sono stati segnalati in Europa nel pollame, con un focolaio segnalato in Bulgaria (n = 1) e sei in Ungheria (n = 6), mentre un focolaio di virus dell’influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) A (H5N3) è stato segnalato nel pollame in Italia.
Tutti e sei i focolai rilevati in Ungheria sono stati focolai secondari e sembrano essere la coda dell’epidemia di HPAI A (H5N8) osservata nel pollame durante l’inverno e la primavera nell’Europa centrale a partire da dicembre 2019 (n = 334). L’analisi genetica dei virus HPAI A (H5N8) isolati durante questo periodo di riferimento dalla Bulgaria e dall’Ungheria non ha identificato alcun cambiamento importante rispetto ai virus raccolti nei rispettivi paesi durante i primi mesi del 2020. Ciò suggerisce una persistenza del virus nei due paesi piuttosto che nuove introduzioni tramite uccelli selvatici infetti.
Il virus HPAI A (H5N8) è stato invece rilevato nel pollame e in uccelli selvatici nella Russia occidentale durante il periodo di riferimento e dalla metà di settembre anche in Kazakistan. La presenza del virus HPAI nella Russia occidentale e nel Kazakistan settentrionale, spazialmente associata alle rotte migratorie autunnali degli uccelli acquatici selvatici, è motivo di preoccupazione a causa della possibile diffusione del virus attraverso gli uccelli selvatici che migrano verso l’UE.
L’EFSA ha pertanto raccomandato vivamente agli Stati membri di adottare misure appropriate per individuare prontamente i casi sospetti di HPAI, compreso l’aumento delle misure di biosicurezza. Secondo le esperienze passate (ondate epidemiche del 2005-2006 e 2016-2017, relativamente alle quali diversi studi hanno evidenziato che il freddo portò alla rapida propagazione verso ovest del virus HPAI tramite uccelli migratori infetti), le aree dell’Europa settentrionale e orientale potrebbero infatti essere maggiormente a rischio di introduzione del virus nella prossima stagione autunno-inverno e dovrebbero essere le regioni chiave in cui le misure di risposta tempestive per individuare precocemente focolai del virus.
Il rischio di trasmissione dei virus dell’influenza aviaria alla popolazione europea resta molto basso. Tuttavia, per ridurre al minimo il rischio di trasmissione all’uomo, si consiglia di non toccare gli uccelli morti senza indossare adeguati dispositivi di protezione individuale: durante il periodo di riferimento è stato infatti segnalato un caso umano dovuto a infezione da virus dell’influenza aviaria A (H9N2).