Affitti sempre cari, la casa a Milano resta un problema: comune e regione ci provano con incentivi. La strada dei canoni concordati
Trovare una casa a Milano non è mai stato un affare semplice. Fino all’anno scorso, l’offerta non riusciva a soddisfare tutto il grande insieme di richieste. Ma il flusso di studenti, lavoratori e visitatori è inevitabilmente cambiato. Ora case disponibili ce ne sarebbero pure, ma a mancare sono le persone che le affittano.
L’emergenza sanitaria ha imposto sfide che la città ha il dovere di affrontare. L’incremento dello smart working e della didattica a distanza ha scoraggiato molti fuori sede, restii a tornare a Milano, la città dove si vive bene, ma si paga anche tanto. “Dopo il lockdown abbiamo registrato il 24% in meno di richieste di alloggi”, commenta Vincenzo de Tommaso, portavoce del portale Idealista.it. Secondo le loro rilevazioni, “da maggio e agosto i prezzi sono scesi del 9%” anche se molti proprietari, pur di non svalutare i propri appartamenti o stanze, “hanno preferito temporeggiare e non affittare”.
Finita poi l’estate, la città veniva in genere presa d’assalto da lavoratori e soprattutto studenti: “Quest’anno, invece, il mercato è partito molto più tardi. In passato iniziavamo a lavorare tanto da luglio a agosto”. Per il momento, l’unica cosa che è davvero in aumento è il numero delle inserzioni, che su ‘Idealista’ crescono del 18%: “Ma con scarsi risultati di chiusura. Qualcosa si sta iniziando a muovere sulle stanze, dopo che alcune università hanno ripreso con le lezioni in presenza”.
STUDENTATI, MOBILITA’ E UN RECOVERY FUND IN ARRIVO…
Per una camera privata a Milano, si partiva da un canone minimo di 400 euro – nella migliore delle ipotesi e in zone non centrali- arrivando a una media complessiva di 600 euro, spese escluse. Troppi soldi per chi non va più tutti i giorni all’università. La città ha bisogno di continuare a investire sugli studentati, sfruttando magari anche le risorse in arrivo l’anno prossimo dal Recovery Fund: “Le norme che abbiamo fatto ne hanno favorito la crescita. Da Bicocca a Bovisa, fino alla zona della Bocconi e del villaggio olimpico. Tanti studentati ci sono e altri continueranno a nascere”, assicura alla ‘Dire’ Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica della città.
I soldi provenienti dall’Europa, “saranno fondamentali per ristrutturare il patrimonio edilizio pubblico e migliorare le connessioni con quartieri e comuni vicini, dove abbiamo un’offerta ampia a prezzi più bassi. Luoghi che, però, non vengono considerati attrattivi” continua l’assessore.
In effetti, spostandoci leggermente fuori dalla città, i canoni d’affitto calano sensibilmente. A Cologno Monzese per esempio, a Cinisello Balsamo, o andando verso la Brianza a Paderno Dugnano o Senago, si ha la possibilità di affittare un monolocale o un bilocale con gli stessi soldi che a Milano basterebbero per una camera privata.
Il problema per chi studia o lavora in città rimane solo quello dei collegamenti. Da Segrate a Milano Cadorna, per esempio, ci vogliono oltre 40 minuti di treno. Da Cesano Boscone, a sud dei Navigli, per raggiungere il centro della città ci vuole mezz’ora. Le tratte, però, non sono limitate tanto per i tempi, ma dal punto di vista degli orari. La sera diventa quasi impossibile tornare da Milano a Paderno Dugnano, a 20 minuti di macchina dalla Stazione Centrale, dove un bilocale lo si può pagare tranquillamente 600 euro. Un aspetto che frena ovviamente i giovani, che vogliono vivere la città anche di notte e che incentiva solo i pendolari.
MARAN: “MENO MORDI FUGGI, PIU’ SOLUZIONI TEMPORANEE”
Dentro Milano intanto, i costi delle case rimangono stazionari: “Prima della pandemia, quello degli affitti era un problema-aggiunge Maran- oggi il mondo è cambiato. La contrazione del turismo e il rinvio delle vendite stanno portando ad un incremento nell’offerta. Più case disponibili potrebbe portare a un progressivo contenimento dei prezzi, anche se per il momento sembra che i proprietari vogliano ancora aspettare”.
L’emergenza sanitaria ha inciso tantissimo sugli affitti brevi, quelli che vanno da qualche giorno a una settimana, molto diffusi sia tra i turisti sia tra chi viaggia per lavoro. Tenendo conto anche del fatto che all’appello manca il flusso di persone che accorreva in città per le fiere e i grandi eventi. “In questo contesto piattaforme come ‘Airbnb’ devono mettersi in discussione e ragionare su come possono essere utili alla comunità. Ci serve meno offerta ‘mordi e fuggi’ e più soluzioni per chi resta in una città un semestre. O magari per quelli che devono lavorare in presenza solo metà settimana o per periodi limitati”, conclude Maran, auspicando il ritorno a “un’economia collaborativa che risolva i problemi delle persone dando comunque garanzie ai proprietari di case”.
Nel frattempo l’unica cosa che sembra cambiare, vista la stabilità dei prezzi, è il modo di lavorare dei vari attori del mercato immobiliare: “Dopo aver introdotto la prenotazione online, abbiamo puntato molto sulla pubblicità, proponendo dei video sul nostro canale youtube per dare una visuale completa dell’appartamento già da remoto. Anche se, per effetto della crisi, abbiamo dovuto alzare il nostro compenso, cosa che hanno fatto quasi tutti i nostri competitor”, spiegano da ‘Milan Houses’, un’agenzia che si occupa di affitti, sempre più indirizzata verso il web.
Le visite nelle case per loro sono diminuite del 70% rispetto all’anno scorso, i contratti chiusi dell’80%. Da dati elaborati da ‘Milan Houses’, i prezzi dei canoni sono rimasti invariati fino a dopo il lockdown e hanno visto una leggera diminuzione solo sul finire di settembre. Le zone più appetibili “sono quelle periferiche”, specificano dal portale, anche se per i clienti “il problema rimane quello della percezione della sicurezza che si ha in quelle aree. C’è da rivedere innanzitutto l’abitabilità degli edifici. Inoltre molte persone preferiscono evitare via Padova o periferie come Corvetto, ma sono luoghi comuni che ormai circolano tra chi cerca affitto”. E a mancare sembra che sia proprio il passaparola, quello che spesso aveva risolto la situazione di giovani disperati alla ricerca di un alloggio.
TUTTO TACE, ANCHE SUI SOCIAL…E I CANONI CONCORDATI?
I gruppi social su Facebook, da sempre avamposti per annunci e offerte, sono molto meno caotici rispetto a prima. Tra i post più gettonati, spiccano quelli dove si propongono stanze o posti letto, ma i commenti scarseggiano. Sembrano lontani quei tempi in cui dopo aver prenotato una visita, ci si rendeva conto di essere solo gli ultimi di un’infinita lista. Una concorrenza che andava sbaragliata a suon di vere e proprie ‘audizioni’, dalle quali i proprietari avrebbero scelto il futuro inquilino.
Oggi quella ressa non c’è più, e chi una casa già ce l’ha, cerca al massimo di ottenere uno sconto sull’affitto. Il Comune, in realtà, cerca già da tempo di incentivare contratti per alloggi privati a canone concordato, tramite l’agenzia ‘Milano Abitare’, creata ad hoc nel 2015. Una volta comunicato il numero di persone, la tipologia di abitazione e la zona che si preferisce, la società propone il profilo dei potenziali residenti ai proprietari, “i quali non hanno vincoli se non quelli di prendere persone con reddito Isee inferiore ai 40.000 euro, essendo questo un provvedimento mirato per le famiglie in difficoltà”, sottolinea alla ‘Dire’ Romano Guerinoni, direttore di ‘Milano Abitare’.
Canoni concordati dalla forte flessibilità, con sgravi fiscali significativi, come l’abbattimento del 50% della Tasi e dell’Imu nel caso del capoluogo lombardo. “Ma i proprietari sono restii- continua Guerinoni- ovviamente parliamo di un processo non semplice che implica un po’ di burocrazia in più, ma che non ha costi”. Un problema se vogliamo, soprattutto di disinformazione, visto che spesso “gli stessi agenti immobiliari non lo propongono per la fretta di concludere l’affare”. In effetti, a oggi sono circa 4.000 i canoni concordati nel 2020, “un numero basso se rapportato a tutti i contratti di locazione che si chiudono annualmente”.
L’agenzia è ora impegnata in iniziative di sostegno sociale da affiancare a quelle del Comune, che in estate ha già cominciato a versare i primi contributi da 1.500 euro, validi per il pagamento dell’affitto sul libero mercato per tutti coloro che si trovano in difficoltà dopo l’emergenza sanitaria. In totale le risorse saranno 6.8 milioni, con la quale l’amministrazione aiuterà 4.500 nuclei familiari.
Anche la Lombardia, spiega la Dire (www.dire.it), in tal senso non è da meno. Come fanno sapere infatti dallo staff di Stefano Bolognini, assessore regionale alle Politiche Sociali, la Regione sta per portare in Giunta un provvedimento da quasi 23 milioni, che verranno poi assegnati ai Comuni. Non è chiaro ancora quale sarà la fetta destinata a Milano, ma il provvedimento porterà risorse fresche dopo gli oltre 6 milioni già stanziati lo scorso marzo. Le graduatorie rimarranno sempre le stesse, così come non dovrebbero cambiare le modalità di erogazione dei fondi, che serviranno a coprire fino a 4 mensilità di canone –non superiore ai 1.500 euro mensili ad alloggio- per le famiglie con maggiore disagio economico.