Due nuovi appuntamenti con la fotografia per l’autunno alla Fondazione Mast di Bologna: fino al 3 gennaio focus su invenzioni e mondo dell’industria
Il passato che immagina il futuro. Il presente che si interroga su se stesso. Due mostre, due diverse prospettive per confrontarsi con il mondo dell’industria, della tecnica, del lavoro. E’ l’autunno del Mast di Bologna, che, conclusa ‘Uniform‘, presenta due nuovi appuntamenti con la fotografia.
In esposizione fino al 3 gennaio i lavori dei cinque finalisti della sesta edizione del ‘Mast Photography grant on industry and work’, un concorso fotografico dedicato a talenti emergenti, quest’anno vinto dalla messicana Alinka Echeverria con il progetto intitolato ‘Apparent femmininity‘.
La seconda mostra è ‘Inventions‘, curata in collaborazione con Stahel da Luce Lebart, che ha setacciato le collezioni dell’Archive of modern conflict di Londra e gli Archivi nazionali francesi per mettere insieme una selezione di fotografie delle invenzioni più brillanti, originali, ma anche grottesche prodotte nel periodo tra le due guerre mondiali. Scatti realizzati senza alcun intento artistico, ma con “innegabili qualità estetiche” e, soprattutto, uno stile, dunque, capaci di raccontare delle storie.
APPARENT FEMMININITY, IL RUOLO DELLE DONNE AGLI ALBORI DI CINEMA E INFORMATICA
Storie come quelle recuperate da Echeverria nel tentativo di ricostruire il ruolo svolto dalle donne agli albori dell’industria del cinema e dell’informatica. La fotografa messicana propone una installazione in tre parti: ‘Grace‘, intitolato alla pioniera della scienza Grace Hopper, un’animazione tratta da una fotografia di Berenice Abbott (dalla Collezione Mast) che rappresenta una programmatrice al lavoro ed è accompagnata da una colonna sonora composta da Daphne Oram, inventrice del graphical sound. ‘Hélène‘ è una installazione di negativi su lastre di vetro con immagini solarizzate delle mani delle montatrici cinematografiche al lavoro. La terza sezione proposta da Echeverria, ‘Ada‘, è un omaggio a Ada Lovelace, la matematica considerata da molti la prima programmatrice della storia.
‘INVENZIONI’
E’ ambientato nel gigantesco ‘mar de plastico’, il ‘mare di plastica’ delle serre per la coltivazione di frutta e verdura che si estende a sudovest di Almeria, nella Spagna meridionale, il progetto della fotografa inglese Chloe Dewe Mathews, che indaga le dinamiche dell’agricoltura moderna, mettendo in luce, attraverso gli occhi di un lavoratore stagionale migrante, questioni relative alla produzione e al consumo di cibo, allo sfruttamento delle persone e alla crisi ambientale. Strutture aereodinamiche, turboreattori, pistoni idraulici, connessioni elettriche degli aerei come sculture negli scatti digitali del parigino Maxime Guyon, che con il progetto ‘Aircraft’ è entrato negli hangar europei dove si producono i grandi aerei per realizzare una serie di fotografie iperrealistiche e nello stesso tempo astratte.
Aapo Huhta con ‘In Sorrow? Very Unlikely’ esplora i modi in cui l’intelligenza artificiale percepisce le fotografie fatte dall’uomo. Il progetto è costituito da fotografie recenti che Huhta ha selezionato dal suo archivio personale e ha fatto interpretare dai programmi di riconoscimento delle immagini per ipovedenti: il risultato è una traccia audio in contraddizione con l’immagine che, però, suggerisce il fotografo finlandese, potrebbe rivelare qualcosa di non esplicito o consapevole sulle intenzioni intenzioni dell’autore.
Pablo López Luz nella serie ‘Baja Moda’ fotografa le vetrine dei negozi di abbigliamento in America Latina, che resistono all’omologazione imposta dall’industria globale della moda e porta la riflessione sul paesaggio urbano come luogo privilegiato per cogliere le trasformazioni sociali e culturali.
“UNO SPACCATO DI PASSATO CHE PROVA A COSTRUIRE IL FUTURO”
“Ogni due anni, la Fondazione Mast offre a giovani fotografi l’opportunità di confrontarsi con le problematiche legate al mondo dell’industria e della tecnica, con i sistemi del lavoro e del capitale, con le invenzioni, gli sviluppi e l’universo della produzione. E spesso il loro sguardo innovativo e inedito ci costringe a scontrarci con incongruenze, fratture, fenomeni e forse perfino abissi che finora avevamo trascurato o cercato di non vedere”, spiega il curatore della mostra, Urs Stahel, che ha collaborato anche all’allestimento di ‘Inventions’: le fotografie scelte da Lebart furono realizzate in Francia per l’Office des inventions su iniziativa di Jules-Louis Breton, a capo del sottosegretariato di Stato alle invenzioni.
Assieme ai progetti e alle descrizioni dettagliate delle invenzioni, le immagini ne facilitavano la valutazione e rappresentavano così una valida alternativa ai prototipi, facili da archiviare e prontamente disponibili per la presentazione di fronte alle commissioni. Ne emerge uno spaccato di un passato che provava a costruire il futuro, progettando macchine e sistemi, dalla lavatrice all’aspirapolvere, passando per le maschere anti-gas e i thermos, che rendessero più semplice, sicura o meno faticosa la vita delle persone. Spesso l’inventore stesso, con grandi mustacchi e pantaloni alla zuava, è immortalato accanto al prodotto del suo ingegno.
“Si tratta di un archivio visivo che colpisce per la fantasia, accenti umoristici e libertà nello svelare i codici dell’oggettività fotografica. L’elemento comico è tanto più inatteso in quanto si inserisce in un contesto industriale e scientifico. Come al cinema, queste scene fotografiche ci raccontano delle storie”, sottolinea Lebart. Appuntamento, dunque, spiega la Dire (www.dire.it), dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19. Ingresso gratuito su prenotazione.